Venerdì 26 marzo su la Repubblica, Francesco Piccolo, uno degli scrittori più letti e conosciuti del nostro Paese, scrive un articolo molto interessante dal titolo “Caro maschio accetta il giusto processo”. Il pezzo, che apre il paginone della cultura, sostanzialmente ribadisce un concetto-chiave: tantissimi uomini oggi sostengono i processi che le donne fanno nei confronti del maschilismo e del patriarcato, ma in pochissime occasioni sentono di doversi presentare al banco degli imputati. Questa riflessione mi è tornata in mente quando ho terminato di leggere Il mostruoso femminile, lo splendido saggio di Jude Ellison Sady Doyle pubblicato da Tlon.
Si tratta di un volume dichiaratamente militante, che esprime un chiaro e netto femminismo (senza fare sconti né agli uomini né alle donne) e si pone l’obiettivo d’instaurare le basi per un miglioramento sensibile della nostra società. Il primo merito di Il mostruoso femminile risiede sicuramente nel linguaggio, merito anche della fantastica traduzione di Laura Fantoni. Jude Ellison Sady Doyle, con fare molto anglosassone, si rivolge al pubblico in maniera smaliziata, con un vocabolario ultra-pop che passa, senza soluzione di continuità, dai miti cosmogonici sumerici ai film trash-horror degli anni Novanta. L’autrice a più riprese afferma come il patriarcato -quell’ordine “cosmico” delle cose secondo le quali sono i maschi a dominare e reggere la società- sia dato per scontato anche nel mondo moderno, ma in realtà non è altro che una convenzione, neppure così tanto arcaica, e come tutte le convenzioni può essere smontata pezzo per pezzo ed essere ricostruita in meglio.
Ne Il mostruoso femminile si pone la massima attenzione sia per il pensiero di Aristotele -il filosofo che, tra le varie cose, ebbe a sostenere come “la donna è solo un uomo imperfetto”- sia per le tante serie di true-crime che abbondano in televisione o sui podcast cui pubblico, in molti casi, è schiacciatamene femminile. Il fatto che le storie, di finzione o romanzate, basate su omicidi più o meno truculenti o eventi di cronaca nera siano”consumati” in larga misura da donne, per Jude Ellison Sady Doyle, presenta una motivazione lampante: nascere donna, almeno nella nostra società “moderna”, vuol dire vivere in una eterna condizione di pericolo. Ovvio quindi che, nella più classica forma di catarsi, per una donna questo genere di intrattenimento rappresentare una specie di “guida” sul come non comportarsi in una data situazione. Anche in caso di eroina vittoriosa si assiste a una forma di micro-patriarcato, ogni “final-girl” che riesce a cavarsela nelle opere di fiction è di solito talmente eccezionale (o incredibilmente fortunata) da far provare difficilmente empatia nelle spettatrici.
Ma, oltre alla forma perfetta, e alla capacità di evocare un immaginario alla portata di tutti, Il mostruoso femminile ha un altro grande merito, ed è quello di non porsi contro i maschi, ma a favore di una società migliore. Il libro è letteralmente ricolmo di dati super aggiornati attraverso i quali si può constatare come nella nostra società iper-avanzata vi siano larghi strati della popolazione che sistematicamente o non hanno diritti o hanno una possibilità di manovra molto limitata, dalle minoranze etniche passando per le persone gender-fluid, sino ad arrivare alle donne afro-americane negli U.S.A. o alle madri single del centroamerica.
Insomma, l’autrice ci spiega come una corretta educazione al rispetto, non tra sessi ma proprio tra tutti gli essere umani, parta anche dalla televisione, dai libri, dalle serie di Netflix, dai social e da tutto quell’impero di media capace d’influenzare l’opinione pubblica. Dopo anni di bombardamento in cui “la blonde-girl”, in un film horror che si rispetti, doveva sempre “morire male”, forse adesso le cose potranno cambiare. L’esorcismo, un’antichissima pratica cristiana che pareva essere dimenticata nel corso dei secoli, è tornata di moda proprio grazie all’omonimo film (e guarda caso, su tre casi, due presentano pazienti donne). Meglio non sottovalutare mai e la portata e l’importanza della pop-culture nelle nostre vite.
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