Per raccontare una storia famigliare, fatta di chilometri di distanza, amori travagliati e la Seconda Guerra Mondiale ci sono vari approcci. Quello compiuto da Elisa Macellari nel suo albo, appena uscito per Bao Publishing, Papaya Salad (lo puoi comprare online qui), è uno dei più radicali e rivoluzionari possibili: seguendo il filo del discorso non per ricordi ma per sapori, ci porta alla scoperta della Thailandia di fine anni’30, raccontando le vicende del nonno il quale, in modo abbastanza incredibile, si ritrova in Italia poco prima del tristemente famoso 2 giugno 1940. Esatto, quel giorno del discorso di Piazzale Venezia a Roma di Benito Mussolini, quel giorno in cui l’Italia entra ufficialmente in guerra.
Noi, innamorati dei colori e dei sapori espressi sulle pagine, abbiamo raggiunto Elisa alla presentazione di qualche giorno fa in laFeltrinelli di piazza Piemonte a Milano per farci raccontare come è nato il suo Papaya Salad.
La prima cosa che ci ha colpito del tuo albo sono i colori: una cura inusuale per riproporre dei colori sgargianti, anche inconsueti (come il meraviglioso “rosso gambero/anguria” di costa). Immaginiamo sia stato lungo il lavoro in questo senso.
Il lavoro complessivo sul graphic novel è durato un anno e mezzo e la ricerca dei colori si è modificata in corso d’opera. Volevo delle cromie che ricordassero la Thailandia, riscaldate dal sole tropicale anche quando la storia si sposta dal sud-est asiatico all’Europa alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Sompong, il protagonista, porta sempre con sé le sue radici. Direi che c’è una luce rosa che filtra tutte le immagini, come le orchidee o i taxi a Bangkok.La scelta dei colori di copertina è stata precisa. Volevo che l’oggetto libro diventasse un frutto, verde fuori e rosso il taglio delle pagine.
Da quanto tempo avevi in testa questa storia, così particolare, che collega l’Italia alla Thailandia?
La storia l’avevo in testa da qualche anno, da quando il prozio è mancato e prima di andarsene ci ha regalato, a me e ai miei genitori, una copia del suo diario. Mi è sempre sembrata una vita straordinaria, una individualità che ha percorso la Storia con la S maiuscola. Tutti noi lo facciamo in qualche modo ma lui era nei luoghi esatti, nei tempi esatti, in cui si sono determinate le sorti di un intero Paese. Una serie di sfortunati eventi che poi tanto sfortunati non sono stati.
Anche per la tua personale parabola biografica quali pensi siano i tratti in comune tra i due Paesi e quali sono le differenze più marcate?
Entrambi i Paesi amano la convivialità. Il cibo è momento di condivisione e buonumore.Entrambi i Paesi hanno avuto una storia simile durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia con la Germania, la Thailandia con il Giappone.L’Italia è cattolica e vinta dal senso di colpa. La Thailandia ha un diverso senso della vita, agli occhi degli occidentali è passività, ma in realtà è fatalismo. Se qualcosa succede, lascia che sia.
Ritorniamo sul tuo albo: la fede riveste un ruolo molto importante nelle avventure del protagonista. Pur essendo un grande argomento, spesso dibattuto, l’hai trattato con grande leggerezza ma senza superficialità: è stato difficile fare ciò?
La maggior parte dei thailandesi è buddhista e il loro buddismo si intreccia con il folklore e le credenze animiste. Uno strano miscuglio che non è solo spirituale, ma si vive pragmaticamente ogni giorno, tra superstizioni, rituali e oggetti magici. Sarebbe come descrivere l’Italia senza le processioni, l’acqua santa, i chierichetti o gli ex voto. Non si tratta solo di fede, ma della vita quotidiana che si modella sulle credenze. Io trovo una grande bellezza in questo e nel graphic novel ho cercato di inserirlo nel modo più naturale possibile, senza troppe domande ma semplicemente lasciando che il personaggio vivesse il suo ambiente.
Vai/torni spesso in Thailandia?
Negli ultimi tempi ho intensificato le mie visite ad una ogni uno-due anni.
Anche a seguito di questo video sulla tua pagina Instagram non possiamo non chiederti come sia una “papaya salad” preparata a regola d’arte?
https://www.instagram.com/p/BnI7OmOjTJu/?utm_source=ig_web_copy_link
Gli ingredienti della papaya salad sono crudi e semplici. Per farla a regola d’arte bisogna bilanciare bene ogni sapore, in modo che non ne prevalga uno sugli altri. Deve essere contemporaneamente sapida, dolce, piccante e acida, con consistenze diverse. Nel video non si vede tutto il processo, ma ogni elemento viene messo nel mortaio e pestellato a dovere.
La cucina è una specie di leit-motiv per l’intero albo: sei appassionata? E se sì qual è il tuo cavallo di battaglia dietro ai fornelli?
Sì, la cucina mi piace molto, ma sono pessima dietro ai fornelli. Preferisco mangiare piatti cucinati da chi li sa preparare. Credo che il cibo sia anche un’esperienza estetica e intellettuale.
E anche i legami famigliari lo sono, anzi se dovessimo dire di cosa parla “Papaya Salad” diremmo che parla “della famiglia, di come si nasca al suo interno, di come la si perda, di come la si ritrovi e di come se ne costruisca una nuova”…
La famiglia è sempre una bella gatta da pelare. Una di quelle cose con cui nasciamo e non abbiamo scelto. Cercare di capirla è un tentativo di ritrovare le proprie origini. Con la possibilità di scegliere poi la direzione in cui vogliamo che vada la nostra vita. Credo che sia un invito a ricercare la propria storia, essere grati di quello che abbiamo avuto e da lì partire per una nuova avventura. Nell’introduzione di “Papaya Salad” scrivo: “A volte non si capisce bene in che direzione andranno i venti, ma c’è sempre una buona ragione per viaggiare”.
Papaya Salad – Elisa Macellari
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