LIBRI FIGHI scritto così, in capslock, è una rubrica che esce ogni giovedì su Dailybest, ma magari più spesso, chissà. Cosa ci mettiamo in questa rubrica? Lo dice il nome, si spiega da sola.
Non solo nuove uscite però, anche classici o meraviglie sconosciute.
Hai un LIBRO FIGO che ti piace tanto, che è importante, che pensi dovremmo leggere tutti e vuoi spiegarci perché? Che bello: sono 2500 caratteri spazi inclusi. Scrivici a info@dailybest.it, oppure sulla nostra pagina Facebook.
Quando si sono esauriti i biglietti per l’incontro con Emmanuel Carrère al Teatro Franco Parenti di Milano ero contento: il destino e la mia pigrizia organizzativa – la stessa per la quale questa estate resterò in città – mi toglievano il dubbio se recarmici o meno. Bene così.
Carrère era a Milano il 19 marzo scorso per un breve tour promozionale, dedicato a Propizio è avere ove recarsi, una raccolta di suoi saggi e articoli uscita da poco per Adelphi. Poco da dire: se amate quel meraviglioso, intelligentissimo paraculo che è Carrère, amerete anche questa sua raccolta di scritti degli ultimi 25 anni, compratela a scatola chiusa, chiudete questa tab, aspettate che il corriere suoni o il portinaio lasci un bigliettino nella casella della posta, occupate il divano più vicino.
Propizio è avere ove recarsi spazia bene o male ovunque nella produzione del nostro dagli anni ’90 a oggi ed è “una fondamentale via di accesso al laboratorio dell’autore. E soprattutto un appassionante autoritratto involontario”, dove ci sono sia pezzi di intelligenza e bravura da pelle d’oca, come la “nascita” del romanzo L’Avversario e il suo primo incontro con il killer Romand, che altri un po’ legnosi, per esempio tutta la rilettura di Balzac.
Comunque, figuriamoci, nel complesso la raccolta gira alla grande – l’intervista fallimentare a Catherine Deneuve… – perché Carrère è un fuoriclasse, e mica da oggi. È un fuoriclasse per cui l’importante è avere qualcosa da raccontare a modo suo, fondendo la storia che segue alla sua storia personale, annodando il proprio ego alla trama per buttare una rete in cui restiamo intrappolati. Il tutto, miracolosamente, senza starci sui coglioni: senza sbracare, senza prevaricare chi legge, senza peccare di noia. Doti più uniche che rare.
A Carrère riesce questo miracolo di essere piacevole, gradevole, anche così, ed è la sua forza: Il est avantageux d’avoir où aller in originale, dal libro dei mutamenti I Ching, è un po’ come una raccolta di b-side di un artista che amiamo, ci fa credere di conoscerlo meglio, e di carrèristi l’Italia è piena, me compreso.
Si nota poi in Propizio è avere ove recarsi l’evoluzione stilistica di Carrère, l’enorme salto dal come scriveva nei primi anni ’90, per esempio nel caso del reportage nella Romania post Ceausescu, oppure passato il periodo cattolico – quando era a uno sgabello e una corda dal suicidio, lì non era propizio recarsi – momento biografico che ha raccontato in dettaglio ne Il Regno e altrove, fino a come scriveva dieci, o venti anni dopo,
In sostanza Propizio è avere ove recarsi è la dimostrazione finale che è “vano contrapporre letteratura e giornalismo”, certo, sempre a patto di essere abbastanza bravi: forse solo a patto di essere Carrère.