Il manga d’esordio di Hajime Komoto è quello che ci vuole per leggere una storia divertente, un po’ pazza e piena di possibilità.
Mashle, il manga d’esordio di Hajime Komoto, pubblicato da Edizioni Star Comics, è un’opera al tempo stesso già perfettamente incasellabile e del tutto fuori di testa. Siamo infatti nel novero dei cosiddetti gag comedy manga, ovvero di quelle storie dove la parte umoristica e parodistica delle vicende la fanno da padrone. E questo lo si capisce sin dalle prime, primissime pagine, in cui viene presentato il protagonista assoluto del racconto, ovvero Mashle Burnedead, un ragazzotto che, in un mondo dove la magia pervade ogni aspetto della vita e regola il sistema di comportamento e la società, è sprovvisto di poteri magici. Invece di essere un individuo remissivo o, ancora peggio, timoroso e vigliacco, egli abbraccia uno stile di vita, per così dire, specificatamente fisico: ovvero allena il corpo e i suoi muscoli, in netta contrapposizioni con i già citati poteri magici dell’inizio.
Mash, seguendo un rigoroso percorso di allenamento suggerito dal suo nonno-tutore Regro, sviluppa così un fisico, delle doti atletiche e una forza individuale fuori dal comune. Con l’unica vera ossessione rappresentata dai dolci (in particolare i bignè) la vita di Mash viene condotta in (quasi) totale isolamento, in una piccola casa nel bosco. Il nonno Regro infatti sa che se suo nipote venisse scoperto dalle autorità cittadine potrebbe davvero rischiare grosso: in una società regolamentata dalla magia e che fonda le sue regole sul lignaggio famigliare e sulla scala dei poteri magici posseduti, una persona come Mash sarebbe, come minimo, sbattuta in galera, o peggio.
Tuttavia, e questo è il cuore del racconto del primo volume, alla fine la società “scoprirà” Mash e il giovane ragazzo dovrà fare i conti con pericoli abbastanza seri: nonostante ciò egli non si perderà troppo d’animo e sula scia di Saitama di One Punchman risolverà quasi sempre ogni tipo di incombenza a suon di pugni e sganassoni. Ora, è evidente come il tributo, l’omaggio e l’influenza del manga di One sia fortissimo tuttavia vi sono delle differenze, abbastanza nette. Se Saitama è immerso in un sistema “di classi” basato sui livelli di potenza, spesso bruta, la società di Mashle, come ricordato prima, si fonda su un misto di classismo, aristocrazia, ricchezza e poteri magici. Questo, almeno a mio avviso, rende molto interessante e autonomo il discorso di Komoto, nonostante le ovvie ingenuità di quella che, a conti fatti, si può definire come la prima vera e propria opera del mangaka.
Il disegno di presenta comunque già abbastanza maturo, con tratti interessanti, specialmente per quanto riguarda Lance Crown, il personaggio che fa la sua comparsa alla fine del primo volume. Su tutto, comunque, domina un senso di ironia e follia che, personalmente, ho molto gradito: Mash è molto meno indolente di Saitama ma è mosso da un medesimo senso “innato” di giustizia e bisogno di aiutare gli altri, spesso i più deboli.
Molto stimolante, poi, il racconto della gerarchia dei maghi e degli insegnanti di magia che si trovano nel volume e che ricordano, con le dovute differenze, i vari prof e “eroi di professione” di My Hero Academia. Insomma, staremo a vedere gli sviluppi del secondo volume di quello che, a conti fatti, un manga molto interessante, che diverte e che intrattiene e che Star Comics ha portato in Italia in una edizione scintillante (che nella sua variante special è quasi abbagliante per la qualità). Insomma se il pg che di solito prendete nei giochi di ruolo aborra le staffe e i catalizzatori, questo è il racconto di botte&pugni che fa per voi!