Ding Pao-yen con Console 2073, pubblicato da Toshokan, ci regala una emozionante storia romantica e sci-fi che non dimenticheremo.
Quanta grazia, delicatezza, emozione e sensibilità prorompe dalle pagine di Console 2073 di Ding Pao-yen, un racconto a fumetti semplicemente meraviglioso pubblicato da Toshokan. Questo fumetto mi è piaciuto tantissimo perché l’ho trovato al tempo stesso caratterizzato da una personalità e riconoscibilità fortissima assieme a una capacità di evocare, citare e rimembrare opere simili che sono le grandi storie sanno fare. Dal punto di vista del genere di appartenenza siamo nei dintorni di una storia romantica (e disperata) sci-fi, dove il nostro protagonista J è un debunker di professione, ovvero una persona che si occupa di eliminare gli errori di programmazione nei videogiochi. Siamo in un futuro non troppo distante, in un cui la tecnologia è andata molto avanti e dove la realtà virtuale e una “cosa da tutti i giorni”. Peccato che il nostro programmatore nelle sue peregrinazioni digitali abbia incontrato una misteriosa ragazza, Saya, una sorta di proiezione virtuale che, nonostante il ragazzo si occupi di diversi giochi, non solo “lo segue” ma, addirittura, tracima nei suoi sogni.
Quello che potrebbe rappresentare una banale infatuazione per un npc, una dinamica abbastanza classica nel gaming, in realtà, man mano che la storia va avanti, si rivela qualcosa di più profondo. J, infatti, sembra a più riprese fare fatica a distinguere ciò che è reale da quello che è virtuale, con segnali e indizi, oltre che oggetti “fisici” che parrebbero appartenere al mondo digitale, e viceversa. Ho semplicemente adorato le molteplici citazioni e rimandi all’universo di Murakami, evocato costantemente, oltre che alla presenza massiccia di libri, librerie e biblioteche in questo racconto, che mi hanno fatto un po’ venire in mente le atmosfere di Pagemaster.
Per quanto lo stile del disegno penso che il “contrasto” tra i temi trattati che, fondamentalmente, ruotano attorno al concetto di solitudine, bisogno d’amore e astrazione (oltre che del confine tra sogno e realtà) e i personaggi raffigurati con fattezze chibi sia un grande punto a favore di Console 2073. Questo contrasto, infatti, genera in me, e penso anche in tantissime lettrici e lettori, un senso di scoperta e interesse a ogni pagina, proprio perché le trovate di Ding Pao-yen non paiono mai fine a se stesse, ma giustappunto dettate da precise esigenze narrative e stilistiche. Lo stretto legame, poi, tra l’autore e questa storia, viene ulteriormente sottolineato da, citando il nuovo e bellissimo sito della casa editrice Toshokan, plurimi riferimenti interni tra cui:
In alcune opere giovanili, Ding Pao-yen ha usato lo pseudonimo Morning Anxiety, nato a partire dal romanzo di Françoise Sagan “Bonjour tristesse”. In cinese, i caratteri di ri’an 日安, “buongiorno”, possono essere combinati per formare “Yen”, ossia l’ultima parte del suo nome. “Siccome i personaggi che creavo all’epoca si trovavano spesso in uno stato d’ansia, ho cambiato ‘tristezza’ con ‘ansia’. Mi sembrava un nome figo con cui pubblicare i miei fumetti” spiega l’autore.
In Console 2073 il misto tra malinconia e romanticismo è il principale motivo per cui ho semplicemente adorato questa storia, così come i rimandi sci-fi ai mondi digitali e anche alla già citata presenza di libri (e di come la lettura sia molto importante in questo mondo). Se leggerete questa storia entrerete a contatto con un racconto d’amore disperato e impossibile, molto dolce ma anche molto triste, con minuziosi colpi di scena e abbattimenti dei cliché di grande gusto. Insomma, avete ancora dubbi a recuperarlo?