Libri
di Gabriele Ferraresi 23 Febbraio 2017

LIBRI FIGHI | Le tre stimmate di Palmer Eldritch, di Philip K. Dick

Una sfida tra pusher spaziali sconfina nella sconfitta della realtà e nella vittoria dell’illusione: un piccolo capolavoro pubblicato nel 1965

LIBRI FIGHI scritto così, in capslock, è una rubrica che esce ogni giovedì su Dailybest, ma magari più spesso, chissà. Cosa ci mettiamo in questa rubrica? Lo dice il nome, si spiega da sola.  

Non solo nuove uscite però, anche classici o meraviglie sconosciute.

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Le tre stimmate di Palmer Eldritch è un romanzo di Philip K. Dick scritto nel 1964 e pubblicato nel 1965. Per il nostro arrivava tre anni dopo il successo de La Svastica sul Sole e riprendeva alcuni temi e alcune intuizioni già viste in un racconto precedente, I giorni di Perky Pat.

Bello lontano il 1965, anno in cui uscì per Doubleday The Three Stigmata of Palmer Eldritch: quell’anno la guerra del Vietnam entrava nel vivo, i Pink Floyd erano un gruppo di amici che studiava al Politecnico di Londra, Muhammad Alì metteva al tappeto Sonny Liston. In Italia il Presidente della Repubblica era Giuseppe Saragat.

Altri mondi, altri tempi.

A chiunque si sia perso negli infiniti modelli di realtà del mondo moderno, noi diciamo: Philip K. Dick era lì prima di voi” scriveva Terry Glliam, e Dick di certo è già stato anche sul sistema di esopianeti intorno a Trappist1 annunciato ieri dalla NASA.

Le tre stimmate di Palmer Eldritch invece se ne sta ben lontano dai nuovi mondi, è un grande romanzo psichedelico che si muove tra la Terra, la Luna, Marte, la misteriosa Proxima Centauri e lo spazio, senza soluzione di realtà, più che di continuità.

Della sua sinossi avevamo scritto qualche mese fa: “I coloni di Marte trovano sollievo da una vita deprimente con il Can-D, un allucinogeno che assumono per calarsi con la mente all’interno dei plastici della bambola Perky Pat. L’arrivo del Chew-Z, una nuova droga più potente e smerciata dal pusher intergalattico Palmer Eldritch però cambia le carte in tavola: il Chew-Z infatti rende l’allucinazione la realtà, e Palmer Eldritch, “abominevole Cristo negativo” spaziale, forse nemmeno umano, questo lo sa molto bene”.

Il Philip K. Dick del 1965 era uno scrittore di science fiction maturo, che già aveva immaginato infiniti mondi e infinite realtà. Era da tempo già abilissimo a intrappolarci in giochi di specchi, illusioni e trompe l’œil interstellari.

Dick affinava in quegli anni la sua arte di creatore; creatore di labirinti da cui è impossibile uscire. Perché il labirinto è vivo, si muove e cresce intorno a chi vaga al suo interno. Nel mentre il suo stesso creatore Dick da quel labirinto cominciava a non saper più come tirarsi fuori: lo vedremo vagare infatti fino al termine della sua carriera, con i tre romanzi de la Trilogia di Valis, e nell’Esegesi 2-3-74, opere iniziate a metà anni settanta dopo la teofania del 20-2-1974 e pubblicate in parte postume dopo la sua morte nel 1982.

A memoria e senza controllare la parole esatte della citazione, Dick diceva che “La realtà è quella cosa che anche se smetti di crederci, continua a esistere”, e la realtà e la sua percezione sono il tema centrale de Le tre stimmate di Palmer Eldritch.

Perché lì l’altra realtà non smette di esistere, anche se non vuoi crederci. O forse l’esatto contrario: anche se smetti di esistere, in quella realtà continui a credere.

Più che una lotta tra pusher spaziali, più che una grande storia di fantascienza, questo è Le tre stimmate di Palmer Eldritch: un guanto di sfida lanciato alla realtà, e sfilato il guanto, vedremo scintillare la protesi metallica di un cyborg.

La mano di Palmer Eldritch.

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