Libri
di Mattia Nesto 26 Maggio 2024

Sangue: la maledizione di essere giovani e belli per sempre

Con Sangue Eleonora C. Caruso e Noah Schiatti costruiscono una storia solo all’apparenza patinata ma che, in realtà, scava nel profondo dell’animo umano.

Quando mi hanno proposto di leggere Sangue di Eleonora C. Caruso e Noah Schiatti informando sulla rete mi aspettavo di trovare una storia molto patinata, legata al mondo dell’intrattenimento giapponese, anzi ancora meglio tokyense. Intendiamoci: non che fosse qualcosa per me che dava un registro minore all’opera ma diciamo che non mi aspettavo chissà quale drammone. E invece, nella storia pubblicata da Bao Publishing, i piani narrativi, va detto con grande eleganza, vanno sempre più verso una spirale di autodistruzione e cupio-dissolvi che coinvolgeranno in primis il nostro protagonista e poi noi stessi, in quanto spettatori/lettori.

Sullo sfondo di una Tokyo che è, al tempo stesso, un grande parco giochi del divertimento e un immenso incubatore di solitudini e disperazioni, si muove Shun, uno degli host di maggiore successo della città, uno dei cosiddetti top rank, ovvero uno di quelli che nei locali in qualità di accompagnatore per sole donne è talmente popolare da non dover sottostare alla classifica settimanale: lui è semplicemente talmente di successo che non gareggia, “c’è” a prescindere. Questo ragazzo di bello, anzi bellissimo aspetto, biondo con gli occhi azzurri, sembra avere tutto: nonostante non sia più così giovane dimostra molti anni meno, le donne lo vogliono e lo richiedono e la carriera va a gonfie vele. Eppure Shun, al di là della solitudine che lo “azzanna” dal di dentro, è anche un ragazzo diviso a metà: da un lato c’è la città della luce (che in realtà lui vive di notte), quella scintillante dei locali, in cui è una star, e poi dall’altro lato c’è la città del buio, ovvero quella del giorno, in cui egli si sveglia solo, in un appartamento asettico, con quella manciata di ore che lo dividono dal suo lavoro che passa a ripensare alla nonna materna, l’amatissima nonna fiorentina.

Nella Tokyo tentacolare Shun incontrerà strani individui, un collega host molto più giovane di lui che prima di presentarsi alle clienti si deve preparare con “trucco e parrucco” ad hoc, una cliente innamorata dello stesso ragazzo italo-giapponese che però non riesce mai a entrare veramente in intimità con lui e poi un giovane ragazzo che accompagna il fratello maggiore da un locale all’altro e che, in un certo qual modo, finisce per gravitare anch’egli attorno a Shun. Eppure il ragazzo biondo è un pianeta a sé: solo, bellissimo e distante. Si consuma la vita e la salute tra una bevuta pesante, una chiacchiera inutile con una cliente e l’ennesimo risveglio nel primo pomeriggio di Tokyo. Shun è maledetto dall’essere, anzi dal dover essere per forza giovane e bello per sempre.  Sangue è una storia di una spirale che finisce per avvitarsi su se stessa, un viaggio a perdersi potremmo dire che però con eleganza ci fa comprendere meglio quanto rischiosa sia l’alienazione e la solitudine in questa vita contemporanea, anche se si vive in quel centro del mondo chiamato Tokyo. Il libro l’ho apprezzato, nonostante a mio avviso la parte centrale si prenda  un po’ troppo tempo per ribadire sui medesimi concetti e non sempre la palette cromatica mi è parsa originale; tuttavia, come dicevo anche all’inizio di questo mio pezzo, l’eleganza della scrittura unita a quella del segno rendono Sangue una lettura consigliata. Soprattutto per chi, naturalmente, è appassionato di Giappone e cose giapponesi in genere.

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