Libri
di Mattia Nesto 12 Giugno 2024

Dark Souls Redemption: non il manga che ci saremmo aspettati

J-Pop porta in Italia il manga ispirato alle atmosfere di Dark Souls: non potevamo non leggere Dark Souls Redemption.

Quando ho letto l’annuncio dell’uscita per J-Pop Manga di Dark Souls Redemption debbo ammettere di essermi molto incuriosito. Conoscendo i fumetti legati al mondo di Bloodborne ed anche a quello di Sekiro, la trasposizione manga dell’universo dell’iconico gioco di From Software era un qualcosa di abbastanza mirabile, nonché da analizzare con cura e attenzione. La prima cosa che il fumetto di Julien Blondel e disegnato, benissimo, da Shonen è stato un senso di spaesamento. Se infatti mi aspettavo, detto molto francamente, un’opera sulla falsariga del manga dedicato a Elden Ring (che ho apprezzato, per altro), quindi molto legato alla lore e alle atmosfere del gioco di settimana generazione, sono stato smentito. Dark Souls Redemption infatti, seppur ha uno stile che ricorda l’opera originale molto da vicino, ha pochissimi agganci e rimandi al videogioco, visto che, almeno per questo primo volume, a parte un riferimento alla fiamma e una fugace citazione di “un marchio” che si è perduto, oltre che al concetto di evocazione da altri mondi e di pareti illusorie, non c’è molto altro.

Si parla di un misterioso ordine di cavalieri che si dicono “vendicatori dei grandi draghi grigi” ma che paiono non avere troppi legami con la Scuola del Drago di Vinheim e quindi un senso di spaesamento c’è. C’è però, e pure forte, un’atmosfera intrigante e oscura, che ci getta subito all’azione, a seguito di una misteriosa protagonista senza nome e senza memoria che si risveglia, senza saperne il motivo, in una cripta, circondata da ossa e da bare. Il primo volume offre sicuramente numerosi esempi di come Shonen, l’autore dei disegni, nonostante sia un autodidatta sia veramente arrivato a un livello elevato nello stile, che grazie ad un riuscito gioco di chiaro-scuri rende bene l’intonazione dark-fantasy dell’opera. Sul fronte della sceneggiatura, nonostante Blondel sia un nome molto quotato, ho qualche perplessità in più: mi è parsa abbastanza frettolosa, quasi come se procedesse a salti. Vero è che un numero solo non è materiale bastevole per dare un giudizio complessivo o comunque esteso, ma per quanto ho letto un paio di domande me le sono fatte.

Al netto di tutto, però, dopo un paio di giorni di riflessione, sono arrivato alla conclusione che proprio, almeno all’apparenza, questa mancanza di adesione totale-tombale all’opera originario, potrebbe rendere Dark Souls Redemtpion un manga con una personalità proprio, che prende “solo” spunto da Dark Souls per poi evolversi e costruire un world-building proprio e proprietario. Alcune suggestioni, una su tutte “i cavalieri della scaglia”, mi paiono veramente intriganti e mi hanno portato a volerne sapere di più. Al contrario di quello di Elden Ring, inoltre, qui non c’è spazio per la parodia o l’umorismo, ma tutto è tremendamente pesante e solenne, proprio come se ci trovassimo di fronte all’esperienza dark-fantasy che è l’opera originale. Staremo a vedere, anzi continuireremo a leggere.

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