Cosa succederebbe se il mondo dei Goonies e di quei film anni ’80 venisse portato di peso ai nostri giorni? Probabilmente diventerebbe qualcosa al confine con i film di Wes Anderson o con quel cult assoluto chiamato Little Miss Sunshine. O almeno così la pensa Veronica “Veci” Carratello, autrice del fumetto Freezer, fuori in questi giorni per Bao Publishing.
Una storia incentrata sulla crescita e il passaggio alla fatidica età adulta di Mina, ragazzina che fatica a integrarsi con le sue coetanee e che ama rifugiarsi nei prati di campagna. Mina abita con la sua famiglia, stramba al punto giusto: il papà attore di pubblicità e lo zio disadattato e quasi sociopatico, bilanciati dalle figure femminili più rassicuranti di mamma e nonna. E proprio la nonna sarà protagonista involontaria della seconda parte del libro.
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Per capire meglio il libro e le sue ispirazioni, abbiamo fatto qualche domanda all’autrice Veronica Carratello.
Per presentare il tuo libro a un amico, lo definirei un incrocio tra Little Miss Sunshine e I Tenenbaum di Wes Anderson… ci ho preso? Sono dei titoli che ti hanno influenzato?
Sì, direi che ci hai preso. Little miss Sunshine è uno dei miei film preferiti, mi è stato d’ispirazione nella creazione dei personaggi, volevo creare un nucleo familiare buffo come quello del film, poi la citazione alla spinta del pulmino sgangherato è abbastanza palese. Durante la lavorazione del fumetto ho guardato molti film di Wes Anderson, quindi penso mi abbiano influenzato inconsciamente. I Tenenbaum è il film che preferisco fra quelli di Wes Anderson, di questo regista amo particolarmente i personaggi, la fotografia e i colori, si respira aria vintage anche in Freezer. Il cinema non è la mia sola fonte d’ispirazione, mi influenza anche la musica, la letteratura, la radio, la tv e ovviamente anche i fumetti, ma più di tutto, prendo spunto dalla vita. In Freezer c’è un chiaro riferimento a Catfish, una serie televisiva-reality americana che racconta le verità e le bugie delle relazioni online.
È molto bello il contrasto dentro-fuori: spicca il senso di libertà che la protagonista vive quando è all’aperto, lontana da casa e dalla città. Una via di fuga è necessaria?
Sì, volevo sottolineare questo contrasto, una via di fuga è necessaria? A volte sì, che sia un posto in cui amiamo rifugiarci, o un hobby, ognuno di noi ha bisogno di ritagliarsi un proprio spazio.
Come è nata l’idea della storia? Quanto è importante il proprio vissuto in una storia di formazione come Freezer?
Per prima cosa ho creato i personaggi, avevo alcune idee ma mi mancava la trama principale, ci ho pensato per mesi, finché un giorno, sentendo una notizia di cronaca alla radio, mi si è accesa la lampadina! Credo sia importante mettere qualcosa del proprio vissuto, per permettere al lettore di identificarsi nei personaggi e per rendere la storia più veritiera, anche se in Freezer ci sono elementi surreali.
Procedendo nella lettura si passa da una normale storia di famiglia (per quanto stramba) a un mezzo thriller, con colpo di scena finale: come definiresti il tuo libro?
Lo definirei una commedia drammatica, una lettura “rinfrescante” in tutti i sensi.