LIBRI FIGHI scritto così, in capslock, è una rubrica che esce ogni giovedì su Dailybest, ma magari più spesso, chissà. Cosa ci mettiamo in questa rubrica? Lo dice il nome, si spiega da sola.
Non solo nuove uscite però, anche classici o meraviglie sconosciute. Hai un LIBRO FIGO che ti piace tanto, che è importante, che pensi dovremmo leggere tutti e vuoi spiegarci perché? Che bello: sono 2500 caratteri spazi inclusi.
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Dieci anni fa esatti, il 25 novembre 2006, un infarto si portava via Gianluca Lerici, ovvero il Professor Bad Trip: aveva 43 anni, era uno degli artisti visuali più importanti e illuminati degli ultimi trent’anni, almeno. “Uno dei più grandi innovatori italiani nell’arte disegnata. Fumetti, disegni a china, collage, design, di interni, mail-art, è arduo enumerare tutti i settori in cui Bad Trip si è cimentato, lasciando la sua cifra stilistica indelebile. Freaks, punkabbestia, post-umani d’ogni foggia sono gli abitanti del suo universo” si legge sul sito di Shake Edizioni, che pubblicava e pubblica le sue opere.
Era chiaro già allora, dieci anni fa, ma a dieci anni di distanza la grandezza del Prof. Bad Trip appare chiarissima, lampante, e deve essere chiaro a tutti, mettiamocelo in testa: se per Vittorio Sgarbi i graffiti del centro sociale milanese Leoncavallo sono la “Cappella Sistina contemporanea”, allora il Professor Bad Trip è stato il Michelangelo dell’underground.
Non si può neanche parlare di superiorità forse: perché il Professor Bad Trip ha direttamente giocato in un altro campionato, in un altro sport, forse direttamente su un altro pianeta, e spostandosi di quando in quando in infiniti universi in base alle sue lisergiche esigenze.
Nato a La Spezia, Gianluca Lerici aveva viaggiato per anni con la mente – e con il disegno – in mondi cyberpunk allucinati, mondi in cui aveva visto e illustrato l’incubo di un futuro che è ormai presente. Del resto, “Tutti a parlare male degli anni 80, vedrete il 2020!” e il 2020 è lì, a quattro anni da oggi.
Ma il Prof. non aveva messo in pagina solo i suoi di mondi, oltre che le sue personali visioni aveva visitato e disegnato i mondi di Philip K. Dick, di Ballard, di Burroughs, di cui curò anche uno straordinario adattamento a fumetti de Il Pasto Nudo.
Attivista underground quando entrambe le parole avevano un senso, il Professor Bad Trip è al momento celebrato da una mostra che proseguirà a Roma fino al 3 dicembre, A Saucerful of colours, ma se non passate dalla città eterna prima di allora, vale la pena di conoscerlo con questo libro: I fumetti del Prof Bad Trip uscì nel 2008 per Shake Edizioni, ed è un libro corposo, denso, profetico, dove si ritrova una parte della sterminata produzione di Lerici.
Una creatività lisergica, un mondo robotico e distopico, pieno di androidi, mutanti, disperati, fattoni, sbirri corrotti, scienziati pazzi, tutti insieme appassionatamente in fuga da universi di controllo poliziesco, da cui levare le tende il prima possibile. Dove la paranoia regna sovrana e la musica che spacca la testa è una muzak techno punk assordante che martella senza tregua e pesta duro come un fabbro.
Dieci anni fa qualcuno scriveva su Carmilla a proposito del Prof. che “ il messaggio è stato inviato, in una bottiglia di piombo, verso gli spazi interstellari, con la certezza algebrica che, chi aprirà il contenitore, capirà”.
Questo è il libro giusto per cominciare a capire: e anche questa intervista.