Alesteir&Adolf, l’ultimo capolavoro firmato da quel geniaccio di Douglas Rushkoff, è una storia folle, infernale e – ve lo diciamo subito- politicamente molto scorretta. Dopo un breve, ma superbamente scritto, proemio ambientato nei giorni nostri, la storia balza a qualche minuto dalla dichiarazione di Guerra dell’Inghilterra al Terzo Reich. In questo momento fatale, la famosa “ora più buia”, veniamo a conoscenza di Roberts, un militare statunitense agli ordini del “mitico” Generale Patton.
Lo storytelling è costellato di imput, citazioni e fatti storici presentati in una veste, anzi da un’angolatura, del tutto eccentrica. Patton, piuttosto che parlare di divisioni corazzate o eventuali mosse strategiche, incarica Roberts di assoldare Aleister Crowley, esoterista e mago britannico, per utilizzarlo contro Adolf Hitler. Il generale americano, conscio di quanto l’elemento magico e esoterico avesse un peso sempre maggiore fra le alte sfere del Reich, decide di combattere “il fuoco con il fuoco”, assieme all’apparentemente schivo soldato Roberts voliamo a Londra, nel bel mezzo della Battaglia d”Inghilterra.
Fin dal primo incontro con Aleister emerge il secondo dato importante dell’opera di Rushkoff: non ci sono né buoni né cattivi. Di sicuro non ci sono buoni. Lo stesso Crowley viene presentato come una figura enigmatica, un po’ vate, un po’ fanfarone, sicuramente molto scaltro ma anche infido e difficilmente inquadrabile. Roberts (e noi con lui) si domanda il perché Patton abbia incaricato Aleister di combattere Hitler: non sarebbe stato meglio utilizzare il controspionaggio? Beh, per quanto riguarda “il gioco delle spie” ci pensa Ian Fleming: lo scrittore inglese ideatore di James Bond avrà un peso di tutto riguardo in Alesteir&Adolf .
Senza anticiparvi troppo sui successivi sviluppi della trama (tranne che, a un certo punto, ci sarà spazio anche per Rudolf Hess) va citato il terzo e ultimo grande perno del fumetto. A ogni azione, anche quella più futile, corrisponde una conseguenza tangibile sia nel contesto di quel presente, gli anni Quaranta, che in quello attuale. Coadiuvato dai clamorosi bianco&neri di Michael Avon Oeming (di cui ancora oggi ricordiamo con grandissima passione le sue tavole su Daredevil) Douglas Rushkoff ci regala una storia nera che parla dei simboli cristologici da un lato e di messe nere, sabba e orge in onore di Belzebù dall’altro. Insomma, l’avete capito, non un fumetto per “anime pie”.
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