Nostalgia delle dojinshi di Sawako Yamama, con semplicità, immediatezza e carineria ci riporta all’essenza stessa del manga: condividere le proprie emozioni e fantasie.
Pubblicato da Toshokan,Nostalgia delle dojinshi di Sawako Yamama è un manga che mi è molto piaciuto anche grazie ai suoi limiti. Intendiamoci le storie qui presentate, piccoli racconti (alcuni micro altri meno) di altrettanti personaggi alle prese con il variegato e particolarissimo mondo delle di dojinshi sono realizzate con cura e attenzione, da una mangaka che, senza ombra di dubbio sa il fatto suo, ma che in questa sua opera non voleva, di certo, sorprendere a ogni pagina la lettrice o il lettore o anche realizzare la cosiddetta “opera della vita”: niente di tutto questo, anzi proprio il contrario, ovvero presentare a noi lettori un momento di sospensione dalle fatiche e ansie del quotidiano, per abbracciare, in modo forse un po’ fanciullesco ma sicuramente genuino, la più pura essenza del manga. Infatti le protagoniste di questi racconti sono tutte ragazze mediamente adulte, quasi tutte al di sopra dei trent’anni, cioè entrate da qualche tempo in quella che in Giappone come anche al di fuori del mondo viene comunemente considerata l’età adulta. Ma allora come si fa a conciliare la passione per i manga autoprodotti, ovvero le dojinshi, con gli impegni della vita da grande, bilanciando famiglia, casa e lavoro con, appunto, la realizzazione di queste opere seriali?
Beh, va detto che è un bran casino barcamenarsi tra tutto ciò ed è proprio questo al fulcro di questa raccolta: ovvero siamo proprio certi che certe passioni debbono essere per forza derubricate come “passatempi di un età che non c’è più” per lasciare spazio alle incombenze della vita? L’autrice non si dà qui una vera risposta o ancora meglio non vuole, in nessun modo, catechizzarci o consigliarci una posizione, dato che espone, per così dire, tutti i possibili approcci: tra chi rinuncia ai manga autoprodotti perché il lavoro necessita più tempo, chi ne scrive sempre più meno all’indomani della nascita di una figlia e chi, invece, nonostante abbia abbondantemente superato i trenta non si arrende, per così dire, e continua a sfornare una storia dietro l’altra. Chi ha ragione? Sawako Yamana non risponde, non si sbilancia insomma, non prende opposizione perché davvero, per citare un titolo di un libro di Paolo Sorrentino “hanno tutti ragioni” e le storie qui contenute ce lo dimostrano.
Nel manga in generale e in quello autoprodotto in particolare vige una sola regola: lo fai se ti va, altrimenti non lo fai. Ecco, grazie anche al disegno molto semplice e espressivo, Nostalgia delle dojinshi è una raccolta che ti scalda il cuore e ti fa provare buoni sentimenti, con tra l’altro l’ultima storia che tocca anche certe corde di commozione e tenerezza che non mi aspettavo. Se cercate un manga che scavasse a fondo anche le dinamiche editoriali e produttive di questa forma d’arte d’industria qui non troverete granché: ci si concentra, infatti, come anche ho avuto modo di scrivere prima, sulle reazioni umane piuttosto che sui meccanismi/metodi produttivi e di lavoro. Anche in questo caso un ottimo lavoro editoriale di Toshokan che, non solo ha “scoperto” l’opera e ne ha fatto un’ottima edizione, ma l’ha anche arricchita di una gustosa intervista finale “propedeutica” alla lettura.