Con il manga Shrink, legato alle malattie psichiche, si mette in luce un grande problema non solo giapponese.
Dynit pubblica il manga Shrink è questo è una buona notizia per almeno due ragioni, una intrinseca e l’altra estrinseca. Quella intrinseca è che, a conti fatti, questo è un buon manga, sostenuto da un impianto di disegni interessante, con qualche scelta di troppo virata verso una povertà eccessiva dei fondali ma che si fa apprezzare per la pulizia e chiarezza della linea.
E poi arriva quella estrinseca, ovvero l’argomento. Già perché in questo racconto si parla non solo di patologie cliniche legate alla sfera della psichiatria ma anche e soprattutto alla vergogna, non c’è parola differente che si possa usare, che larga parte del popolo giapponese prova nel non dico curarle ma addirittura a pensarle come tali. Proprio questo grande rimosso, frutto un po’ dell’impostazione fortemente competitiva di quella società e un po’ per una serie di norme di buon comportamento dei giapponesi, ha portato a registrare il più alto numero di suicidi tra i Paesi a forte sviluppo economico.
Manga come questo, quindi, sono doppiamente importanti perché non solo notificano e ci fanno conoscere, meglio, la cosa ma anche perché pongono l’attenzione su un problema che magari anche molti di noi hanno sperimentato. Grazie all’adorabile dottore protagonista della storia, noi riusciamo a provare empatia subito con i vari pazienti (forse perché ci rispecchiamo in essi) e perciò a comprendere purché le tristi motivazioni che li hanno portati a non affrontare simili problemi. Non bisogna vergognarsi se si ha un attacco di panico, per esempio, o anche solo il sospetto di averlo attraversato, ci dice Shrink: quello che conta è di andare da un dottore, quando da una persona qualificata, da uno psichiatra e fare di tutto per verificare la natura di quanto accaduto. La vergogna non ha importanza, ciò che conta è stare bene.