Aomanju – La Foresta Degli Spiriti di Hisae Iwaoka, pubblicato da Bao Publishing, vi farà innamorare delle piccole creature del bosco.
Hisae Iwaoka con Aomanju – La Foresta Degli Spiriti ha probabilmente toccato un vertice, elegantissimo e dolcissimo, di stile. Già perché basta sfogliare poche pagine del volume appena pubblicato da Bao Publishing per comprendere quanto ho detto. Le atmosfere sognanti della foresta protagonista di Aomanju, infatti, sono assolutamente deliziose e sono capaci di trasportarci in quella “magica soglia” tipica delle storie che vengono dal Giappone e che, volenti e nolenti, sempre di più stanno diventano parte di noi stessi. In questo caso tutto ruota attorno a una misteriosa casa di legno immersa nel bosco e popolata da bizzarre figure: una sorta di fatina bianca, un ragazzo buono ma dall’animo triste, due personaggi vestiti di tutto punto e che si dicono “guardiani della porta” e, infine, un bizzarro essere dalle sembianze di gallo ma dai pensieri umani.
In Aomanju la narrazione viene scandita per capitoli, che possono essere letti singolarmente ma che, assieme, piano piano, ci forniscono il quadro della situazione; già perché, con una soluzione che vi confesso ho assai gradito, l’autrice Hisae Iwaoka non si perde in prolissi preamboli ma fa iniziare le cose in medias res. I protagonisti, quando li vediamo per la prima, sono già “loro”, hanno già i propri conti e sono immersi nelle personali bizzarre faccende. La raccolta dei “timbri” del protagonista, atti a renderlo “uno spirito proprio come lo spirito, forse, amato” è assieme dolce, buffa e inquietante, in un certo qual modo. E proprio attraverso questi tre sentimenti, la dolcezza, l’essere buffo e il provare inquietudine, si muove questa storia dove “Se il pollo che si rammarica di essere cresciuto, perché crede che se fosse rimasto pulcino non sarebbe stato abbandonato dai suoi umani non vi commuoverà, be’, siete più forti di noi“.
Se state pensando a una specie di versione moderna di una fiaba siete, al tempo stesso, molto vicini dal vero e molto distanti. Già perché in Aomanju, senza ombra di dubbio, lo stile è quello della fiaba, con animali antropomorfi, spiriti del bosco e entità che personificano i fenomeni atmosferici naturali, i temi trattati non è che siano propriamente “per bambini”. Si parla qui di lutto e di perdita dei propri cari, di pulsione verso il suicidio, desiderio di farla finita con tutto e tutti e di depressione. Il tutto, però, “condotto” con uno stile da favola, dolce e trasognato. Questo apparente contrasto, almeno a mio modo di vedere, è assolutamente non solo “giusto” ma anche perfetto per lasciare il segno nel racconto di questa o quella vicenda.
Leggendo questo primo volume, insomma, mi sono commosso e ho sorriso, ho attraversato momenti bui di forte tristezza e anche provato una viva gioia quando, magari, la vicenda iniziale si “scioglieva” in, almeno un momentaneo, lieto fine. La costruzione della narrazione in episodi a sé stanti ma, come ricordato prima, uniti da un fil rouge funziona e tiene la lettrice o il lettore agganciata alla pagina. Adesso, visto che si sta parlando “solo” del primo volume, la curiosità è molta: come proseguirà la vicenda ambientata in quella casa nel bosco? Quali spiriti busseranno alla porta dei protagonisti? Quali animali troveranno “un’anima” nelle pieghe di questa storia?