La raccolta di storie Sex&Fury di Bonten Taro, pubblicata da J-Pop Manga, colma una lacuna. E ci consegna un’opera stupefacente.
C’è da rimanere ammirati, quasi annichiliti, di fronte alla possanza e alla forza delle pagine (specialmente quelle del racconto finale) di Sex&Fury, opera di Bonten Taro, un artista di culto, è il caso di dirlo, in Giappone e che fino ad oggi in Italia era solo citato in qualche articolo di specialisti ma mai indagato con tale profondità. Già perché, al di là dell’intrinseca qualità, immensa, delle storie qui proposte, il volume di J-Pop “rifulge” per una curatela editoriale fuori dal comune, con una bellissima introduzione (o se preferite post-fazione, a seconda di quando la si legga) a firma di Jacopo C. Buranelli che, da sola, “vale il prezzo del biglietto”. Buranelli racconta le particolarissimo modalità di acquisizione dei diritti di Taro, con la parentesi di Okinawa che è uno spaccato di un certo Giappone talmente affascinante che non voglio dire oltre per non rovinarvi la sorpresa. Vi basti sapere che Bonten Taro è stato, nella sua vita, tantissime cose, tra cui mangaka, ovviamente, ma anche tatuatore, artista di strada ed anche aviatore durante la Seconda Guerra Mondiale.
Lo spirito avventuroso, a dire poco, della sua vita si trasmette nelle sue storie, che sono una specie di versione “funky e spicy” del gekiga, in cui si descrive una società giapponese sporca e malata (un po’ come denunciato da Mishima che, guarda caso, fa capolino in una storia), in cui la Yakuza è un punto fisso, il valore della vita delle persone è tenuto in pochissima considerazione e dove le dinamiche sociali sono tra l’agghiacciante e il disumano. In tutto questo si stagliano le donne di Taro che sono, veramente, il centro e motore di tutto. Donne che sono impavide e libere, forti e spietate ma anche mosse da un senso di giustizia, magari sui generis, ma sempre ben saldo. Gli uomini, qui, sono invece creature abiette, mosse dagli istinti più bassi e che muovendosi solo per soddisfarli finiscono per rovinarsi con le proprie mani o rendere impossibile la vita dei propri figli e/o collaboratori/sottoposti.
Sex&Fury procede spedito come un treno della notte, regalandoci scene memorabili e davvero molto pulp; e non è difficile immaginare il perché, negli anni Settanta, sia stato tratto proprio un film da essi, di genere pinku eiga (erotico softcore). Tuttavia, al netto del sesso, che è imperante in queste pagine lo è, ancora di più, la furia, la passione bruciante per la vita e i rapporti umani, anche di potere. Ci sono storie in questa raccolta che lasciano il segno e a cui ripenserete anche giorni e giorni dopo averle lette. Perché oltre al segno c’è anche il modo con cui certi temi sono stati trattati e in tal senso la lezione del gekiga, che proprio in quegli anni esplodeva in tutta la sua forza, qui è evidente (sempre però tradotta e resa personale grazie alla “lente interpretativa” di Bonten Taro). Lasciatevi tatuare gli occhi e la mente da un artista a tutto tondo.