Una tempesta si è abbattuta sul più rilevante appuntamento dell’anno per i fumettisti di tutto il mondo, il Festival del fumetto di Angoulême, in Francia. Niente maltempo, si tratta di un vero e proprio scandaletto di gennaio, che rischia di minare la credibilità del premio europeo più importante in fatto di fumetto. Sì perché il festival attivo dal 1974, tra i vari premi ha anche una sorta di Oscar alla carriera per i fumettisti, il Grand Prix.
Angoulême è il terzo più grande festival del fumetto dopo il nostro Lucca Comics & Games e il Comiket giapponese. Sicuramente i suoi premi sono tra i più prestigiosi.
Quest’anno le cose non sono andate lisce perché un collettivo di disegnatrici chiamato Collectif des créatrices de bande dessisée contre le sexism ha chiesto agli di boicottare il festival per mancanza di candidate femminili al premio alla carriera.
Oltre ai classici Alan Moore, Quino, Milo Manara, Alejandro Jodorowsky, Stan Lee, Frank Miller, Jirô Taniguchi e tutti gli altri, in effetti quest’anno non c’è nemmeno una donna. Né Claire Wendling, una tra le più influenti fumettiste francesi che proprio ad Angoulême si è formata, né Rumiko Takahashi, la più famosa autrice di manga, dalla cui matita sono state create icone come Lamù, Ranma o Inuyasha. Giusto per fare due nomi.
Non è così, però, nelle altre categorie: tra i candidati ai premi dedicati alle opere del 2015 c’è una vasta componente femminile, circa il 25% del totale. Tenete conto che il rapporto tra fumettisti maschi e femmine è di certo impari, essendo le ragazze il 15% degli autori degli albi pubblicati nel 2015.
Alla richiesta di boicottaggio hanno aderito alcuni disegnatori candidati al Grand Prix, tra cui Joann Sfar, Riadd Sattouf, Daniel Clowes, Charles Burns, Etienne Davodeau e il nostro Milo Manara, che ha così commentato la vicenda su Facebook:
“Data l’importanza delle donne nella mia vita artistica (e nella mia vita in generale), e dato il fatto che ho sempre tentato di essere rispettoso del loro ruolo di soggetto e non di oggetto del mio lavoro, vorrei ritirare il mio nome dalla lista dei candidati del Gran Prix di Angoulême, che non ha citato nemmeno una delle fumettiste in questo grande riconoscimento alla nostra professione.”
Va detto che anche Alan Moore si era ritirato dalla rosa dei candidati, ma a prescindere. Beata sociopatia.
La polemica è montata fortissimo, specialmente sui social, dove arrabbiarsi è un attimo e ha fatto fare dietrofront all’organizzazione del Festival, che con un comunicato diramato ieri, in sintesi afferma che il Festival è stato in passato un trampolino per autrici come Marjane Satrapi (Persepolis) e Julie Maroh (Il blu è un colore caldo, da cui è stato tratto il film La vita di Adele) e che gli scorsi anni la giuria aveva proposto Marjane Satrapi e Posy Simmonds tra le candidate per il Grand Prix, ma anche che le fumettiste hanno ricevuto pochi voti e si sono piazzate ultime, venendo scartate. Ad ogni modo, per venire incontro alle proteste, il Festival ha annunciato che verranno aggiunte delle fumettiste alla lista dei candidati al premio alla carriera. Si tratta di Moto Hagio, Chantal Montellier, Lynda Barry, Julie Doucet, Marjane Satrapi e Posy Simmonds.
Di certo dal’esterno sembra un’occasione persa per incentivare le tante donne che lavorano al fumetto anche nel nostro paese, come Ellekappa (Laura Pellegrini), Paola Barbato o Barbara Baraldi, autrici di Dylan Dog, Vanna Vinci e le più giovani Lucia Biagi o Giulia Sagramola, senza dimenticare Angela e Luciana Giussani, che dettero vita a Diabolik nel 1962, le grandi madri del fumetto italiano.
D’altro canto il tema è molto sensibile e attaccare un Festival tradizionale per una scelta (anche se discutibile) riguardante solo il premio alla carriera potrebbe sembrare pretestuoso, anche se del tutto legittimo. Certo, la sensazione è che la pezza (l’aggiunta di nuovi nomi ai candidati), sia ben peggiore del danno.
AGGIORNAMENTO:
Via la lista di nomi, quest’anno gli autori votanti esprimeranno la loro preferenza nei confronti dell’autore che vorranno, non importa se uomo o donna. Sembra quindi che la polemica abbia portato a un risultato rivoluzionario per il Festival.