In principio, la Terra era tutta sbagliata…
L’incipit di Storia Universale dev’essere stato per lui una sorta di manifesto culturale. Gianni Rodari lo conosciamo tutti, perché da piccoli i nostri genitori ci hanno raccontato le sue novelle, le storie di fantasia e d’invenzione che ci hanno aiutato a dormire la notte e a sopportate le giornate con la febbre alta. Lui che ha scritto storie tradotte in moltissime lingue, grazie alle quali ha ricevuto il prestigioso premio Hans Cristian Andersen nel 1970, è mancato il 14 aprile del 1980 a soli 60 anni e quest’anno ricorre il centenario.
Ha dedicato la sua vita ai bambini, a renderli più intelligenti grazie alle sue fiabe e ai suoi racconti. Pensate che il Vaticano, luogo non famoso per promuovere la cultura progressista, lo definì “ex-seminarista diventato diabolico” a causa della sua militanza nel Partito Comunista.
Filastrocca impertinente
Filastrocca impertinente, chi sta zitto non dice niente;
chi sta fermo non cammina;
chi va lontano non s’avvicina;
chi si siede non sta ritto;
chi va storto non va dritto;
e chi non parte, in verità, in nessun posto arriverà.
Sapete cosa ne pensava Gianni Rodari dei professori di scuola? “Abbiamo persino qualche professore di lettere che si è fermato per la poesia a Carducci o a Pascoli. Ecco, diciamo, forse a Pascoli ci è arrivato, a Gozzano è già difficile. Perché?”
Le parole sono importanti e Gianni Rodari lo sapeva molto bene. Oggi, nell’epoca degli smartphone e dei social, lo sono ancora di più.
Perché si deve studiare?
“Per conoscere il mondo e per farlo diventare più bello e più buono. Attenta, però: non si studia soltanto sui libri. Mi ricordo di un Topo che viveva in biblioteca e amava tanto l’istruzione che si mangiava due libri al giorno. Una volta trovò in un libro l’immagine del Gatto e subito dopo la divorò. Mentre digeriva tranquillamente, convinto di aver distrutto il suo nemico, il Gatto in carne e ossa gli saltò addosso e ne fece due bocconi. Tra un boccone e l’altro, però, si fermò per dire – Topolino mio, bisognava studiare anche dal vero” (Libro dei perché, 1980)
La fiaba è un modo di parlare del mondo, di entrare nella realtà anziché dalla porta, dal tetto o dalla finestra. Così diceva Gianni Rodari in questa bella intervista televisiva. Lo staremmo ad ascoltare tutto il giorno.
Persino la sua amata Russia gli ha tributato un francobollo nel 1992, dedicato ai suoi personaggi Cipollino e il cavalier Pomodoro.
Il suo libro più importante, paradossalmente non contiene favole ma teoria. È la Grammatica della fantasia, pubblicato nel 1973 ed è, come da sottotitolo, una introduzione all’arte di inventare storie. Andrebbe certamente fatto studiare a scuola, ai professori prima ancora che agli alunni.
Manca moltissimo Gianni Rodari, con la sua capacità di trovare creativo anche l’errore, di mettersi in gioco coi bambini e di farli crescere, insieme ai propri genitori e ai propri insegnanti, perché non si finisce mai d’imparare e questo, lui lo sapeva bene.
Per festeggiare il centenario della sua nascita, ecco il libro celebrativo Cento Gianni Rodari. Cento storie e filastrocche. Cento illustratori, che mantiene proprio quello che promette.
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