Quando si apprendono notizie agghiaccianti come quella dell’aggressione di un ragazzo a Pescara per motivi omofobi, ecco che anche la lettura di un buon fumetto a tema pride, se non decisiva per aumentare la consapevolezza delle singole persone su tale argomento, quanto meno può essere un ideale mattoncino per far sì che, prima o poi, le cose cambino anche nel nostro Paese. Ecco perché abbiamo preparato una piccola ma, almeno a nostro giudizio, carrellata di alcun tra i fumetti a tema pride più interessanti dell’ultimo periodo. I nostri, oltre che consigli di lettura, sono anche delle suggestioni per fare in modo che. dopo le celebrazioni del pride month, tali questioni non ritornino nel più classico dei coni d’ombra e che non capiti di nuovo che se torni a parlare solo quando, come nel già citato episodio di Pescara, “sia un po’ tardi”.
Wizdoms di Nagabe (J-Pop Manga)
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Partiamo con un vero e proprio pezzo da Novanta. Di Nagabe abbiamo amato e stiamo seguendo con devozione quasi religiosa la meravigliosa serie Girl from the Other Side e siamo rimasti veramente dispiaciuti della, ovvia, non partecipazione del mangaka al Romics di quest’anno. Tuttavia Wizdoms è arrivato come una sorta di fulmine a ciel sereno e ci ha conquistati praticamente dalle prime pagine. Con toni simili ma differenti rispetto a Girl from the Other Side, anche in questo caso Nagabe si concentra sulla tematiche della differenza, qui addirittura non di genere o di “semplice” orientamento sessuale ma proprio di fenotipo, direbbero i biologici. Infatti protagonisti di questa storia sono gli animali che, a seguito del dono del misterioso stregone Wizdom, hanno ricevuto l’intelletto umano, diventando di fatto esseri antropomorfi. Con questa delicata metafora, corredata dai suoi classici e elegantissimi disegni, Nagabe racconta una storia che fa dell’inclusione e del rispetto non solo per i costumi ma anche per gli orientamenti dell’altro, in questo caso di vere e proprio “altre specie”, l’architrave di un racconto anche molto tenero. È appena uscito ed è stato davvero un’avventura stupenda.
Ruby Fall di Flavia Biondi e Ann Nocenti (Bao Publishing)
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Anche in questo caso, per noi è stata una grande sorpresa per due ragioni. La prima è il progetto editoriale. Infatti, a conferma di come ormai il fumetto italiano sia un qualcosa di credibile e concreto, anche a livello industriale all’estero, Ruby Falls è il risultato di una collaborazione la sceneggiatrice Ann Nocenti, una che in tempi non sospetti non ha avuto paura di esprimere le proprie idee politiche e identitarie in Marvel e Flavia Biondi, disegnatrice raffinatissima. Il secondo motivo è che questo thriller, molto affilato, ci ha impressionato perché riesce, senza sapere di artificio narrativo, a tenere insieme le vicende di tre donne, appartenenti a generazioni differenti tra loro, unite. Lana, la giovane ragazza protagonista, che spesso vediamo litigare con la madre Greta, è come soffocata dalla vita nella piccola cittadina di Ruby Fall, così monotona e priva di spunti. Eppure, un giorno, quando va a trovare la nonna Clara, gravemente malata, fa una scoperta sconvolgente: la stessa nonna le confessa che da piccola ha assistito a un misterioso omicidio. Da qui la vicenda prende la tinta thriller di cui vi avevamo parlato all’inizio senza però perdere l’attenzione per raccontare la condizione femminile colta durante tre generazioni. Veramente una bella scoperta.
La mia prima volta di Kabi Nagata (J-Pop)
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Questa opera, compreso anche il secondo volume recentemente pubblicato in Italia, è una di quelle opere che, volenti o nolenti, fa un po’ da spartiacque. Vuoi per il fatto che il manga di Nagata vuole avere sin da subito un grande respiro internazionale, e un po’ perché “il caso editoriale” di La mia prima volta, ha davvero fatto molto rumore. I motivi sono numerosi, ma forse il dato per noi più interessante è questo manga non è realmente una sorta di manifesto dell’identità di genere, ma un più o meno fedele report autobiografico di una persona in difficoltà dal punto di vista emotivo. Se lo si legge così, ovvero come un diario, allora tutti quanti ci possiamo perfettamente sentire riflessi nel lavoro di Kobi Nagata e non “bollarlo” come libro di genere o della questione Pride. Perché in fondo, è bene ricordarlo, siamo molto più simili, tutti quanti, di quello che pensiamo di credere.
Laura Dean continua a lasciarmi di Mariko Tamaki, (Bao Publishing)
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Per questo libro possiamo fare un discorso abbastanza contiguo con Il principe e la sarta, altro volume edito da Bao. Al di là delle singole storie, entrambe eccezionali per delicatezza, romanticismo ma anche chiarezza dell’esposizione rispetto al tema Pride, questi due libri sono libri da avere a prescindere, già solo per loro estrema bellezza dal punto di vista materiale. Infatti, e qui bisogna davvero spendere lodi nei confronti dei progetti editoriali di Bao, questi due volumi, specialmente il libro di Tamaki, sono bellissimi da vedere, stanno bene in libreria e avvicinano molte più persone, anche solo incuriosite dalle meravigliose copertine. Tuttavia, ovviamente, c’è molto di più, sia ne Il principe e la sarta sia in Laura Dean. Quest’ultimo ha una trama che, apparentemente, più banale non potrebbe essere: una liceale, dopo essere stata lasciata in continuazione dalla sua fidanzata, pensa bene di richiedere consigli amorosi a una rubrica. La cosa interessante, oltre alla realizzazione dei disegni, sono i temi trattati, perché qui abbiamo una plastica rappresentazione di un amore sbagliato, di un rapporto evidentemente tossico per tutti tranne che per i diretti interessati.
E proprio questa carica di realismo ci fa capire una volta di più come spesso l’arte, e i fumetti in questo caso, siano importanti da conoscere perché anticipano, traducono e danno qualche istruzioni su vicende che finiremo per vivere o per conoscere. Ecco perché leggere Pride significa essere Pride: perché dopo aver letto questi volumi così belli e scritti in modo così coerente beh difficilmente non ci sentire di dovere difendere, manifestare e, perché no, fare in modo che, finalmente, tutti quanti si possano amare come vogliono. Senza distinzioni ma, “semplicemente”, rispettando le regole.