Libri
di Simone Stefanini 5 Febbraio 2018

Tinder e la rivoluzione sessuale per ragazze: “Non so chi sei” di Cristina Portolano

portolano non so chi sei

 

Cristina Portolano è un’illustratrice e fumettista, ha già pubblicato un romanzo grafico autobiografico, Quasi signorina (Topopittori, 2016), che avevamo già consigliato qualche tempo fa, ha collaborato a quel miracolo editoriale che è Storie della buonanotte per bambine ribelli di Francesca Cavallo e Elena Favilli (Mondadori, 2017) ed è tornata con Non so chi sei (Rizzoli Lizard, 2017) un graphic novel che racconta una ragazza alle prese con le sex app. Un anno di incontri casuali con uomini totalmente diversi tra loro e di come questo processo possa diventare uno strumento di autoanalisi che vale più di anni di terapia dallo psicologo freudiano.

Non so chi sei è un libro sorprendente, che riassume perfettamente anni di istanze femministe sincere, non pretestuose. Per intendersi, nelle sue 200 pagine disegnate in rosa e nero, Cristina Portolano mette a nudo la sua protagonista in una storia che è il contrario delle favolette morali alle quali siamo abituati da anni e anni di cinematografia americana o di cene in famiglia tutti composti.

La protagonista (potrebbe essere l’autrice, potrebbe non esserlo), scopre le sex app dopo essersi lasciata da una relazione lunga con la sua ex ragazza e tramite Tinder, cerca un contatto diverso con gli uomini. Sesso, piacere, poche parole da scambiare. Tramite la pelle, i trick sessuali e lo scambio dei fluidi trova un mezzo di comunicazione alieno che l’aiuta a superare un bel po’ di guai familiari e personali. Nel contempo, la lunga serie di incontri sessuali random la rende emotivamente intorpidita e l’asticella della ricerca del piacere si alza sempre di più.

portolano non so chi sei

Sesso, vizio e introspezione suggeriscono un libro oscuro, torbido e invece Non so chi sei è limpido come la sorgente dell’acqua della pubblicità, esplora un universo che esiste dall’inizio dei tempi ma che è stato raccontato poco e spesso male: la ricerca del piacere femminile. Chissà perché quando si tratta di piacere, una ragazza nel suo viaggio deve subire un danno psicofisico, deve piangere come in un film di Von Trier e a un certo momento si pente come se avesse picchiato dei neonati con dei cuccioli di foca. Non è sempre così, grazie al cielo e questo libro ne è un esempio.

La ragazza senza nome di Cristina Portolano non insegna la censura o il timore, piuttosto la reale parità dei sessi: certo che la donna può cercare l’uomo se ha voglia di scopare, certo che può avere un bel po’ di incontri con sconosciuti, certo che può esplorare se stessa attraverso i propri desideri e le proprie perversioni, senza che alla fine giunga l’angelo del Signore a dirle cosa sia giusto o sbagliato, senza che l’uomo di turno le faccia il pippotto mansplaining su come una donna debba vivere la propria sessualità.

La ragazza, tramite il viaggio nelle app d’incontri, ci svela la sua vita, amori e dolori compresi. Non si piega mai al moralismo diffuso, come se facesse parte di un altro mondo e di fronte all’inadeguatezza di uno dei partner, risponde “Non ti devo rassicurare, se non ce la fai sono problemi tuoi”, uno schiaffo ai secoli di assistenzialismo femminile per uomini sessualmente insicuri.

 

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Cristina Portolano ha il dono di raccontare gli affari suoi senza far pesare niente al lettore, indaga i propri comportamenti sessuali e quelli dei suoi partner senza distribuire la colpa, neanche quando riguarda gli incontri più sgradevoli, un po’ come dire “se non funziona con me, magari con qualche altro funziona”. Crea un personaggio che sa dire di no, sa parlare con onestà e sa sperimentare vie di fuga alternative anche dai drammi. Non c’è accanimento nei confronti del maschio, nessuna rabbia o giudizio preconcetto, solo un racconto che da intimo e personale che, proprio perché non vuole esserlo, diventa voce di istanze troppo spesso silenziate.

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