Alla Milan Games Week in occasione dell’uscita di Oswald. Il problema del cadavere dell’assassino, ho incontrato il disegnatore Luca Casalanguida.
Incontrare degli artisti, e anche perché no delle persone, come Luca Casalanguida, autore delle illustrazioni di Oswald. Il problema del cadavere dell’assassino di Christopher Cantwell pubblicato da Edizioni BD, non soltanto è, abbastanza, un privilegio, ma anche una specie di finestra aperta su un mondo che, ancora oggi, non è così tanto esplorato: ovvero andare a scoprire i processi creativi e lavorativi che finiscono per rendere i fumetti “così come sono”, così come poi si presentano in libreria e fumetteria. Ed è proprio da qui che sono è partita l’intervista con Casalanguida, raggiunto grazie a Edizioni BD durante la Milan Games Week (il fumetto è da oggi in libreria). Il problema del cadavere dell’assassino di Christopher Cantwell, chiedendo se l’albo che avevo visto in fiera era proprio come se l’era immaginato: “Il fumetto non solo è uscito benissimo ma era proprio come me l’ero immaginato, semmai sono i personaggi al suo interno che non sono proprio come pensavo (ma di questo ne parleremo più avanti) – dice il disegnatore – Lavorando spesso con l’estero, segnatamente con gli Stati Uniti, debbo proprio ammettere come i titoli fatti in Italia siano qualitativamente egregi e in certe misure, soprattutto per quanto concerne i prodotti finali, diciamo così, pure migliori”. Ma tu dell’omicidio Kennedy e di tutto ciò che ha ruotato e ruota ancora attorno eri già appassionato oppure eri, passami il termine, “laico” dell’argomento: “Guarda molto sinceramente di Kennedy sapevo il giusto, visto comunque il carattere epocale dell’accaduto – risponde prontamente Casalanguida – ma non ne ero particolarmente appassionato visto che alla fine è un evento di molti anni fa, che non mi appartiene come vissuto. Poi, certo, durante questi circa sei mesi di lavorazione ho potuto consultare tantissimi documenti e foto d’epoca, tanto è vero che la scena dell’omicidio di Dallas, è stata proprio realizzato intervenendo direttamente sulle immagini di quel giorno. Tuttavia se proprio dovessi risponderti potrei dirti che la cosa che più ha affascinato è stato ricreare un mondo che non c’è più”.
In che senso domando a Luca Casalanguida?: “Nel senso che assieme a Christopher Cantwel e agli editor che ci hanno seguito abbiamo lavorato intensamente a rendere tutto ciò che è contenuto in questo fumetto storicamente attendibile e vero, concreto. Certo si tratta di un fanta-thriller a tinte noir e quindi con una fortissima connotazione di invenzione – aggiunge l’autore e disegnatore – ma volevo sforzarmi di far sì che non vi fossero elementi fuori posto“. E dal punto di vista dei personaggi è stato difficile renderli su pagina?: “Difficile no ma stimolante sì – risponde Casalunguida – Diciamo che se dovessimo parlare di velocità di realizzazione a livello generale, sono partito lentamente, con una costruzione rigorosa ma che mi ha portato via un po’ di tempo e poi via via sono andato sempre più svelto. Questo, almeno di solito, vuole dire per me fare un buon lavoro perché, anche come lettore e fruitore di fumetti, amo molto osservare i personaggi crescere e trasformarsi e qui lo fanno e pure tanto. Ecco quanto dicevo prima: un personaggio che cambia e si trasforma, che cresce pagina dopo pagina, evolvendosi con la storia, è una caratteristica che riveste per me un fascino infinito“. Stilisticamente, domando, avevi qualche autrice, autore o qualche opera che tenevi come punto di riferimento: “Beh, ammetto che no, ho sempre lavorato con molta libertà a autonomia – ci dice con sincerità l’intervistato – A livello personale non amo troppo quelle storie e quegli autori che giocano solo sulle grandi tavole viatico di uno sfoggio di bravura, un po’ fine a se stesso, con cento personaggi tutti insieme. Diciamo che amo di più le atmosfere raccolte alla Ivo Milazzo, uno degli autori che più mi stimolano: magari meno ma dare spazio anche al lettore per l’interpretazione senza per forze di cose stupirlo con parate di personaggi e personaggi“. Al termine di questa intervista che ha davvero fatto luce sul processo creativo di un artista, domando a Luca se, una volta posta la parola “fine” alla sua opera, si fosse immaginato un lettore ideale: “Penso che una storia così, storicamente attendibile ma anche che ben presto prende una tangente tutta sua, possa piacere molto agli amanti del noir, del thriller e delle varie teorie del complotto – ci dice – ma non è che mi sia prefigurato un certo tipo di pubblico o un determinato lettore. Sono convinto di avere dato il meglio per questo fumetto, avendo modo di esprimere le mie idee in libertà. E ciò è sempre una bella cosa no?“.