Ci è voluto un annetto per vederlo tradotto e pubblicato da Contrasto Un anno al vetriolo, Los Angeles Police Department 1953, ma ne è valsa la pena. Un anno al vetriolo è un libro anomalo per James Ellroy, dove il nostro ci porta a spasso nelle foto d’archivio della polizia di L.A., tutte datate 1953.
Un anno bello vivace nella Città degli Angeli, “un anno di rapine finite male, omicidi in vicoli luridi o in squallide camere di motel, cadaveri sepolti in giardino o gettati in una scarpata, indagini controverse e suicidi sospetti“. Ellroy quelle foto della polizia ce le sbatte in faccia e ci fa tenere gli occhi spalancati, aperti a forza sulle storie di chi c’è in quelle foto ed è abbastanza spesso diventato, per volontà propria o altrui, un cadavere.
È un Ellroy crudele, anomalo ma piacevolissimo: è cattiiiiivo, spietato, ci prende a pugni dalla copertina fino all’ultima riga, è nostalgico – divide il mondo in Allora e Ora, e Allora, era meglio. – è un reazionario ma lo sapevamo già, pesta duro come ci ha abituato, da sempre, a fare.
Non è da solo però a prenderci a calci quando siamo per terra, si è portato l’amico: l’amico è Glynn Martin, del Museo della Polizia di Los Angeles a cui concede la prefazione. Ma poi la palla, anzi, il tirapugni lo prende lui. E leggere i racconti brevi – o le dida lunghe – che Ellroy ricama intorno ai soggetti delle immagini scattate dai fotografi della LAPD di quell’anno, del 1953, è un piacere perverso in cui si sprofonda pagina dopo pagina “NON C’È SCAMPO. Non puoi andartene, e nemmeno lo vorresti“, ci inchioda Ellroy.
Le storie e le immagini sono spaventose, sono frattaglie umane sparpagliate in giro per un luogo che sta cambiando – Los Angeles – in un tempo che sta accelerando – il dopoguerra – sono scarti che nessuno ricorderà. Tranne le foto di qualche fotografo della LAPD e James Ellroy, chiaro.
Lo sapevamo già com’era il nostro “un americano religioso, eterosessuale di destra (…) un cristiano nazionalista, militarista e capitalista” diceva di se stesso, ed è vero, in Un anno al vetriolo ci rassicura, non è cambiato, e si conferma come l’unico scrittore che ha capito l’America, che ha capito noi insieme a Don DeLillo – che Ellroy ama e ammira, e cita più volte nel volume – anche se questo non è il libro migliore da cui partire per conoscerlo. Partite da American Tabloid magari.
Ma questo Anno al vetriolo per farvi un viaggio all’inferno nella Città degli Angeli è il migliore biglietto che possiate trovare.
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