Della mia infanzia ad oggi mi restano un paio di amici, gli altri li ho conosciuti dopo, tra università, lavoro e tempo libero. Se fossi obbligato a contarli, non credo arriverei a più di cinque, sei.
Faccio un lavoro che mi porta quotidianamente a relazionarmi con diverse persone e con molte di esse ci sono bellissimi rapporti di stima e affetto reciproci. Ma, come diceva quell’altro mio amico, ci sono conoscenti e amici: i primi sono quelli che saluti mentre sei per strada, gli amici quelli con cui stai camminando insieme.
Da questo ne deriva che gli amici con cui scegli di stare accanto, molte volte più a lungo di qualsiasi partner, contribuiscono a determinare la tua vita. Sono un toccasana, e come testimoniato da diverse ricerche, ti aiutano anche a vivere di più, diminuendo pressione sanguigna, stress e allontanando i sintomi depressivi.
Che questi legami possano restare solidi nel tempo ce lo auguriamo tutti insomma, anche se le diverse fasi della vita, lo sappiamo bene, mettono a dura prova i rapporti personali. Uno studio pubblicato nel 2015 sulla rivista Evolutionary Behavioral Sciences ha evidenziato ad esempio che per ogni nostro rapporto sentimentale, perdiamo una media di due amici. Prima di ritrovarci quindi obbligati per sempre a uscire, viaggiare e andare per concerti in solitaria, bisogna imparare a sopravvivere ad eventuali allontanamenti. E la ricetta migliore è abituarsi a stringere nuove amicizie, nonostante gli anni che passano e un crescente grado di inibizione che rischia di frenarci.
Irene S. Levine è docente di psichiatria presso la New York University School of Medicine e autrice del best-seller Best Friends Forever: Surviving a Break Up with Your Best Friend, una guida ai comportamenti da abbracciare per non rischiare di finire in solitudine anche quando i nostri vecchi amici ci abbandonano o semplicemente si trovano lontani da noi. Nel libro, come prima mossa, la dottoressa Levine ci invita a uscire fuori da certi schemi mentali autocommiserativi, iniziando a non pensare più a noi stessi come le uniche persone alla ricerca di nuove amicizie.
Bisogna essere bravi a guardarsi intorno e cercare di rompere il ghiaccio con naturalezza, partendo magari da quelli che sono gli ambienti che frequentiamo abitualmente, il bar, l’ufficio, la palestra, il supermercato, per scoprire persone emotivamente disponibili e con le quali sentiamo di avere sensibilità e interessi in comune.
Seguiamo l’istinto e, soprattutto, puntiamo a non avere molte aspettative sul breve periodo. La fiducia dell’altra persona va conquistata a piccoli passi. Perciò qualsiasi confessione a cuore aperto da subito su quelli che sono i problemi che ci affliggono, ecco, evitiamola pure.
Se ci troviamo in una città che non è la nostra, individuiamo quei luoghi catalizzatori di persone con le quali potremmo avere molto da dividere. Immergiamoci in nuove attività, senza farci spaventare all’inizio dalla paura di essere da soli. E, se c’è il modo, proviamo a riaccendere anche vecchie amicizie andate perdute.
Le persone cambiano e le circostanze potrebbero regalarci oggi delle nuove prospettive su di esse che credevamo smarrite.
“L’amicizia è come una danza” – afferma la dottoressa Levine – “Tu condividi qualcosa, e subito dopo devi dare all’altro la possibilità di farlo. Dovrebbe essere un reciproco dispiegarsi di informazioni l’uno con l’altro“. Proprio così, armati di tante buone intenzioni e pronti a seguire movimenti naturali, armonici, avvolgenti.
FONTE | The Wall Street Journal