Leggere La lettera perduta di Manuela Santoni, pubblicata da Bao Publishing, il Giorno della Memoria ha un valore doppio.
La lettera perduta di Manuela Santoni, pubblicata da Bao Publishing in un’elegante volume, è una storia potente e importante da leggere oggi, Giorno della Memoria ma anche e soprattutto domani. Già perché nel racconto a fumetti di Santoni, caratterizzato da un tratto rapido e nervoso che però non rinuncia a un buon grado di dolcezza, specialmente nella descrizione degli occhi e degli sguardi delle sue protagoniste, si crea una sorta di magia: La lettera perduta è infatti in grado di parlare di un grande tema come la Seconda Guerra Mondiale attraverso non la lente della grande Storia, quella con la lettera maiuscola, per capirci, quanto con la micro-storia personale di Pietro, un soldato senza pace che ama, follemente, una donna ma che, come appunto ricorda il titolo, non riuscirà forse mai a consegnarle una lettera in cui svela questo sentimento.
Per capire e conoscere meglio l’autrice, abbiamo raggiunto direttamente Santoni per farci raccontare dalla sua viva voce la genesi dell’opera, in un’intervista che, vi posso anticipare, rende davvero giustizia a un bel libro, adattissimo a tutti ma che, specie per le nuove generazioni, è un ottimo entry-level per comprendere al meglio le tragedie personali capitate ai singoli individui durante quella tragedia collettiva che è stata la Seconda Guerra Mondiale.
La prima volta che hai pensato “da grande voglio fare fumetti” quando è stata?
Mi è sempre piaciuto disegnare e raccontare allo stesso tempo, la scoperta dei fumetti è arrivata nell’adolescenza, lì ho realizzato che esisteva un linguaggio che poteva unire perfettamente questi due mondi. Ho frequentato una scuola di fumetto e una volta terminata, ho capito che mi mancava. Questa mancanza mi ha fatto riflettere sulle cose che veramente erano importanti per me, su quello che avrei voluto fare per il resto della mia vita. Una vita senza fumetti sarebbe stata insopportabile, così mi sono impegnata affinché diventasse il mio lavoro.
La passione per i gatti (e il loro linguaggio) è anche…una tua passione?
Sono una super gattara, il gatto rosso di Emma – la bambina protagonista del libro – è ispirato al mio Malpelo, con cui ho un rapporto bellissimo. Non è stato per niente difficile ricreare alcune dinamiche tra i due, perché sono le stesse che abbiamo io e il mio gatto. Secondo me i gatti sono magici, avevano ragione gli Egizi a venerarli, si muovono con una grazia naturale e riescono a comunicare con tutto il corpo, ho pensato che prima o poi dovevano esserci in una mia storia.
Come è nata questa storia?
È nata da diversi spunti, ho creato prima i personaggi di Emma e Malpelo attorno a cui ho costruito tutta la storia, prendendo spunto da libri che avevo letto in quel periodo e in parte da testimonianze della vita dei superstiti della Shoah visti in un documentario in tv. Ho pensato poi, di dirigere la storia verso un target molto giovane, in modo per far capire ai bambini che la guerra, in tutti i suoi aspetti, è un abominio. Quanto c’è di autobiografico, per quanto mediato ovviamente…C’è ovviamente qualcosa di me in ogni personaggio, i fatti storici sono reali, mentre i personaggi e le situazioni sono tutte ispirate o alla mia famiglia, soprattutto i miei nonni, o miei vecchi ricordi di infanzia. La storia parla di memoria non solo storica, ma anche di alcuni miei ricordi di fine anni ’90, quando anche io avevo la stessa età di Emma. Quando ho cominciato a scrivere la storia, mi sono resa conto di non saper scrivere di una bambina di oggi, non riuscivo scrivere di un mondo popolato dai social, quindi sono andata a scavare nel mio passato.
Secondo te i fumetti possono aiutare a non dimenticare anche vicende così tragiche come la Shoah?
I fumetti possono tutto, è un linguaggio bellissimo e potente, lo abbiamo già potuto apprezzare con Maus di Art Spiegelman, secondo me è anche un ottimo modo per far avvicinare i ragazzi alla lettura. Non sottovalutiamolo.
Hai preso spunto da qualche altra opera, non necessariamente a fumetti, per questo tuo libro?
Sì, sono una grande lettrice, l’idea di una bambina protagonista l’ho avuta leggendo il primo libro de L’amica geniale di Elena Ferrante, per la parte storica, M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati e Pane nero di Miriam Mafai.