Se gente del calibro di Parmenide, Agostino di Ippona o Giovanni Calvino hanno più e più volte ragionato attorno al concetto di predestinazione, nonostante il cattolicesimo ufficiale oggi lo rifiuti, un certo fondo di verità ci dev’essere.
E, francamente, è difficile non credere alla predestinazione quando non si cresce alti, prestanti e forti e, invece di passare l’estate da una conquista all’altra, da un’avventura galante ad una rapida esplosione di passione, si assume l’aria un po’ sconsolata di un Jean-Louis Trintignant di provincia e si sprofonda nella propria sdraio.
A soccorrerci però, nel corso degli anni se non dei secoli, sono arrivati una serie di scrittori che, se proprio non ci hanno indicato la via, quantomeno ci hanno mostrato la possibilità che vi siano, nella vita come nella letteratura, storie d’amore fuori dagli schemi. Quale tema migliore da leggere in spiaggia nonostante gli schiamazzi, i Supertele che schizzano ovunque e il terrificante olezzo di crema solare protezione 35 che impiastriccia l’aria intorno a voi?
Noi ne ve ne proponiamo dieci!
Lolita, Vladimir Nabokov
Ok fermi tutti: se si deve fare un elenco di dieci storie non convenzionali non si può non citare il romanzo di Nabokov uscito nel 1955. E non perché fu accolto dal pubblico e dalla critica come un libro scandaloso e venne più volte censurato ma perché si tratta (anche nella splendida edizione Adelphi tradotta da Giulia Arborio Mella) di uno dei libri del secolo scorso in cui la qualità della scrittura è più alta.
È un vero e proprio saggio sul buon scrivere e una messa in mostra di tutta la forza, dirompente, che ha il dizionario se usato come si deve. Quindi dimenticatevi simil Ruby Rubacuori o, più o meno velati, riferimenti alla vostra vicina di ombrellone degli anni 2000. Al di là del “tintinnar di manette” che vi potrebbe cogliere, Lolita è un gran libro perché è scritto divinamente, un’avventura erotica all’interno delle mille posizioni e situazioni della parola.
Rimini, Pier Vittorio Tondelli
Rimini vuol dire corpi, sudore, muscoli che si tengono e mani che si sfiorano, sesso, violenza e l’aria della sera che ti solletica la pelle. Tondelli ha saputo come pochi donare l’immediatezza del tempo presente, in questo caso gli anni ’80, cristallizzandola in libri che si sono imposti, sempre più nel tempo, come vere e proprie pietre miliari. Questo libro è una di quelle pietre.
A proposito di Rimini Tondelli aveva dichiarato: “Voglio che Rimini sia come Hollywood, come Nashville, cioè un luogo del mio immaginario dove i sogni si buttano a mare. Voglio un romanzo spietato sul successo, sulla vigliaccheria, sui compromessi per emergere. E Rimini è questa Italia del sei dentro o sei fuori”.
E proprio in questi termini vengono presentate le carnali ed elettriche storie d’amore estive di questo libro, ideali e così differenti rispetto alla vostra di estate che sta passando, senza soluzione di continuità, dalla pagina della squadra del cuore sulla Gazzetta all’ennesima granita alla menta.
La bella di Lodi, Alberto Arbasino
Arbasino per me è e rimarrà sempre uno scrittore estivo. La Bella di Lodi , uscito nel 1972, è il libro di cui non si può fare a meno quando si deve prendere l’autostrada per raggiungere il luogo di vacanza. Infatti la storia d’amore tra Roberta, giovane appartenente alla buona borghesia lodigiana e Franco, manutentore A.C.I., si svolge tutta lungo l’autostrada del Sole, simbolo chiave ed emblema del boom economico degli anni Sessanta.
Soprattutto nelle descrizioni di Franco non è difficile cogliere il “superitaliano”, ovvero il modello di tanti giovani italiani che, specie d’estate, paiono emergere come funghi sulle spiagge sui bagnoschiuma nostrani: “Tipo abbastanza convenzionale del ragazzaccio italiano brutto/bello dritto/stronzo coi capelli lunghi e le braccia grosse, vestito come viene viene, ma coi suoi jeans stretti da pifferaio”. Largo ai vitelloni insomma.
