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Innamoratevi della malinconia di Naufraghi di Laura Pérez e Pablo Monforte

Naufraghi di di Laura Pérez e Pablo Monforte, pubblicato da Rebelle Edizioni, è un magnifico scorcio di quelli che eravamo un tempo e forse siamo ancora oggi. Per questo va letta, riletta e straletta.

Un gesto dal valore immenso

Quando si termina la lettura di Naufraghi di di Laura Pérez e Pablo Monforte anche grazie all’eccellente traduzione di Valeria Benincasa per Rebelle Edizioni provi una nostalgia che, per citare Dargen D’Amico, più “istantanea” di così si muore. Già perché, al di là della personale parabola biografica di noi tutti, è chiaro e evidente come Pérez e Monforte, nella loro duplice storia sospesa (o sommersa?) tra Madrid di una volta e la Barcellona di un’altra, abbiamo saputo, giustappunto, cogliere appieno lo spirito del tempo, anzi, proprio lo spirito dei tempi. Già perché Alejandra e Julio, sia che siano gli anni Ottanta o Novanta, sono, entrambi, personaggi irrisolti e ancora sospesi, un po’ giovani e un po’ no, un po’ adulti e un po’ no, un po’ arrivati e un po’. Ecco il perché del titolo che rimanda, naturalmente, sia alla condizione di sentirsi persi ma anche, almeno secondo me, a quel movimento della marea con cui, presto o tardi, se si è un naufrago si dovrà fare i conti.

L’elegante copertina del volume

E proprio di conti, grazie all’alternanza tra pagine dai colori caldi, le pagine degli Ottanta, e quelle caratterizzate dalle tinte fredde dei Novanta, si parla in questo libro. Un libro, un graphic-novel se vogliamo fare i precisini, che riesce, nonostante qualche citazione hipster di troppo (i personaggi, ovviamente, ascoltano i Joy Division!) che scava in profondità in una fetta di popolazione, grosso modo quelli nati tra gli anni Settanta e Novanta che, per la prima volto dopo molto tempo, non hanno avuto la vita spianata dei loro genitori. Certo prima c’era la guerra, o comunque il dopoguerra o, essendo in Spagna, la dittatura franchista, ma non è che “dopo” le cose siano migliorate, anzi.

La dolcezza di questo sguardo

Sicuramente la ventata di democrazia portata dalla morte di Francisco Franco ha fatto sì che le arti e i diritti potessero godere di una stagione felice, ma non è stato tutto rose e fiori anzi. Un po’ come, giustappunto, un vento che sconquassa tutto e sbatte le finestre, così la modernità è balzata in Spagna, e un po’ nel mondo, portando tanto disorientamento. Ecco che le rotte di navigazione conosciute non servivano più a nulla, ecco che anche, almeno all’apparenza il più semplice dei viaggi, due vite “comuni” come quelle di Alejandra e Julio, non possono permettersi il lusso di una crociera senza incidenti, trovarsi per perdersi per poi ritrovarsi tra i flutti delle proprio parabole biografiche: loro lo sanno, lo sanno da sempre, di essere nati senza carte nautiche sicure, loro sanno di essere, forse per sempre, due Naufraghi della vita.

La storia si apre letteralmente così

C’è una poesia di Camillo Sbarbaro, poeta ligure del primo Novecento che se non conoscete è meglio iniziare a leggere (a proposito da poco è uscito uno scintillante Meridiano Mondadori) che fa: “La vicenda di gioia e di dolore non ci tocca. Perduto ha la voce la sirena del mondo, e il mondo è un grande deserto“. Ecco sostituite deserto con “oceano della vita” e avrete Naufraghi di Laura Pérez e Pablo Monforte un libro prezioso per capire, una volta ancora, chi siamo stati, chi siamo e chi, molto probabilmente, anime in pena travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.

 

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto

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