L’incidente di caccia di David L. Carlson e Landis Blair, pubblicato da Rizzoli Lizard, è un fumetto, anzi un’opera, che rimarrà negli anni.
Poche volte come nel caso di L’incidente di caccia di David L. Carlson e Landis Blair, pubblicato da Rizzoli Lizard, la parola capolavoro non è fuori posto ma, anzi, è l’unica che si può usare. Già perché questo racconto a fumetti, non a caso testo vincitore del premio Fauve D’Or per il miglior fumetto del 2021, è una di quelle opere che non si possono non leggere e non tanto, non solo, per chi è appassionato di graphic-novel e di fumetti in generale, ma per tutti, senza troppe distinzioni. Già perché L’incidente di caccia è una storia che mescola realtà e finzione, narrazione romanzesca con cronaca giornalistica, critica letteraria con afflati poetici. Protagonista di questa storia è Matt Rizzo, un giovane ragazzo che nella tentacolare Chicago degli anni Trenta, una città violenta non solo ma anche per “il giro di affari” di un certo Al Capone, in circostanze più o meno misteriose viene accecato da un colpo di fucile. Da qui, parte tutta una vicenda che unisce la redenzione alla formazione; in carcere Rizzo, infatti, conosce Nathan Leopold che, assieme al suo amico Richard A. Loeb si è macchiato di uno dei più famosi omicidi della storia americana: per noia, per “provare l’adrenalina”, hanno seviziato, torturato e tagliato in più parti il quattordicenne Bobby Franks senza, apparentemente, lasciare traccia
In quello che è un carcere di massima sicurezza, Matt e Nathan si trovano costretti a dividere la stessa cella e quindi, per forza di cose, a conoscersi. Matt è non vedente, e in un carcere, già di per sé duro, è ancora più difficile tirare avanti. Nathan, invece, è condannato all’ergastolo (più altri novantanove anni), per questo crimine efferato. Egli però, almeno all’inizio della storia, non è un personaggio rassegnato: grazie ai libri, che il padre ogni due settimane gli porta, tiene la mente allenata e elastica. Anzi, piano piano, inizia a incuriosire Matt, soprattutto grazie alla, bruciante, passione per Dante Alighieri e la Divina Commedia. Sarà proprio la lettura dell’Inferno a stimolare, per tutta la vita, lo stesso Matt. Infatti, con un ellisse narrativa di grande eleganza, L’incidente di caccia, in realtà, infatti, si apre “nel futuro”, quando vediamo un Matt ormai anziano fare la conoscenza del suo figlio, un ragazzino che a seguito della morte della madre, si vede costretto ad andare ad abitare a casa del genitore separato.
Muovendosi quindi su due piani temporali, o, per meglio dire, tra due presenti, il “presente” della cella e il “presente” del figlio di Matt, L’incidente di caccia, senza inutili lunghe spiegazioni ma con vignette dal forte carico emotivo, ci mostra tutta la meraviglia dell’animo umano, le sue contraddizioni, le sue paure, le sue ansie ma anche i suoi slanci che perfino in un luogo dell’orrore della reclusione, come una prigione di Stato negli USA, si possono appalesare. Attraverso la letteratura, la musica e la cultura in generale, o se preferite “lo stimolo alla curiosità”, Matt riesce a crescere come persona: anche se continua a meditare il suicidio, volendosi buttare dal parapetto del “nono cerchio” della prigione, egli comunque apprezza gli insegnamenti del suo compagno di cella finendo per cambiare, evolversi.
Ed ecco allora che la storia del padre pare ripetersi/riflettersi in quella del figlio: una vita difficile, un’esistenza povera e misera in un quartiere malfamato di Chicago (per altro è Little Italy!) ed ecco che pare che il destino sia segnato per tutti. Eppure, forse, grazie a Dante Alighieri ci si può ritrovare “in questa selva oscura chiamata vita quando la diritta via s’è persa”. Per farlo serve rintracciare la luce che, anche se un poco opaca e spesso nascosta, è sempre sulle nostre teste.” L’incidente di caccia è una storia vera, un racconto lirico e commovente, un fumetto di formazione di un padre e di un figlio, ma soprattutto un inno alla forza delle parole disegnato magistralmente“, così si legge sul sito di Rizzoli Lizard ed è vero: David L. Carlson, infatti, per scriverlo, ha consultato decine di centinaia di documenti dei processi, ascoltato gli audio delle deposizioni e scartabellato fotografie e ritagli di giornale. Ne è venuto fuori una grande opera della letteratura contemporanea, con un tratto estetico semplicemente clamoroso e una qualità di scrittura eccelsa (con quei momenti di pura poesia che sono una goduria per l’anima). L’incidente di caccia è una lettura obbligata, insomma, per tutti coloro i quali sono curiosi di scoprire che cosa ci rende veramente umani anche nell’inferno, a volte, delle nostre vite. E se non piangete “nella parte del fiume Lete” al posto del cuore avete, probabilmente, una pompa idraulica in ferro; arrugginita.