Il contributo del Giappone nella costruzione del nostro Immaginario collettivo è fondamentale. A partire dalla fine dell’Ottocento, l’arte e la cultura giapponesi iniziarono ad affluire massicciamente in Europa grazie all’apertura dei porti nipponici all’Occidente, arrivando soprattutto in Olanda tramite la Compagnia delle Indie. Questo fenomeno prese il nome di Giapponismo (Japonaiserie, in francese).
Il giapponismo cominciò improvvisamente tra il 1850 e il 1870, con la moda di collezionare opere d’arte giapponesi, in particolar modo le stampe ukiyo-e, culminando nell’Esposizione Universale di Parigi del 1878. In quel periodo molti pittori impressionisti si infatuarono degli ukiyo-e (letteralmente: «immagini del mondo fluttuante») diventando assidui frequentatori della galleria di Siegfried Bing, un mercante d’arte franco-tedesco che conosceva assai approfonditamente l’arte e la cultura dell’Estremo Oriente e ne vendeva a Parigi i manufatti pittorici, influenzando così molti capolavori dell’epoca (due esempi celebri: ‘La Cortigiana’ o il ‘Ritratto di père Tangu’ di Vincent Van Gogh).
Un secolo dopo, intere generazioni di bambini cresciuti con i cartoni animati giapponesi hanno poi definitivamente spalancato le porte alla scoperta pop di una nazione e dei suoi simboli iconografici (e culinari, su tutti basti pensare all’invasione del sushi e alla successiva scoperta delle mille raffinatezze della cucina tradizionale nipponica).
Questo un pò l’antefatto del perchè se vedete determinate immagini di geishe o paesaggi e villaggi di bambu o onde o carpe la vostra mente si accende, le decifra riconoscendole immediatamente e vi fa scattare quelle sensazioni di cui il Giappone, o meglio QUEL determinato Giappone, ne è simbolo&sinonimo, ovvero: bellezza, eleganza, raffinatezza, silenzio, misura, equilibrio, erotismo, candore.
E se vogliamo portarci a casa un pratico starter pack di tutto questo, ci pensa L’Ippocampo ad aver la risposta giusta: ‘Hokusai. Hiroshige. Le stagioni viste dai grandi maestri della stampa giapponese’ e “Geishe celebrate dai maestri della stampa giapponese”, curati entrambi da Amélie Balcou, sono due libri eleganti e preziosi che, proprio come gli antichi libri giapponesi, si aprono a leporello restituendo a tutta pagina l’arte dei maestri Hokusai, Utamaro, Eisui ed Eishi senza dimenticare Eizan, Kunisada e Yoshitoshi.
“Geishe celebrate dai maestri della stampa giapponese” è una selezione delle più famose stampe del genere bijin-ga (« immagini di belle donne »)
‘Hokusai. Hiroshige. Le stagioni viste dai grandi maestri della stampa giapponese” celebra il tema delle stagioni con un’antologia delle stampe più famose, tratte dall’opera dei maggiori artisti del paesaggio, dall’epoca di Hokusai a quella di Hasui.
Per tornare a quanto dicevamo all’inizio, e ritrovare il fil rouge che tesse la trama del nostro immaginario collettivo, queste due pubblicazioni meravigliose ci restituiscono la magia che devono aver provato Vincent Van Gogh o Monet di fronte alle prime stampe arrivate a Parigi. Non possiamo che perderci nella magia nelle lunghe sere invernali che ci aspettano.
UN CONSIGLIO EXTRA:
Se volete vivere l’esperienza Giappone al completo, cioè aggiungendo ai sensi della vista e del tatto anche quelli del gusto e dell’olfatto, vi suggeriamo la box MICATUCA Giappone, con 7 prodotti tipici, 2 ricette e una tovaglietta bellissima!
Geishe celebrate dai maestri della stampa giapponese
di Amélie Balcou
196 pp
Editore: L’ippocampo
Hokusai. Hiroshige. Le stagioni viste dai grandi maestri della stampa giapponese
di Amélie Balcou
226 pp
Editore: L’ippocampo