Kabi Nagata prosegue l’esplorazione di sé in “Diario di una guerriera single – Il mio matrimonio con me stessa”.
Non so quante e quanti di voi conoscano Karl Ove Knausgård e la sua opera “La mia lotta” ma quando penso a lui la mia mente si rivolte, in modo istintivo, anche a Kabi Nagata autrice di “Diario di una guerriera single – Il mio matrimonio”. Il volume, appena pubblicato da J-Pop Manga, è l’ennesimo tassello, per altro molto denso, del mosaico personale di Kabi Nagata che, letteralmente, sta via via, nelle sue opere, mettendo in manga la sua vita e la sua esistenza. Ecco allora il motivo per cui “Diario di una guerriera single – Il mio matrimonio” mi ha fatto venire in mente Knausgård: perché pure l’autore norvegese, nella serie dei suo romanzi Min Kamp (letteralmente, in italiano: “La mia lotta”) ha fatto la medesima cosa, ovvero mettere “in letteratura” la sua vita.
Al netto dello stile dell’autrice, sempre e comunque abbastanza “chibi e kawai” anche quando racconta cose abbastanza tremende e spaventose, la cosa che rende “Diario di una guerriera single” un testo meritevole non solo di essere letto ma anche riletto e in un certo qual modo studiato e di come metta bene in evidenza un grande tema della nostra contemporaneità, confermato per altro da centinaia di studiosi di tutto il mondo: ovvero la singletudine, cioè la formazione di “famiglie” composte da una sola persona. Specialmente nel mondo più industrializzato, come giustappunto il Giappone, si assiste ormai da anni a questo fenomeno: ovvero di un sacco di persone single che, più o meno in modo felice, conducono la loro vita da sole. Questo accade anche alla protagonista del nostro manga che però, ben lungi dall’avere una fede incrollabile nella “giustezza” di questa scelta, si interrogherà a più riprese se faccia bene o male a stare da sola: ben presto, riprendendo le tematiche di “Lettere a me stessa“, il suo formidabile esordio, sente il richiamo dell’amore, nonostante la sua, praticamente infinita, paura nei confronti “dell’altro”.
C’è anche un fine ragionamento, trattato benissimo, sulle questioni relative all’identità di genere e un ottimo spaccato della società giapponese contemporanea, al tempo stesso, così diversa e così simile alla nostra. Nagata, senza arrogarsi il diritto/dovere di insegnare nulla a nessuno ma, semplicemente, di testimoniare la sua personale e privata vicenda, la rende universale: una giovane ragazza con problemi legati all’alcolismo e alla depressione, alle prese con il mestiere dei suoi sogni ma che reca con sé anche un peso “fisico e sociale” fortissimo e con la “sfida” di dover pensare al futuro. Tutti gli ingredienti per un grande manga solo all’apparenza “carino&puccioso”. Diario di una guerriera single è tutto tranne che un’opera superficiale ma che anzi scava nel profondo dell’Io dell’autrice. Un’autobiografia “a cuore aperto”, consigliatissima per tutte e tutti.