Non poteva esserci nessun titolo più centrato di Dopo un lungo silenzio, per l’albo che segna il ritorno di Tiziano Sclavi alla sceneggiatura del suo Dylan Dog, dopo ben 9 anni di assenza. Per chi non fosse ferrato in materia, Tiziano Sclavi è il creatore di Dylan Dog, nonché autore di alcune delle storie più belle dell’indagatore dell’incubo.
L’albo, fortemente voluto dal curatore Roberto Recchioni e disegnato da Giampiero Casertano, segna anche il passaggio di testimone per quanto riguarda la copertina: in questo numero è del tutto bianca, dal prossimo Gigi Cavenago prenderà il posto d’onore che da anni è di Angelo Stano e prima di lui apparteneva a Claudio Villa.
L’edicola è aperta e l’albo bianco si fa trovare bene, anche a distanza di metri. Torno a casa con l’unico pensiero in testa di leggerlo tutto d’un fiato, per evitare di gonfiarlo di troppe aspettative. Sono tra i tanti che hanno iniziati a leggere Dylan Dog quando è uscito e che l’hanno abbandonato nel periodo di stanca, intorno ai primi 2000 per poi riprendere a collezionarlo durante la ristrutturazione operata da Recchioni, avvenuta nell’ottobre del 2014.
La storia che ci apprestiamo a leggere, per dirla alla Groucho passerà alla storia. Volendo descriverla in poche parole, è molto umana e richiede una forte empatia, perché parla dell’alcolismo e della perdita. Owen Travers, il protagonista, sta bevendo fino a morire, dopo la morte dell’amata moglie Edith, e ne sente il fantasma in casa. Chiede a Dylan Dog d’indagare e quest’ultimo ricade nel vizio dell’alcol.
Nell’universo di Sclavi, Dylan Dog è quello del 1986, ma è anche quello di trent’anni dopo. Il suo autore storico gioca a distruggere i cliché con gli stessi cliché. Si cita in un paio di battute, facendo dire ai suoi personaggi Non è successo niente, che è anche il titolo del suo romanzo/flusso di coscienza più denso e più sottovalutato, stampato nel 1998 e per volere dell’autore mai più ristampato. Quel libro, bello come un David Foster Wallace, aveva la copertina totalmente bianca e parlava di alcuni fumettisti, di cui uno in preda al peggiore alcolismo.
Sclavi nel 2016 si mette talmente a nudo che riempie di antiche debolezze anche Dylan. Innamorato come nelle grandi storie di una ragazza speciale, deve lascarla per via del vizio e dell’autodistruzione. È lo specchio di Owen Travers, ma alla fine Dylan ha più fortuna, mentre per il suo disperato cliente c’è solo l’oblio.
Una vera sorpresa le pagine che mostrano le foto coi fantasmi delle quali vi avevamo già parlato in tempi non sospetti. È la prima volta che un albo di DYD mostra delle foto invece delle illustrazioni. Belli come al solito i disegni di Casertano. Questo albo segna anche il ritorno della medium Madame Trelkovski e delle grouchate originali, quelle che fanno così poco ridere da strappare un sorriso, ma mostra anche il Dylan Dog di oggi, quello con lo smartphone.
Il Dylan Dog di Dopo un lungo silenzio è Tiziano Sclavi, anch’egli alcolista, uscito dal tunnel grazie agli alcolisti anonimi nel 1987 e poi ricascato nel 2000, per venirne di nuovo fuori. Testimonia l’amore verso chi l’ha salvato, ma è anche una parabola sulla vita: per quanto uno si consideri salvo, è sempre in pericolo. L’importante è lasciarsi aiutare quando è il momento di abbandonare le redini. È un albo d’autore che regala speranza in un momento di merda. Difficile davvero chiedere di più.
E invece sì, perché Recchioni ha annunciato che Tiziano Sclavi sta scrivendo nuove sceneggiature per il suo personaggio che usciranno nel 2017, in una serie speciale dal titolo provvisorio Le storie di Dylan Dog. Ci sembra proprio una bella notizia.