Il film è vivo! di Osamu Tezuka è un gioiello di cultura pop.
Il film è vivo! di Ozamu Tezuka è un volume assolutamente da non perdere non solo per gli appassionati dei manga (o dei film di animazione in genere e della cultura pop in senso lato) ma proprio per chi ha un minimo di voglia di conoscere meglio la Storia del Novecento. Non voglio farla cadere, troppo, dall’alto, ma vi assicuro che il libro pubblicato da Rizzoli Lizard in una bellissima edizione (che fa il paio con quella di Canto d’acciaio e di altri manga singoli del maestro giapponese) è una storia non solo costruita alla grande, con plurimi riferimenti alla cultura (da Bambi a Beethoven, grosso modo!) ma anche un ottimo e valente viatico per conoscere meglio come l’arte dell’animazione, in Giappone ma anche nel resto del mondo, sia spesso e (mal)volentieri, una strada lastricata da plurime difficoltà.
Protagonista della storia è Musashi, un giovane disegnatore che sogna di fare film animati. Musashi è, da un certo punto di vista, una specie di alter-ego dello stesso Tezuka che, come viene anche riportato nella valentissima postfazione che accompagna il volume, ha sempre flirtato con il mondo dell’animazione, definendolo addirittura la sua “amante” se si considera come “moglie” l’universo dei manga. E proprio di manga e di animazione, tra continuità e differenze. Tanto il mondo dei manga è immediato, consecutivo e da catena di montaggio, quanto quell’animazione è estemporaneo, fatto di continui strappi e stop e, in un ultima analisi, una specie di colossale “imbuto” in cui tanti iniziano e pochi arrivano alla meta.
Musashi è imbevuto da una voglia, gigantesca, di esprimere la propria arte, vista come una vera e propria spinta identitaria: è talmente fisico questo bisogno che, addirittura, questo suo desiderio lo porta a vedere una sua “creatura”, ovvero il cavallo Blu che, a conti fatti, sarà un vero e proprio “altro” protagonista nella storia. Ma poi Il film è vivo! è una straripante commedia in cui, se da un lato si fa una concreta storia dell’animazione (e che “dolore” vedere che alla fine degli anni Cinquanta tra le “grandi potenze dell’animazione mondiale” veniva anche inserita l’Italia, oggi la situazione sarebbe molto diversa) dall’altro tra yakuza dal cuore di panna, poliziotti generosi e editor sui generis, Tezuka ci offre uno squarcio del Giappone in pieno boom di sviluppo e delle arti e delle sue industrie. Inutile aggiungere altro; questo volume è da avere e leggere perché è un bellissimo modo per conoscere la “nostra” storia come esseri umani, nati nella natura, portati a coltivare le arti per vedere e raggiungere le stelle. E se perfino nelle grotte della Cantabria i cavalli hanno più delle quattro zampe per simboleggiare il movimento, l’arte dell’animazione è, intimamente, legata allo sviluppo della nostra specie.