james ellroy lapd 53 libro
Libri
di Gabriele Ferraresi 26 Settembre 2016

La Los Angeles al vetriolo di James Ellroy

Ottantacinque foto della polizia di L.A. del 1953 raccontate da uno dei più grandi scrittori americani viventi

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Ci è voluto un annetto per vederlo tradotto e pubblicato da Contrasto Un anno al vetriolo, Los Angeles Police Department 1953, ma ne è valsa la pena. Un anno al vetriolo è un libro anomalo per James Ellroy, dove il nostro ci porta a spasso nelle foto d’archivio della polizia di L.A., tutte datate 1953.

Un anno bello vivace nella Città degli Angeli, “un anno di rapine finite male, omicidi in vicoli luridi o in squallide camere di motel, cadaveri sepolti in giardino o gettati in una scarpata, indagini controverse e suicidi sospetti“. Ellroy quelle foto della polizia ce le sbatte in faccia e ci fa tenere gli occhi spalancati, aperti a forza sulle storie di chi c’è in quelle foto ed è abbastanza spesso diventato, per volontà propria o altrui, un cadavere.

 

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È un Ellroy crudele, anomalo ma piacevolissimo: è cattiiiiivo, spietato, ci prende a pugni dalla copertina fino all’ultima riga, è nostalgico –  divide il mondo in Allora e Ora, e Allora, era meglio. – è un reazionario ma lo sapevamo già, pesta duro come ci ha abituato, da sempre, a fare.

Non è da solo però a prenderci a calci quando siamo per terra, si è portato l’amico: l’amico è Glynn Martin, del Museo della Polizia di Los Angeles a cui concede la prefazione. Ma poi la palla, anzi, il tirapugni lo prende lui. E leggere i racconti brevi – o le dida lunghe – che Ellroy ricama intorno ai soggetti delle immagini scattate dai fotografi della LAPD di quell’anno, del 1953, è un piacere perverso in cui si sprofonda pagina dopo pagina “NON C’È SCAMPO. Non puoi andartene, e nemmeno lo vorresti“, ci inchioda Ellroy.

 

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Le storie e le immagini sono spaventose, sono frattaglie umane sparpagliate in giro per un luogo che sta cambiando – Los Angeles – in un tempo che sta accelerando – il dopoguerra – sono scarti che nessuno ricorderà. Tranne le foto di qualche fotografo della LAPD e James Ellroy, chiaro.

Lo sapevamo già com’era il nostro “un americano religioso, eterosessuale di destra (…) un cristiano nazionalista, militarista e capitalista” diceva di se stesso, ed è vero, in Un anno al vetriolo ci rassicura, non è cambiato, e si conferma come l’unico scrittore che ha capito l’America, che ha capito noi insieme a Don DeLillo – che Ellroy ama e ammira, e cita più volte nel volume – anche se questo non è il libro migliore da cui partire per conoscerlo. Partite da American Tabloid magari.

Ma questo Anno al vetriolo per farvi un viaggio all’inferno nella Città degli Angeli è il migliore biglietto che possiate trovare.

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