All’ombra delle fanciulle in fiore, Marcel Proust
Tempo fa quando ancora non erano stati inventati i filtri su Instagram e il citazionismo non veniva accompagnato da foto di marmorei fondoschiena (ma che il culo fosse sinonimo di saggezza lo aveva teorizzato, anni e anni fa, il maestro Tinto Brass), molti ragazzi italiani, per darsi un tono da tipo impegnato e sensibile, erano soliti portarsi il classicissimo mattonazzo della Recherche (l’opera in otto volumi di Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto) da pronunciarsi rigorosamente in francese e arrotando la r più che si poteva.
Naturalmente nessuno di quei baldi giovani riusciva a finire il titanico viaggio eppure, lungi dal voler essere nostalgici, almeno uno dei tomi di Proust ci paiono ideali per essere portati in spiaggia. Si tratta del secondo volume, intitolato, All’ombra delle fanciulle in fiore. Quasi interamente ambientato nella località balneare di Combray, la storia narra delle prime avventure simil erotiche del protagonista che conosce e si invaghisce di Gilberte, una giovane ragazza dai tratti mascolini che è solita intrattenersi con una “banda di ragazze” del tempo.
I rimandi ad un’atmosferica vagamente omosessuale e lesbica che pervadono tutta l’opera di Proust qui sono quasi deflagranti e a noi non ci resta che rimanere avviluppati all’interno di queste artigliate vicende mentre cerchiamo di non sbrodolarci la polo mentre addentiamo con voracità un cono gelato.
Venere in Pelliccia, Leopold von Sacher-Masoch
Resistere a non adocchiare qualche conturbante milf in spiaggia è esercizio arduo, una sfida che soltanto qualche monaco tibetano o eremita del deserto potrebbe vincere. Eppure c’è un libro ideale per questo tipo di atteggiamento che mischia all’erotismo anche un tocco di giusta, secondo i gusti, perversione: il nome di questo libro è Venere in Pelliccia, l’autore è von Sacher-Masoch e da lui fu coniata la parola sado-masochismo.
Si tratta di un’opera seminale per la storia del gusto e dell’arte novencentesca: basti considerare che la storia di costrizione-amore-passione tra Severin e la bella e giovane vedova Wanda von Dunajew è stata grandemente da ispirazione per Lou Reed ed i suoi Velvet Underground.
Da un lato un amante completamente asservito e dall’altro una “dea” che, quanto più crudele sarà, più farà felice il proprio schiavo. Ora, come scrive giustamente Giancarlo Dotto su Dagospia , questa vicenda può essere perfettamente paragonata al rapporto tra Mauro Icardi, il bomber e capitano dell’Inter e Wanda (guarda caso!) Nara, la sua vulcanica moglie. Qui più che una discussione sul linguaggio occorrerebbe scomodare gli studiosi di letteratura asburgica: quando il calciomercato estivo può essere dotto come neppure una chiacchierata in un caffè di Vienna. Ovviamente, altro che sfumature di colori vari ed eventuali!
Tenera è la notte, Francis Scott Fitzgerald
Quarto romanzo di Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte è il libro ideale se si è invaghiti di una persona che sfugge alle normali categorie interpretative. Infatti, e soprattutto d’estate accade, a volte capita di essere presi follemente da una persona che sebbene si sappia perfettamente come sbagliata, proprio per questo motivo risulta irresistibile.
È questo il caso non solo dei protagonisti di Tenera è la notte ma anche, e soprattutto, della parabola biografica di Fitzgerald e di sua moglie Zelda. Zelda e Scott furono “la” coppia dei ruggenti anni Venti, una coppia dedita agli eccessi, alle auto di lusso e alle solenni bevute in compagnia. Amanti dei viaggi e capaci di tessere relazioni ed amicizie con praticamente tutto il gotha intellettuale dell’epoca, Scott e Zelda avevano tutto per essere la coppia più bella del mondo.
Ahiloro i due dovettero subire nel corso degli anni violentissime crisi sino a quella, decisiva, del 1929 di Zelda che, a seguito di un crollo psichico, dovette essere urgentemente ricoverata in un sanatorio in Svizzera. A causa di ciò anche Scott entrò in grave crisi, cadendo in un feroce vortice di alcolismo. Da questo gorgo in cui la famiglia Fitzgerald era caduta, Scott nel 1934 tirò fuori Tenera e la Notte, storia di follia e passione ambientata a Cap d’Antibes, guarda caso lo stesso luogo nel quale si trovavano i Fitzgerald durante la loro celebre vacanze del 1925. Non fingete che non stiate piangendo anche voi.
