Concorso Carpisa, vinci uno stage. Un messaggio che potrebbe far gola a molti disoccupati, dal momento che il premio del contest è uno stage della durata di un mese, retribuito con 500 €, presso l’ufficio Marketing & Advertising dell’azienda a Napoli.
Cosa c’è che non va? Un bel po’ di cose in realtà. La prima è che la candidatura è vincolata all’acquisto di una borsa da donna della collezione autunno inverno 2017/2018, e già l’uscita non è delle più felici. Perché mai per candidarmi a uno stage dovrei comprare una borsa da donna? A naso, sembra sia un modo per restringere il target alle sole ragazze, categoria già di per sé meno protetta a livello lavorativo e sociale.
Addentriamoci nello specifico: cosa dovrebbe fare la candidata per poter essere esaminata da una imprecisata giuria? Si parte male con la descrizione: possono partecipare al concorso Carpisa tutti i consumatori finali maggiorenni di età compresa tra i 20 e i 30 anni residenti in Italia. Consumatori finali, sembra una cazzo di condanna a morte.
Dopo aver comprato la borsa, il (la) candidato (candidata) dovrà elaborare un piano di comunicazione per il lancio sul mercato della Capsule Collection Carpisa, quella firmata da Penelope e Monica Cruz, che se sapessero di questo scherzetto magari si incazzerebbero pure.
Avete presente che significa elaborare un piano di comunicazione?
- definizione dei punti di forza e il messaggio del prodotto
- analisi del posizionamento del brand
- evidenza degli obiettivi del lancio
- definizione del target di riferimento
- definizione del budget
- dettaglio delle tattiche ed elenco delle azioni di comunicazione
Un lavoro che, come spiega bene Carlotta Silvestrini in questo articolo, le agenzie affidano di solito a un team formato da 6-8 professionisti: “un analista, due strategist, un project manager, almeno un grafico, almeno un advertiser“. Inoltre, il bando scade il 6 settembre e il lavoro richiesto necessita di almeno 4 mesi di lavoro, per un costo che si aggirerebbe intorno ai 25.000 € come minimo.
In sostanza, Carpisa vuole che tu compri una borsa inutile e che in seguito tu gli elabori tutta la strategia comunicativa per il lancio di un nuovo prodotto, per vincere uno stage nell’ufficio marketing napoletano e metterti in tasca la bellezza di 500 €. Nessuna certezza di assunzione successiva. Non bisogna essere usciti fuori dalle 7 stagioni di Mad Men per capire che l’azienda, grazie a questo contest, potrà sfruttare le idee dei candidati per imbastire una campagna pubblicitaria a spese ridotte.
Dall’analisi di Carlotta Silvestrini (digital rebranding strategist), escono fuori questi dati:
“Pianoforte Holding, di cui fa parte Carpisa, ha chiuso il 2016 con un fatturato che ha superato i 300 milioni di euro, un EBITDA di 35 milioni e utile ante imposte di oltre 12 milioni (Fonte). In particolare Carpisa (Kuvera SpA) chiude il 2016 con € 146.208.362,00 (Fonte).”
Possibile che un’azienda in piena salute debba usare tali mezzucci, vincolando i candidati all’acquisto di un prodotto e all’elaborazione di un piano strategico che necessita ore ed ore di lavoro, solo per tentare di partecipare a uno stage in un ufficio marketing nella città col reddito pro capite tra i più bassi d’Italia? Evidentemente sì, andando incontro a uno dei trend più vergognosi, lo sfruttamento dei lavoratori.
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