Silica Void di AlbHey Longo e Claudio Cicciarelli mi ha decisamente commosso.
Bisogna ammettere una cosa: al termine della lettura di Silica Void mi sono, oltremodo, commosso. E non perché l’albo di AlbHey Longo e Claudio Cicciarelli pubblicato da Bao Publishing sia oltremodo zuccheroso o voglia chissà quanto puntare sul patetismo: piuttosto la commozione è arrivata in maniera molto naturale grazie al tipo di racconto, al suo ritmo, alla selezione della successione delle varie scene e accadimenti che si susseguono di pagina in pagina. Quella che è, infatti, una storia di formazione, con protagonisti un gruppo di ragazzini più o meno fissati con la cultura nerd e geek diventa un racconto universale sulla difficoltà, ma anche necessità del superamento di un lutto, grande o piccolo che sia non importa.
Lo stile dolce e cartoonesco del disegno, perfetto per il tipo di storia, non deve però trarre in inganno: Silica Void tratta argomenti anche molto seri, immersi sì nella già citata cultura pop (con un sacco di riferimenti al mondo dei videogiochi soprattutto, tra cui, l’adorabile inserimento del “momento Earthbound” che ho particolarmente gradito) ma senza fare troppi sconti. Difficoltà nell’esprimere i propri sentimenti, il lutto, come ricordato prima, l’inserimento nella società adulta e lo “scollamento” dall’infanzia che, generazione dopo generazione, arriva sempre tardi. Insomma AlbHey Longo e Claudio Cicciarelli in Silica Void, con uno stile fresco e contemporaneo, riescono nell’impresa di tenere tutto insieme: l’alto e il basso, con già una buona dose si maturità.
I diversi piani temporali in cui è presentata la vicenda, con improvvisi quanto gustosi flashback, sono molto utili per caricare dal punto di vista emotivo il narrato. Anche la sottotrama del software che impara dai propri errori, dall’intelligenza artificiale insomma l’ho trovato di ottima fattura. Se è vero come è vero che Silica Void ha un attimo di cedimento nella parte centrale, dove forse c’è un eccessiva rallentamento, la conclusione è una vera e propria montagna russa emotiva. Il senso unico del fumetto, che scherzosamente (fino a un certo punto) si potrebbe definire come “il gusto co-op della vita” mi pare uno di quei messaggi talmente positivi, giusti e sacrosanti che dovrebbero campeggiare sui diari di ogni studentessa o studente che si rispetti. Ammesso e non concesso “esistano” ancora i diari: beh, nel caso, va benissimo anche dare fare role-play online.