Stephen King, che è il migliore di tutti, ha detto che gli fa venire gli incubi; Emmanuel Carrère, quello di Limonov, ha affermato di saper riconoscere un meccanismo narrativo efficace e che questo è di gran lunga il più efficace che gli sia mai stato proposto. Stiamo parlando di Les Revenants, la serie tv francese di Canal+ che parla di morti che ritornano improvvisamente senza ricordare nulla del loro trapasso, spaventando tantissimo gli abitanti di un paesino francese. Dopo una prima stagione di enorme successo, anche la seconda si è dimostrata all’altezza. Ma questo lo sapevate già. Quello che forse non sapevate è che un tal Seth Patrick ha pensato di scrivere un libro – Les Revenants. Quando ritornano – esattamente uguale alla serie tv. Sì, un libro tratto da una serie tv e non viceversa.
Ora, lasciando perdere l’effettiva qualità del libro (meh…) e la mossa di marketing che ci sta dietro (Il romanzo UFFICIALE della serie TV rivelazione dell’ANNO!), resta da chiedersi il senso di un’operazione del genere. Trarre un film da un libro significa sottrargli virtualità immaginative e proporne una visione univoca della storia e del suo immaginario (più o meno efficace e fedele all’originale), deliziando gli spettatori con una bella narrazione senza l’impiccio di quelle paroline scritte in piccolo contenute tra la prima e la quarta di copertina.
Ma il contrario? Quello sembra funzionare peggio, anche solo perché si articola attraverso una dinamica meno intuitiva: parte da una visione/chiusura, e quindi da un’iconografia e un’estetica consolidata, per arrivare a un suggerimento/apertura, dove il lettore sarebbe in teoria libero di figurarsi i personaggi e le ambientazioni secondo la propria fantasia ma, di fatto, ne è impossibilitato dalla antecedenza del film. E poi, diciamocelo, leggere un libro è più faticoso di guardare la tv.
Tutto questo pippone per dire che l’operazione commerciale e culturale di una trasposizione film-libro sembra più difficoltosa e innaturale del suo contrario. Per saperne di più, qui a DailyBest ci siamo presi un paio di mesi sabbatici a testa e abbiamo guardato dieci film e letto dieci libri, per proporvi la classifica dei migliori e peggiori libri tratti da film famosi, in ordine crescente di bellezza.
10. Ragazze a Beverly Hills (film) + Clueless (libro)
Ragazze a Beverly Hills è un film del 1995 con Alicia Silverstone e un giovanissimo Paul Rudd pre-Friends e racconta della vita di due ragazze che tra feste e shopping trovano il tempo anche per fare piccole buone azioni (sic). Il film, comunque, non è niente male, sicuramente uno dei migliori del genere. L’anno dopo parte la serie tv, 62 episodi in cui l’unico superstite del cast originale è Donald Faison, che forse ricorderete per il ruolo di Chris Turk in Scrubs. E la qualità inizia impercettibilmente a calare. Infine arriva il libro, anzi i libri: una serie di 21 volumi per giovani adulti scritti (con la mano sinistra) da un tal H.B. Gilmour, che stiracchiano l’argomento teen fino a sfilacciarlo completamente.
9. 30 anni in un secondo (film) + 13 going 30 (libro)
Mark Ruffalo e Jennifer Gardner nell’ennesima commedia alla Big di Tom Hanks e alla Freaky Friday (quello vero con Jodie Foster, non Lindsey Lohan). Lei ha 13 anni, desidera averne 30 e, una mattina, si sveglia proprio a quell’età, e con il corpo di Jennifer Gardner. Il resto possiamo anche non raccontarlo. Ma non basta, perché Christa Roberts decide pure di scriverci un libro, probabilmente per esplorare con profondo scandaglio letterario le paure e i dubbi di un’adolescente che vuole essere grande. Spoiler: non ci è riuscita.
8. Venerdì 13 (film) + Friday the 13th (libro)
Quanti ricordi felici a Camp Crystal Lake, quante notti insonni abbiamo passato da dodicenni convinti che Jason si sarebbe spinto addirittura fino al campo estivo della nostra parrocchia per ucciderci. Sul film c’è poco da dire, intendiamoci, e purtroppo anche sulla serie di libri che il grafomane Simon Hawke ha scritto come se non ci fosse un domani. Far paura è difficile, far paura scrivendo un libro ancora di più. Simon Hawke, a dispetto del cognome, non è un’aquila, e di certo non è Stephen King.
