Maasaki Nakayama firma PTSD Radio, uno dei manga più horror, disturbanti e spaventosi degli ultimi anni. Consigliatissimo.
Leggere PTSD Radio di Maasaki Nakayama, pubblicato da Coconino Press, significa fare un0immersione in profondità in uno degli horror totalizzanti e sconvolgenti degli ultimi anni. La raccolta di racconti qui contenuta, infatti, non spinge l’acceleratore tanto sull’impatto visivo, o per meglio dire non soltanto su di esso, per concentrarsi su situazioni talmente assurde e al limite dell’umana percezione, da sconvolgerci nel profondo, da sconvolgermi nel profondo ma anche lasciandomi inchiodato alle sue pagine. Già perché le scene orchestrate qui paiono davvero essere realizzate per agghiacciare il lettore che si trova di fronte, ad esempio, a volti inquietanti contratti in ghigni mefistofelici o in ghigni d’oltretomba. Nel mondo di spiriti e demoni di PTSD Radio c’è anche questo.
Tuttavia vorrei concentrarmi ora sull’altro versante di questo primo volume, ovvero la componente biografica. Già perché lo stesso Maasaki Nakayama ha sofferto, nel corso degli anni di PTSD, ovvero di stress post-traumatico, e quindi non intitola a caso la sua opera. In tutte le storie, infatti, in tutte le situazioni, in tutti i fatali incontri del manga troviamo sempre di fronte qualcosa di insondabile e inconcepibile per un essere umano, e per tale ragione così, in modo intimo, spaventoso e atterrente. Anche il disegno, proprio il tratto, acuisce questo senso di costrizione, quasi soffocante, di una paura, di un terrore, di un orrore che ti si appiccica addosso, che ti avvolge e che non ti lascia mai stare. Proprio come le creature, o per meglio dire le presenze, che “infestano” le pagine di questo meraviglioso manga. Già perché questo manga è davvero una pietra miliare nella storia della letteratura horror, proprio quel senso ansia che monta di pagina in pagina, di storia in storia. Per altro i racconti, anche se praticamente indipendenti gli uni dagli altri, presentano dei collegamenti e dei personaggi ricorrenti, in una costruzione narrativa molto più complessa e intricata di quello che sembrerebbe. L’invito al viaggio è un invito all’orrore. Un orrore ad arte.