Libri
di Mattia Nesto 5 Febbraio 2025

Il Drago e il Camaleonte. Più il vento soffia contro, più i draghi volano alto

Ryo Ishiyama con il primo volume de Il Drago e il Camaleonte sorprende con una storia sul mondo dei mangaka.

La copertina del primo volume de Il Drago e il Camaleonte  La copertina del primo volume de Il Drago e il Camaleonte

Quando ho letto della pubblicazione de Il Drago e il Camaleonte, ad opera di J-Pop, mi sono subito incuriosito. Un po’ perché mi piacciono, proprio come gusto personale, le storie un po’ meta, ovvero quei libri o film che parlano di libri, o comunque di fare la scrittrice o lo scrittore e di cinema, di fare cinema, un po’ perché “manga che parlano di mangaka“, nello specifico, non ce ne sono poi tanti. Al di là del, meraviglioso, Manga Bomber, a mio avviso, assieme, naturalmente, a Billy Bat (se lo si vuole considerare anche tale) il meglio del genere. E allora grazie a J-Pop Manga ho potuto approcciarmi a questa storia firmata da Ryo Ishiyama e che ha ricevuto il plauso e l’apprezzamento da Kōhei Horikoshi, il babbo di My Hero Academia. E, per altro, lo stile di Ishiyama pare avere “più di un debito” nei confronti dello stesso Horikoshi.

Lo stile de Il Drago e il Camaleonte  Lo stile de Il Drago e il Camaleonte

La storia è semplice e quasi “cartoonesca”, da film per la tv anni Novanta: c’è un mangaka di successo, rispettato e amato da tutti, soprannominato “il drago” che si trova suo malgrado a scambiare il corpo con un oscuro autore di manga, un personaggio abbastanza inquietante che ha la caratteristica di sapere replicare alla perfezione lo stile degli altri, da qui il soprannome “il camaleonte”. Garyo “il drago” Hanagami e Shinobu “il camaleonte” Miyama finiscono così per scambiarsi i loro corpi e, praticamente da subito, i due hanno reazioni opposte. Il “camaleonte” è felicissimo di poter, finalmente, uscire dall’anonimato e interpretare il ruolo del venerato e stimato maestro, “il drago” si dispera per aver perduto il suo corpo anche se, va detto, non ci mette molto per rimboccarsi le maniche. Infatti Garyo è animato da un grande spirito combattivo, nutrito dal suo profondissimo amore e rispetto per fare i manga. Quindi senza indugi va da un editor e, in quattro e quattr’otto propone un one shot da pubblicare sulla stessa rivista del suo “corpo”. La storia è meravigliosa e vediamo che Miyama, dopo un breve incontro all’ospedale in cui aveva scacciato in malo modo “il drago”, non vuole che la storia “del suo corpo” venga pubblicato: fa il diavolo a quattro con il suo editor che però, se è pronto a seguire le bizze del Maestro fino a quando si tratta della sua opera (e fino a quando rispetta le scadenze), non è disposto a scendere a compromessi per le opere non sue.

Un’altra pagina de Il Drago e il Camaleonte  Un’altra pagina de Il Drago e il Camaleonte

Insomma il camaleonte, che tratta malissimo i suoi assistenti e anzi vediamo licenziarne uno in tronco perché, genericamente, “troppo lento”, non pare, almeno fino al primo volume, essere in grado di innovare l’opera “rubata”: egli infatti “segue il solco” della sceneggiatura di Garyo e proseguire su un percorso senza scossoni, puntando come ricordato prima sull’abilità replicativa ma senza aggiungere una stila “di suo”. Invece “il drago” è un vulcano di idee e anzi lo vediamo risvegliare le coscienze di editor ormai assopiti dalle logiche commerciali che, tra l’altro, stavano molestando una giovane mangaka che aveva portato la sua storia per una valutazione preliminare.

“Disegnare, disegnare a più non posso”, Il Drago e il Camaleonte  “Disegnare, disegnare a più non posso”, Il Drago e il Camaleonte

Insomma Il Drago e il Camaleonte, al netto di un sistema narrativo che, almeno per ora, insiste sui bianchi e neri e sul contrasto “buono” e “cattivo” (sperando che non si limiti a ciò), mi ha convinto, davvero convinto, anche per un tratto stilistico molto dettagliato e attento, in particolare modo nei “pennini da disegno”, così anche per la creazione di alcuni sequenze “oniriche” in cui gli spiriti/caratteri dei protagonisti vengono visualizzati come se fossero delle sorti di stand/kaiju che si parano di fronte allo spettatore. Il primo volume ve lo consiglio e ora attendo i prossimi sviluppi: se la storia saprà arricchirsi di sfumature e prendere, ogni tanto, qualche piega inaspettato avremo un nuovo “manga che parla di manga(ka)” bello, succulente e appassionante in circolazione.

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