7. Atto di forza (film) + Total Recall (libro)
Stiamo parlando di uno dei film più belli con uno dei titoli tradotti con meno cognizione di causa della storia del cinema. Comunque Owen Gleiberman di Entertainment Weekly diceva: Total Recall is too much – but it’s too much of a good thing. E non mi sento di aggiungere nulla. Anche Piers Anthony non si sentiva di aggiungere nulla, e infatti ha scritto un libro che spiattella pari pari la storia del film; visto che la storia del film è bella, anche il libro, alla fine, non è male. Ma così non vale, troppo facile.
6. Trenta giorni di buio (film) + 30 days of night (libro)
Allora, qui c’è un sacco di roba. Intanto il film con Josh Hartnett è tratto da una serie a fumetti di Steve Niles e Ben Templesmith; in più, hanno anche fatto un sequel dall’imprevedibile titolo Trenta giorni di buio 2. Non contento di tutto questo cucuzzaro, Tim Lebbon ci ha scritto sopra un libro che funziona bene, forse anche meglio del film. Pensate: un gruppo di vampiri arriva al circolo polare artico proprio mentre iniziano trenta giorni consecutivi di buio, una pacchia mai vista.
5. Gremlins (film) + Gremlins (libro)
I Gremlins hanno una cosa che è molto difficile da trovare nei film di quel genere (e nei film in generale, a dirla tutta): un bilanciamento perfetto tra commedia, horror e pucciosità, senza che nessuno di questi tre aspetti sopravanzi o cannibalizzi gli altri. Un tal George Gipe, sceneggiatore di fiducia di Steve Martin, ha pensato bene di romanzarlo, facendo anche un bel lavoro. Ma, ahilui, mentre commedia e horror possono ancora convivere sulla carta, la faccina del mogwai quando canta la sua canzoncina rimane insuperata e insuperabile.
4 E.T. L’extraterrestre (film) + E.T. The Extra Terrestrial in His Adventure on Earth (libro)
Qui mi immagino E.T. che dice “Telefono bibliotecaaa”, e poi si fa accompagnare in bici da Elliott alla Los Angeles Library e si autospoilera le sue avventure leggendole nel bel libro scritto da William Kotzwinkle con la collaborazione di Melissa Matheson, sceneggiatrice per Spielberg. Le pagine scritte danno un lirismo e un’atmosfera certamente diversa da quella del film ma altrettanto commovente.
3. Star Trek (serie tv) + The “Star Trek” series of books (libro)
Partiamo da un assunto incontrovertibile: Alan Dean Foster è un campione del mondo. Ha scritto un ciclo di romanzi di fantascienza ambientati nello Humanx Commonwealth, tipo un mega parlamento con esseri umani e insetti giganti che discutono di proposte di legge. Voci di corridoio – non confermate – dicono che Foster addirittura abbia contribuito alla scrittura della versione originale del primo Star Wars. Il buon Foster, oltre a tutte queste belle cose, ha anche scritto una serie di libri di Star Trek, composti da tanti racconti brevi che romanzano gli episodi della serie originale.
2. Starman (film) + Starman (libro)
Ci sono John Carpenter alla regia e Jeff Bridges candidato all’Oscar come migliore attore protagonista: Starman è una bomba dal finale strappalacrime che ha ispirato anche una serie tv del 1986. E i libro? Alan Dean Foster (ancora lui!) è stato bravo, anche la storia si prestava bene a essere romanzata e il libro è diventato famoso sopratuttto per questa storica frase, non presente nel film originale: “You are at your best in the worst of times”.
1. Six Feet Under (serie tv) + Six Feet Under: Better Living Through Death (libro)
Mettiamo subito le cose in chiaro: per chi scrive, Six Feet Under è una delle serie tv più belle di tutti i tempi e Alan Ball è un genio che si è dimostrato tale anche in True Blood. Il libro tratto dalle avventure della famiglia Fisher è una super bomba proprio perché l’ha scritto Alan Ball in persona, raccontando approfonditamente la storia e le backstory dei personaggi con un sacco di contenuti speciali come l’infanzia di Nate e David e le lettere dal Vietnam di Nathaniel a Ruth. Imperdibile.