Libri
di Giulio Pons 13 Settembre 2019

Cortocircuito – Come politica, social media e post-ironia ci hanno fottuto il cervello

I social media sono macchine perverse costruite per farci fare click, Internet ci sta rincoglionendo tutti?

Ledizioni è una piccola casa editrice con un catalogo di tutto rispetto, punta sulla qualità e seleziona attentamente i suoi autori. L’origine di questo piccolo paradiso di cultura è la LEDI (Libreria Editrice D’Italia) di cui Ledizioni è una specie di spin off. Tra i libri pubblicati quest’anno c’è un libricino dal titolo stuzzicante “Cortocircuito – Come politica, social media e post-ironia ci hanno fottuto il cervello“. L’autore è Gabriele Ferraresi, direttore di Sapiens e vecchia conoscenza di Dailybest e non potevamo non parlarvene.

In un circuito elettrico il cortocircuito è un collegamento accidentale fra due punti a potenziale diverso, si annulla la resistenza e passa tantissima corrente, causando danni, del tipo che può prender fuoco e si deve buttare via tutto. Il cortocircuito citato nel titolo è quello che avviene quando due mondi si scontrano, come media tradizionali e social media. E’ quella battaglia che si gioca sui social, tra due poli opposti, chi la pensa come te e chi è contro, posizioni estreme che però si dicono entrambe vere. Il contatto tra i due punti a potenziale diverso avviene tipicamente dentro Facebook, sul proprio feed e, come ogni cortocircuito fa danni: fake news, risse, zero discussione, zero conoscenza.

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Il cortocircuito è una fake news rilanciata al telegiornale in prima serata e poi i social che rilanciano l’errore del tg, in un loop che genera migliaia di click inutili.

Gabriele analizza questo macello mediatico partendo dalla contrapposizione “Noi” vs “Loro”, spiega la bolla cognitiva dei social media e racconta in dettaglio il funzionamento del sistema, sviscerandone i meccanismi perversi, recuperando testimonianze, articoli e studi (tutto linkatissimo nelle note).

I social sono macchine costruite per farci fare un click, sempre uno in più, selezionando automaticamente il peggio, siano gattini, vaffanculo o emozioni allo stato puro, per profilarci e vendere pubblicità. Selezionano il peggio non perché sono pensate per fare male, ma perché il peggio è quello che fa fare click. E ad ogni click il nostro cervello riceve un po’ di dopamina, che ci rende sempre più dipendenti da un inutile cazzeggio fatto di scroll e click.

Non si può dire che sia un libro allegro eh, ma rispetto ad altri autori che trattano gli stessi argomenti Gabriele ci mette l’ironia e racconta in modo divertente e spietato gli influencer, i politici, i meme, le fake news e le risse nei commenti. Sa ridere delle trollate perché le capisce e quando dice che non c’è niente da fare, che una fetta della popolazione è ormai sprofondata nel medioevo, beh, io me lo vedo, Gabriele (col suo negroni in mano) che sorride e dice che contro questo tsunami di merda non si può fare nulla.

Ma in fondo non è vero che non c’è niente da fare, Gabriele sotto sotto lo sa, perché alla fine del libro quando ormai non hai più speranze per questo pazzo pazzo mondo, lascia dire a Franco Bolelli, filosofo, quello che anche lui pensa: la strada giusta è “fare”. Fare le cose. Essere tra quelli che fanno qualcosa, che costruiscono, che creano, che hanno uno slancio, un’attitudine costruttiva, senza cadere nella trappola dei social. Grazie!

Questo libricino sul Cortocircuito dei social e su quanto ci ha fatto rincoglionire Internet è una delle cose che ha fatto Gabriele Ferraresi e che ti aiuterà a capire meglio il mondo di oggi.

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