Libri
di Mattia Nesto 23 Aprile 2024

Simone Pace: vorrei che tutti fossimo bambini animati dalle migliori intenzioni

In uscita oggi con Cuore, abbiamo raggiunto Simone Pace per un’intervista a tutto campo.

La copertina di Cuore  La copertina di Cuore

Ci siamo innamorati dei paesaggi cyberpunk e delle storie disperate di Cuore, in uscita oggi per Edizioni BD e lo abbiamo raggiunto per toglierci qualche “curiosità di dosso”.

Nella cameretta di Simone Pace quali poster erano (o sono?!) appesi, sì insomma chi sono stati i tuoi miti d’infanzia?

Non ho poster appesi, purtroppo…in generale ho sempre arredato poco le mie camere ahaha! I miti della mia infanzia erano protagonisti degli anime di Super 3, un canale tv della regione Lazio che ha colonizzato la testa di tanti bambini. Grazie a Super 3, sono cresciuto con capolavori come Macross o Rocky Joe.

Dal punto di vista del fumetto, invece, con quali saghe e autori sei cresciuto?

Due miti, Dragon Ball e L’uomo Ragno, in particolare la run di Straczynski e Romita Jr.

E invece qual è stato il primo contatto con il genere cyberpunk?

Penso sia stato Wolf’s Rain, di cui trasmettevano l’anime su Mtv. Mi inquietava e affascinava in maniera viscerale. Ho capito più tardi che era merito delle atmosfere urbane decadenti, più che per i lupi.

I paesaggi di Cuore di Simone Pace  I paesaggi di Cuore di Simone Pace

Parliamo ora di Cuore: come è nata l’idea embrionale?

Volevo tradire ciò che mi risultava più agevole, per cui ho sostituito le ambientazioni boschive e rurali del fantasy con il freddo brutalismo architettonico. In realtà è tutto un trucco perché il fulcro della storia rimane un luogo di campagna e la sua trasformazione. L’innesco del racconto è lì.

Sappiamo che quest’opera è stata pensata prima come webtoon e poi come albo: ci sono differenze di approccio nel lavoro oppure, tutto sommato, l’atteggiamento è lo stesso?

Non c’è molta differenza, una volta compreso che le vignette basse e larghe rendono meno di quelle strette e lunghe in versione webtoon, il gioco è fatto!In realtà è più complesso di così, ma è un lavoro più stimolante che difficile.

I colori di Simone Pace  I colori di Simone Pace

Qual è stato il più grande “scoglio” che hai trovato nella realizzazione di Cuore?

Non penso ce ne sia stato uno in particolare, realizzare Cuore ha significato mettere uno “scoglio” tra me e quello che ho sempre fatto fino a quel momento.

Che tipo di personaggio è A1M4?

Un bambino animato da buone intenzioni, che si imbatte nella complessità del mondo. Vorrei fossimo tutti A1M4, le cose andrebbero meglio.

Mentre scrivevi Cuore avevi in testa una lettrice/un lettore ideale oppure no?

No, però più volte mi spaventava l’idea del lettore che mi conosceva come autore fantasy e si ribellava di fronte a un cyberpunk. Poi mi consolavo pensando che stavo realizzando la storia che sentivo di dover realizzare. Spero di trascinare i lettori con il mio entusiasmo, ahaha!

Il disegno di Simone Pace  Il disegno di Simone Pace

Hai attinto ad altre sfere di influenza, ad esempio il cinema o il videogioco, per lasciarti ispirare per Cuore?

Non in particolare, ma se ci intravedete Blade Runner e Jin Roh, avete una vista acuta.

Ad un certo punto fai dire a un personaggio “Ho modificato il mio corpo perché il Cuore non mi limitasse nel fare quello che dovevo”: ho trovato molto potente questa frase, anche con un profondo significato per il “nostro” di mondo. Ci ho preso o sono fuori strada?

Si può leggere anche in quel modo, certo! Ma in generale tendo a scoraggiare chi vede nei miei lavori una metafora del nostro mondo. Sicuramente sono influenzato dal presente, dall’attualità, ma alla fine il mio unico desiderio è raccontare una storia e un mondo di fantasia, senza altre pretese.

 C’è un personaggio o una scena di Cuore che ti ha dato una particolare gioia o piacere realizzare?

Nuvia e Bermellòn sono i miei preferiti. La prima perché è forse la più responsabile del fumetto, il generale perché è un bastardo e sono riuscito a farlo risultare tale senza raccontare quasi nulla di lui e facendolo parlare il meno possibile. Lo considero il più grande dei successi.

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