Con Your Letter Hyeon A Cho ci regala un fumetto delicato e poetico.
C’è un equilibrio sottile, facilissimo da rompersi, in Your Letter, il webtoon di grande successo firmato da Hyeon A Cho e portato in Italia, in una bellissima edizione da collezione, da Star Comics. Già perché la storia di conoscenza e amicizia tra ragazze e ragazzi sui banchi della scuola media coreana è al tempo stesso raccontare in modo poetico e leggero, con tocchi anche di drammaticità non scontato, ora rischia di scivolare in momenti un po’ troppo scontati e in risoluzioni facilone dei conflitti messe in campo. Ma andiamo con ordine.
Your Letter è, in linea di massima, un webtoon in cui un protagonista si riflette nell’altro, attraverso un esercizio di mimesi coadiuvato dalla presenza e sistema di un amico comune, che definire co-protagonista è dire poco. Si parla anche e soprattutto qui di malattia e di salute in senso lato, temi che abbiamo imparato a conoscere bene, in questi anni soprattutto, possono raccontare bene le vite delle ragazze e dei ragazzi. Così, se da un lato ci sono delle forzature narrative che “fanni andare le cose così perché così debbono andare” (oppure bisogna “credere” a coincidenze così assurde da dover fidarsi ciecamente della sospensione dell’incredulità), dall’altro si pone un’attenzione manicale per le piccole intermittenze del cuore, per le piccole rivoluzioni dell’animo umano che, per le ragazze e i ragazzi delle medie, sono vere e proprie rivoluzioni. Questa dualità, in un racconto comunque di spessore, si rispecchia anche nel tratto. Alle volte il disegno è un po’ troppo affrettato e sospinto solo dalle facilitazioni portate dalla tecnica digitale (ogni riferimento alla giacca a quadri dell’istituto scolastico è voluto), dall’altra, specie nelle scene notturne, è incredibilmente ispirato e delizioso. Rimane però, fermo per me, il dato di fatto di avere di fronte una bella storia tra adolescenti, magari non perfetta ma con tante cose buone dentro e pure qualche momento topico. Come quello del nascondiglio che si può trovare solo chiudendo gli occhi e fidandosi, appunto ciecamente, delle parole dell’altro.