Eroidi, Ovidio
Non spaventatevi dal titolo in latino: questo libro di Ovidio si trova facilmente in decine e decine di valenti versioni in italiano, tra cui quella ottima di G. Rosati per la Bur Rizzoli. Eroidi, o Heroides, o Lettere di Eroine è il volume perfetto per le sere un po’ tristi e un po’ disperate dopo che un amore vi ha, solennemente lasciati.
Infatti la regola aurea per superare un abbandono è trovare qualcuno con cui scambiare, in maniera empatica, questo senso di perdita: e quali miglior compagne di sventura se non le eroine dell’Antichità, praticamente tutte “sedotte e abbandonate” da eroi tra il guascone e il vigliacco? Da Didone ad Arianna, passando per Penelope e Fedra sino a Saffo, il parterre che invita Ovidio è quanto mai ricco e variegato e permette di affrontare la perdita di un amore e l’abbandono dell’amante in modo ideale. In più non fa ingrassare: la pizza, il gelato e le caramelle sì.
Jules e Jim, Henri-Pierre Roché
Ci sono certe estati in cui alla confusione di un gruppo numeroso si preferisce la compagnia di pochi amici. Ci sono poi altre estati in cui quel gruppo è composto, tendenzialmente, da due uomini, spesso amici, amicissimi, e da una donna. Ecco che, quasi biologicamente, scatta la situazione à la Jules e Jim.
Jules e Jim è infatti la storia di un triangolo amoroso tra Jim, alter ego dello stesso autore Roché, l’amico Jules, lo scrittore tedesco Franz Hessel, e a la pittrice e traduttrice di Berlino Helen Grund. Ma scordatevi la morbosità o la pruderie tipica di un servizio di Studio Aperto. Come soltanto chi ha sperimentato dal vivo un triangolo amoroso, il romanzo di Roché è delicato e virato alle tinte pastello. Il finale è tragico come del resto tutte questo genere di relazioni.
Le confessioni di un figlio del secolo, Alfred De Musset
Quando si è giovani e si crede, ancora, nell’amore spesso si spende l’estate a ricercare quello impossibile. Anche se si è tutti presi dalla tempesta ormonale in maniera un po’ testarda si cerca di perseguire la storia d’amore definitiva, tanto fondamentale da finire sui libri.
Una storia del genere, con tutte le sue pesantezze, pomposità e orpelli è proprio quella contenuta in Le Confessioni di un figlio del secolo di Alfred De Musset. De Musset fu un brillante artista francese del 19° secolo passato alla storia anche per la sua turbolenta storia d’amore con George Sand, la “penna di Francia”, scrittrice di impareggiabile successo, famosa anche per vestirsi da uomo.
Le confessioni sono una sorta di trasposizione romanzesca della loro storia. E, come ogni romanzo dell’Ottocento che si rispetti, è tutto pieno di lettere, di corpetti che stringono più di un cappio e di cuori e petti che palpitano a non finire. Forse non adatto a tutti, Le confessioni di un figlio del secolo mettono a nudo tutte le nostre debolezze quando discorriamo dell’amore perfetto: no, non siamo interessati soltanto al sesso ma di un amore, asettico, da libro non sappiamo che farcene.
Un amore senza fine, Scott Spencer
L’ora del tramonto in spiaggia, fino a qualche anno fa, era il posto ideale per ritrovarsi a tu per tu con il proprio magone: ora però sono arrivati gli “apericena on the beach” e quindi addio alle riflessioni solitarie. Ma comunque non sarà difficile trovare un posto un po’ più isolato per leggere questo libro di Scott Spencer che parla di una storia d’amore tardo-adolescenziale ambientata in America.
Lui un ragazzo preda di malattie psichiche: vuole fare del bene ma finisce per fare del male. Lei è una ragazza dolce, bellissima e dalla forte carica erotica: sa che il ragazzo porterà solo male ma non può farne a meno. Una storia bellissima e bruciante, sbagliata come possono essere le storie integralmente da vivere fino in fondo. Materia perfetta per farci un film, anzi no dato che ne hanno già tratti due uno, sinceramente, peggio dell’altro.