Libri
di Mattia Nesto 21 Novembre 2024

Il vampiro che ride: la tua bocca s’infiammerà e sputerai sangue

Con Il vampiro che ride Suehiro Maruo realizza la sua personalissima “sinfonia dell’orrore”.

La copertina de Il Vampiro che ride  La copertina de Il Vampiro che ride

Pubblicato da Coconino in un’edizione integrale, Il vampiro che ride è una delle opere più chiacchierate di Suehiro Maruo, vero e proprio araldo del genere eroguru, ovvero di quell’erotico-surreale-horror di cui vi ho già parlato nella recensione de “La strana storia dell’isola Panorama”, che trovate qui. Tuttavia per quest’opera la componente horror e gore si intensifica, andando a toccare vette molto “forti” disturbanti, sempre però “condotte” dallo stile proprietario di Maruo, ovvero quel tratto così elegante e onirico da far girare la testa. La storia, rabdomantica e costruita per “strappi e accelerazioni”, è quella, sostanzialmente, di una vampira centenaria che, dopo essere sopravvissuta per una serie di motivi misteriosi, alla morte per impiccagione e avere trascorsi più di un secolo a razziare corpi e inanellare vittime per soddisfare la sua fame, decide di trovarsi una sorta di “erede-figlio”, identificandolo in un giovane ragazzo, uno studente, che la intravvede un giorno per strada mentre si finge un’indovina.

Lo stile di Maruo ne Il vampiro che ride  Lo stile di Maruo ne Il vampiro che ride

Da qui faremo la conoscenza di svariati personaggi, in una sorta di “sinfonia dell’orrore” in cui tutto, o quasi, sembra essere votato alla violenza, allo squallore e alla soddisfazione dei propri desideri più intimi. Maruo sovverte le regole del quieto vivere e ci presenta una società giapponese profondamente marcia fino al midollo, dove le studentesse delle medie vendono la propria biancheria intima a anziani depravati che incontrano per strada, dove gli uomini considerano le donne come meri appendici dei propri desideri, dove il sesso è sempre e comunque violento e doloroso. Perfino la figura della madre è qui completamente decostruita e distrutta, quando si racconta l’episodio della ragazzina “che si è persa” ed è da otto anni che manca da casa. L’avvertenza, mentre state leggendo questa storia, è che si tratta di un testo dalle tinte forti, dove, sul serio, la violenza viene perpetrata su tutti e dove le uccisioni, sevizie e devastazioni in serie non risparmiano nessuno, donne e bambini compresi.

L’elegante violenza espressiva de Il vampiro che ride  L’elegante violenza espressiva de Il vampiro che ride

Lungo il prosieguo della storia la violenza e, in certi casi, anche il gore “più schietto e genuino” non fanno che aumentare, con questi vampiri metropolitani, che hanno la vita eterna (da non confondersi con l’eterna giovinezza) si muovono per la città come spiriti inquieti, erosi da una fame, anzi da una sete millenaria di sangue, sempre pronti a ghermire questa o quella vittima, sempre pronti a fare del mare, a incidere la pelle propria e quella degli altri, a girare per cimiteri dissotterrando corpi, profanando tombe e compiendo indicibili atti. Insomma Il vampiro che ride è un’opera che dà le vertigini, una delle più estreme di Maruo e, forse, anche per questo, una delle più importanti. Perché al di là di un paio di passaggi un po’ troppo erratici, che “denunciano” la tortuosa vicenda editoriale della stessa, l’opera in questione risulta di una qualità impressionante, con disegni e tavole che non si possono dimenticare. Il momento del “bacio pirotecnico”, la prima volta in cui ci si trasforma in vampiri e gli occhi “s’illuminano di terrore”, il bacio di sangue tra un ragazzo e una ragazza e molti altri episodi. Il volume di Coconino, insomma, è una grande opera d’arte, con disegni fantastici. Se non avete paura dell’orrore ma, anzi, vi piace, lasciatevi sedurre dalla bellezza delle tenebre.

La ragazza “bruco” de Il vampiro che ride  La ragazza “bruco” de Il vampiro che ride

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