Josh Pettinger con Goiter ci consegna un “instant classic” del fumetto contemporaneo.
Sfogliare le pagine di Goiter di Josh Pettinger, pubblicato in una edizione oversize (e molto goduriosa) da parte di Oblomov, significa avere tra le mani un vero e proprio instant-classic del fumetto contemporaneo. Grazie infatti al suo stile al limite del minimale, Pettinger nelle sue storie brevi (o semi-lunghe, potremmo definirle in certi casi) riesce a mescolare tantissime sensazioni differenti, in una miscela che è una specie di perfetta e impossibile via di mezzo tra un’interpretazione assolutamente paradossale della vita ed un’altra molto aderente al vero. Ah, se foste dubbiosi sul titolo, vuol dire questo.
Sul sito della casa editrice a mio avviso viene inserita una descrizione che è perfetta per il tipo di storie di Pettinger, che vi voglio riportare perché credo che colga benissimo quel gusto lì: “Le sue storie senza tempo, raccontate con l’economia di Hemingway e immerse in un bagno di vertigine kafkiana, oscillano tra realismo oscuro, fantascienza e distopia”. Lo stile, dal punto di vista del segno grafico, è chiaramente ispirato ai fumetti che apparirono soprattutto tra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento sui quotidiani americani, con una costruzione piuttosto “inchiavardata” delle vignette, una disposizione sempre rigidamente orizzontale e un disegno caricaturale sì ma anche aderente al vero. Proprio questo aspetto, per così dire, “rassicurante” mette in moto tutta una serie di processi, che vanno dalla sorpresa, al divertimento al godimento puro, quando si leggono le vicende al limite dell’assurdo poste in pagina. Amori impossibili interdimensionali, vite inette finite sul lungomare, guerre ad una grande corporazione industriale che sembra, spaventosamente, famigliare od anche stranissime storie nonsense di bizzarri appuntamenti “sulla neve”.
Insomma vi siete accorti, in questa mia breve carrellata, di come Pettinger ami mischiare il normale con l’assurdo, generando quel godimento (ed è la terza volta che uso questo termine, perché mi sembra giustissimo per indicare la sensazione che ho provato nel leggere i suoi racconti a fumetti) che è proprio di quando si ha sì davanti qualcosa di molto artistico, dove si intravede la mano dell’autore ma, al tempo stesso, “sotto”, ancorato al suolo, c’è sempre e comunque una storia che prosegue, si sviluppa e si conclude. Non c’è mai un non detto o, meglio, se c’è arriva nel momento giusto, quando insomma la potenza di quella storia si esaurisce in maniera naturale. Goiter, insomma, si “tiene” in tutte le sue parti perché, fondamentalmente, è un fumetto, un fumetto strano certo, un fumetto con salti temporali, momenti allucinogeni e personaggi francamente al limite dell’impossibile ma rimane un fumetto, da leggere, su cui farsi una risata e, in certi momenti, su cui struggersi e interrogarsi sulla propria vita. Una delle migliori pubblicazioni dell’anno, un libro gigantesco, in tutti i sensi, che se non recupererete vi farete un grande torto.