Un tizio che non conosco è riuscito a farmi prendere una decisione importante: devo diventare vegetariano. Ho deciso, lo devo fare, mi sento motivato. Il tizio è Jonathan Safran Foer, scrittore americano autore di “Possiamo salvare il mondo prima di cena“. E siccome questa è una cosa importante te ne devo parlare, pensa che ieri ne ho parlato ai miei genitori che naturalmente mi hanno guardato male. Ma spero di aver aperto una breccia nel muro delle loro abitudini.
In verità la decisione è stata semplice, è bastato aprire gli occhi su un dato: gli allevamenti intensivi sono una delle principali cause dei cambiamenti climatici, come inondazioni, disastri ambientali, siccità e carestie, che a loro volta provocano migrazioni e vittime. La quantificazione del dato, cioè quanto sia responsabile l’allevamento, oscilla tra due valori: il 15% delle emissioni di CO2 a sentire lo studio della FAO, e il 51% secondo il World Watch Institute (i due studi sono analizzati approfonditamente nel libro). In ogni caso è tanto.
Ognuno di noi può andare avanti a dare la colpa ai politici e alle multinazionali, ma la Terra è l’unica casa che noi Homo Sapiens abbiamo, possibile che possiamo solo alzare le spalle? Se va a fuoco la tua casa, cosa fai? Provi a spegnere l’incendio o scappi. Per spegnere l’incendio sulla Terra la cosa migliore da fare, come singoli individui, è smettere di mangiare carne. Non ci sono altri pianeti. Non possiamo far finta di nulla, è casa nostra e va a fuoco.
Mangiare carne significa consumare il terreno, tagliare le foreste per far spazio ai pascoli, consumare un sacco di acqua per coltivare il foraggio, fare i mangimi, significa a livello mondiale produrre incredibili quantità di farmaci per mantenere in salute miliardi di capi di bestiame. In totale l’industria dell’allevamento intensivo causa così tante emissioni di gas serra che è tra le principali cause dei cambiamenti climatici. Per farti capire: se la gioca con la produzione di energia elettrica, con le industrie, batte ampiamente i trasporti e le costruzioni.
Insomma: rinunciare alla bistecca è una scelta importantissima per salvare il pianeta.
Per smettere di mangiare carne però dovrò sconfiggere la forza d’inerzia delle abitudini e delle tradizioni di famiglia. Anche se ho capito che per spegnere l’incendio bisogna ridurre o smettere di mangiare carne, l’orizzonte temporale resta remoto e la lontananza (due esempi: si scioglie il ghiaccio ai poli e gli immigrati ambientali del Bangladesh sono lontani) rischia di far passare l’entusiasmo della mia decisione.
Per fortuna che Foer nel suo mescolone di dati, storie personali e fatti storici riesce a toccare tutte le corde e riesce a farmi ragionare sull’essere genitore, sull’importanza e sulla difficoltà delle scelte importanti e necessarie. Il vero motore di questo mio personale cambiamento saranno i figli, lo faccio per loro, per garantirgli un futuro e devo a Jonathan Safran Foer un grazie gigante per avermi fatto riflettere su tutto questo.
Non posso convincere anche voi, ma se avete dei figli, se avete a cuore l’ambiente, comprate questo libro e leggetelo. Poi il resto verrà da sé.
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