Alice Berti con Un poema per le piccole cose ci consegna una storia potentissima e delicata, un racconto maturo e sognante. Da leggere e amare.
Finire di leggere Un poema per le piccole cose di Alice Berti, pubblicato da Bao Publishing, vuol dire fare i conti con se stessi. Rispetto infatti alle sue due precedenti opere, Berti riesce ad effettuare un’operazione piuttosto difficile: ovvero da un lato allarga i suoi temi, parlando di identità di genere, di inquinamento globale e di storte logiche del turbo-capitalismo e, dall’altra parte, li concentra ancora di più, riflettendo sulla conoscenza di sé e degli altri, ragionando sul modo di affrontare in modo corretto la vita “alla fine del mondo”. Dal punto di vista della trama, poi, questo libro è decisamente votato all’avventura. Protagonista è Salut, la più importante idol coreana, famosa e conosciuta a livello internazionale che, in un momento di profondo sconforto emotivo e esistenziale, “incontra” per caso sopra ad un ponte, mentre medita il suicidio, Xin-Yeong, una ragazza che si sarebbe definita una volta appartenente alla working-class, rimasta sola al mondo dopo che la pandemia ha portato via la sua famiglia.
Non ci potrebbero essere due persone più distanti per tutta una serie di ragioni, specialmente in un Paese così classista e rigido come la Corea del Sud. Eppure, per motivi che solo il cosmo o il cuore o forse ancora il destino saprebbero spiegare, le due ragazze si incontrano. Salut decide di portare con sé Xin-Yeong in un tour mondiale votato “a salvare il mondo”. Già perché in questa dorato mondo dello showbiz incombe, come uno spettro minaccioso, la fine del mondo, causato dall’eccesso di inquinamento: Salut è convinta che attivando sette chakra sparsi in altrettanti angoli del mondo (guarda caso corrispondenti alle tappe del tour mondiale) potrà scongiurare la catastrofe climatica. Ecco qui mi fermo perché poi, ovviamente, la storia va avanti ma vorrei soffermarmi sull’abilità di Berti di rendere un intreccio abbastanza complesso leggero e frizzantino come un bicchiere di gassosa in piena estate. Qui i temi non sono frivoli, mai e più avanti nel fumetto saranno ancora più “pesanti”. Eppure Un poema per le piccole cose non si dimentica mai di accompagnare la lettrice e il lettore con dolcezza, con scene anche molto simpatiche e di contorno che servono a rendere vivi e vitali i personaggi. La fumettista veneta riesce a caratterizzare i propri personaggi, anche comprimari, in modo sapiente, ora con “rapidi tocchi caratteriali” ora con momenti più introspettivi, fornendoci non delle semplici figurine (disegnate con il solito gusto ultra-pop di Berti che è ormai un marchio di fabbrica con outfit tutti uno più meraviglioso dell’altro) ma delle persone più o meno in carne e ossa.
Aggiungete poi un bel po’ di approfondimenti sulla cultura e la società sud-coreana, frutto di un viaggio che la stessa fumettista ha recentemente fatto proprio affascinata da questo tipo di approccio alla vita. Inoltre la figura di Salut non può che essere stata influenzata da Taylor Swift, che Alice Berti ha eletto a una sorta di nume tutelare, come si evince chiaramente nella post-fazione. Insomma questo fumetto è un fumetto meraviglioso, che anche nelle battute e negli scambi più poetici riflette il grande talento di Berti, che anche dal punto di vista dei dialoghi fa vibrare i nostri cuori e accendere le nostre menti. Un poema per le piccole cose è un fumetto scintillante e iper-contemporaneo ma che, come ricorda il titolo, non dimentica mai che la vita va vissuta nel presente, attimo dopo attimo, piccola, bella, cosa dopo piccola bella cosa, fino alla fine del mondo. E forse pure oltre.