Tatsuki Fujimoto Short Stories 17-21 è un volume praticamente fondamentale per conoscere l’autore di Chainsaw Man.
Non potrei definirlo in altro modo se non come fondamentale questo Tatsuki Fujimoto Short Stories 17-21 pubblicato da Star Comics. Già perché il volume in questione è quello che si suol dire “il ritratto dell’artista da giovane”, ovvero una sorta di fotografia di un passato, molto recente, durante il quale Tatsuki Fujimoto, il geniale creatore di Chainsaw Man, una delle serie manga di maggiore culto in tutto il mondo, muoveva i suoi passi. Passi che, mi piace subito iniziare a gamba tesa questo pezzo dedicato al fumetto edito da Star Comics, sono al tempo stesso molto diversi rispetto al tipo di narrazione e racconto di Chainsaw Man (o anche di Fire Punch) ma anche in linea. Mi spiego meglio.
Al netto infatti di una storia quanto mai artigliata come quella che vede per protagonista Denji, i personaggi che abitano le short-stories di questo volume presentano sì dei toni molto più abbozzati (con un’evoluzione evidente e continua man mano che si prosegue nella lettura e gli anni passano) e, in un certo qual modo, più dolci ma hanno anche la medesima attitudine al senso per l’assurdo. Ecco, proprio questo è il punto di contatto tra le diverse opere di Tatsuki Fujimoto. Sin dai primi pasi della sua carriera come mangaka, infatti, l’autore giapponese ha sempre prediletto questo particolare taglio di narrazione. L’invito è quello, perciò, di iniziare la lettura di questo volume aspettandovi non “il capolavoro” della carriera di un autore (quello ci auguriamo sia ancora di là da venire per un autore molto giovane come come Fujimoto, classe 1993) ma come una specie di privilegio di osservare i primi passi di uno dei nomi più fulgidi della scena manga internazionale.
Anche se è quasi totalmente mancante del tutto la componente gore in queste storie, il volume pubblicato da Star Comics è prezioso, molto prezioso anche perché all’interno sono conservate delle storie belle e particolari. Infatti, vi accorgerete ben presto, proprio per quel gusto dell’assurdo di cui si parlava poco fa, di come il manga in questione è unico nel suo genere. Sono pochi, forse nessuno, gli autori capaci di maneggiare questa materiale letteraria e fumettistica così difficile, riuscendo sempre e comunque, ora peggio ora meglio, a dare un senso di chiusura al cerchio, ponendo la parola fine nel racconto. Ecco, proprio quest’ultima considerazione, mi fa ben sperare, per il futuro di Chainsaw Man. Come molti di voi ho letteralmente adorato la saga del “demone motosega” e attendo con curiosità e trepidazione la serie animata. Però, grazie alla lettura di questo volume, sono fiducioso che, in un lontano futuro, per carità, l’autore sarà in grado di tirare le fila del suo discorso per dare una degna conclusione alla sua grande opera. In fondo, tizi così dolcemente folli come Tatsuki Fujimoto non ne nascono così spesso, no?