Libri
di Mattia Nesto 21 Ottobre 2024

Ragazze cattive di Ancco: le ragazze non stanno bene in Corea

Con Ragazze cattive Ancco ci racconta la Corea del Sud più oscura, segreta e allucinante. Un bellissimo fumetto pubblicato da Canicola.

La nuova edizione di Ragazze cattive  La nuova edizione di Ragazze cattive

Ragazze cattive di Ancco, pubblicato recentemente in una nuova edizione sempre da Canicola, parla, più o meno nell’ordine, di violenza domestica, violenza scolastica, violenza sessuale, alcol, prostituzione, atti osceni in luogo pubblico, società iper capitalistica e emarginazione sociale. So che potrebbe essere un po’ brusco come inizio di un pezzo ma, da un certo punto di vista, volevo ridonare non soltanto i temi ma proprio l’insieme emotivo che Ancco ha riversato nelle sue pagine, in un’opera ritengo essere una grande opera, nata come webtoon e poi, con la vittoria ad Angoulême nel 2017, balzata agli onori delle cronache. Ormai lo sanno pure i sassi che, negli ultimi due-tre anni, la Corea è diventata il Paese più alla moda e chiacchierato di tutti, da Parasite in poi. Eppure, un po’ come del resto il film Premio Oscar aveva messo in luce, sono anche e soprattutto le sue contraddizioni a dover essere esplorate, per avere veramente un’idea di insieme. Propri Ancco è qui che si muove, prendendo piene nel decennio “nero” per l’economica e società coreana, ovvero quel 1997/1998 che ha sancito una gravissima crisi, sia appunto in termini industriali che ideali. Le protagoniste di Ragazze cattive crescono così in questo Paese incattivito e impaurito, sospeso tra l’agognata libertà dopo decenni di dittature militari e la consapevolezza di non avere risolto nulla: i padri in famiglia sanno solo “la lingua delle mani” e le donne, sempre e comunque, vengono dopo, o sono oggetto sessuale o sono angeli del focolare, oppure ragazze troppo giovani per decidere da sé.

Alcune pagine interne di Ragazze cattive  Alcune pagine interne di Ragazze cattive

Le due protagoniste vengono da famiglie molto diverse: l’una da una famiglia “normale”, una classica famiglia coreana e l’altra ha una vicenda famigliare più complessa, è quella che i professori direbbe “uno famiglia di sbandati”. E allora queste due ragazze, in una di quelle notti nere e senza fondo della periferia di Seoul, scappano di casa, rinnegano in un certo senso la famiglia, che è solo capace di punirle o di blandirle, e fuggono. Fuggono nella notte senza stelle, senza meta, soltanto animate da una voglia di vivere in libertà le proprie esistenze. Ed ecco che queste ragazze “cattive” si mettono, naturalmente, a vivere di espedienti, entrando in contatto con il mondo del malaffare in genere e della prostituzione in particolare. Le loro vite già abbastanza derelitte diventano proprio infine. Le ragazze cattive che rifiutavano (più in maniera intrinseca che estrinseca) ogni forma di autorità imposta dalla società, finiscono per vivere ai margini di essa.

Ragazze cattive è anche scritto benissimo  Ragazze cattive è anche scritto benissimo

 

Poi ad un certo qualcosa si spezza. La fuga si rivela per quello che é: una mera bravata di ragazze, ragazze cattive fin che si vuole ma pur sempre ragazze. E allora le due tornano a casa, dalle rispettive famiglie, che, in fondo, le riaccolgono, quasi con freddezza per poi, passati un paio di giorni, farle ripiombare nella normalità di sempre, la normali non normale di violenza fisica e psicologica della società coreana di quegli anni. E allora che fare? Come si fa a scappare quando anche fuggite di casa non si recide mai, veramente, quel cordone ombelicale? Una risposta univoca e chiara Ancco non ce l’ha ma mostra una delle sue due protagoniste trovare un certo conforto da adulta, dedicandosi a qualcosa che lei giudica importante e vitale (non vi dico cosa ma lo gradirete, ne sono certo). E quindi l’autrice ci dice che per vivere felici occorre trovare uno scopo nella vita? Questo non lo so ma a naso non mi pare che dia istruzioni per l’uso sulla vita o sulle relazioni: l’autrice ci racconta anche un po’ la sua storia, ma non soltanto. Rende questo racconto fatto di neri profondissimi e di volti e corpi filiformi quasi scavati dalla violenza, una sorta di biografia ora intima ora corale, di cosa voglia dire crescere come donna, come giovane ragazza “cattiva”, nella Corea di fine anni Novanta. Ragazze cattive è un libro bellissimo e dolente, un libro che ti scortica la pelle così come i pugni di un padre fanno con il volto di una figlia. Un cadere nel basso delle notti senza luna di Seoul, quando la fanfara della Corea culla del K-Pop e della “migliore skincare del mondo” si affievolisce ed emergono i demoni: che non sono yokai o diavoli, bensì persone in carne ed ossa. E forse potremmo essere anche noi.

 

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