Libri
di Mattia Nesto 19 Maggio 2022

Calipso: fiamme che si alzano nella notte

Abbiamo intervistato Alice Berti che esce proprio oggi in libreria con Calipso per Bao Publishing.

Lei è Calipso  Lei è Calipso

Proprio oggi esce Calipso, il nuovo fumetto di Alice Berti, dopo il graphic novel d’esordio Neon Brothers (ne ho parlato qui) e la curiosità, vi confesso, era tanta. Curiosità perché, seguendola sui social, Berti ha dato l’impressione di una crescita costante, e come persona e, soprattutto, come artista. Non soltanto non ha smesso, praticamente per un secondo, di sperimentare e mettere alla prova la propria tecnica, ma la si è vista alle prese con tutta una serie di passioni anche non così tanto convenzionali: come una certa estetica proveniente dal Giappone, il k-pop e, perché no, alcune influenze dal mondo dei videogiochi. Tutto questo, ma anche molto altro, è condensato in Calipso, una storia uber-pop assolutamente non d’amore ma di sentimenti, nel senso più lato, profondo e colorato del termine. E con una protagonista che non si dimenticherà facilmente. Per tutta questa serie di ragioni ho raggiunto Alice Berti per un’intervista esclusiva.

Una spia assolutamente non convenzionale  Una spia assolutamente non convenzionale

Domandano per bruciare le tappe: quanto (e se) sei cambiata da Neon Brothers, il tuo esordio di due anni fa?

Penso di essere più consapevole sia di me come persona che come autrice. Neon Brothers è stato il mio graphic novel d’esordio e non sapevo esattamente come funziona l’editoria, il mercato, la produzione di un libro. Arrivata a Calipso ho compreso meglio tanti meccanismi e nonostante i difetti, che ci saranno sempre e comunque, sono felice del lavoro che ho fatto.

Al netto dello stile super fresco e d’impatto, Calipso è anche una storia, da un certo punto di vista, di denuncia sul tema della violenza di genere: potresti parlarci come è nata questa trama?

Io scrivo fumetti perché sono arrabbiata. Se c’è qualcosa che mi dà fastidio e non so come gestire perché troppo grande, sento il bisogno di provarci così: forse perché sono consapevole che non si può cambiare il mondo da soli, ma se posso dare anche solo un briciolo di speranza e di consapevolezza a chi legge le mie storie, sono felice di farlo.Il punto di partenza per me, con Calipso, è stata la consapevolezza di cosa vuol dire essere donna in un mondo ancora fin troppo patriarcale. Quando sei più giovane spesso è difficile rendersene conto, ma quando cominci a capirlo ti chiedi “perché deve essere così?”. La rabbia è davvero un motore incredibile per l’arte.

Che Alice Berti abbia disegnato Alice Berti?  Che Alice Berti abbia disegnato Alice Berti?

Che ragazza è Calipso? Ci usciresti a bere qualcosa la sera?

Calipso non è una persona cattiva, è solo molto fragile. Devo ammettere che, scrivendo il suo personaggio, a tratti l’ho odiata, per poi rendermi conto che per alcuni aspetti è solo uno specchio della me del passato: una persona che quasi non riconosco più, ma che sono consapevole mi abbia aiutata a diventare chi sono oggi. Volevo raccontare soprattutto quanto è importante guardare dentro l’animo umano per conoscere davvero qualcuno: Calipso compie gesti anche sconsiderati e provocatori, però vorrebbe solo aiutare le persone in difficoltà, dunque qual è la cosa giusta o sbagliata? Questo paradosso non giustifica le sue azioni, ma volevo che fosse un invito a comprendere cosa significa convivere con dei fardelli, anche a livello psicologico, di cui spesso non ci si accorge quando si guarda alle persone care che ci stanno intorno. Quindi forse non ci uscirei a bere, ma andare a darle un abbraccio e dirle che andrà tutto bene forse sì, perché no!

Possiamo definire il tuo fumetto uno young adult oppure questa definizione ti sta stretta?

Non amo molto le etichette, qualsiasi esse siano: le trovo limitanti, per quanto utili in diversi contesti. In realtà non mi importa molto come venga chiamato, l’importante per me è che le persone si divertano leggendolo!

Dal punto di vista del disegno, proprio per quanto concerne la tecnica, ho trovato un netto miglioramento rispetto al tuo esordio, già molto convincente: quanto hai studiato in questi anni?

Ho semplicemente proseguito sul mio percorso e ho cercato di imparare dalle incertezze di Neon Brothers, sebbene sia impossibile non averne.Poi, c’è da dire che la storia di Calipso è più seria, cruda e, per certi versi, realistica rispetto a Neon Brothers, con cui volevo fare un libro divertente e un po’ punk. Perciò se lo stile è evoluto, è dovuto anche a questo.

Chi sono stati i tuoi modelli, se ve ne sono stati, dal punto di vista del disegno e, perché no, del raccontare le storie in generale?

Sicuramente Jamie Hewlett (Gorillaz) insieme ad Ai Yazawa (Nana, I cortili del cuore) per il disegno sono stati dei punti di riferimento sin da quando ero piccola, e Bryan Lee O’Malley (Scott Pilgrim, Seconds) per la narrazione. Un altro autore che ammiro molto è Stephen King, per la sua capacità di raccontare storie realistiche e molto umane in trame di genere.

Una copertina di sicuro impatto  Una copertina di sicuro impatto

Quale sarebbe una playlist per Calipso? A proposito hai per caso pensato di farla a corredo del tuo fumetto?

C’è già! Si trova sul mio profilo Spotify (c’è anche per Neon Brothers).Per Calipso ho pensato principalmente a canzoni italiane: mi piaceva l’idea di dare al libro un’atmosfera alla “Dolce Vita”, un immaginario tutto italiano dove le persone mangiano pasta e pizza nei tavolini per strada con tovaglie a scacchi bianche e rosse. Non possono mancare classici come Mina, Raffaella Carrà – due grandi artiste e donne che non hanno mai smesso di essere loro stesse – senza dimenticare cantanti contemporanei come Mahmood, Ghali e Francesca Michielin, che tra l’altro è mia compaesana, quindi come escluderla da questa playlist! Ah, per altro se se siete curiosi la trovate qui!

 

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