Informazione, arte, tecnologia, sogni, web, musica, futuro, cinema, geek, follia: vieni a scoprire cosa hanno in comune nel nostro remix quotidiano di notizie.
Ieri sono entrato in un negozio di giocattoli. Era un po’ che non ci mettevo piede perché ancora non ho prole, quindi per lo shopping i miei negozi di riferimento sono altri. Per trovare il regalo di Natale adatto ad un bambino, c’ho messo una vita. Sono andato anche un po’ in paranoia del tipo “ma i bambini di oggi giocano sempre coi giocattoli?” dal momento che i miei nipoti sanno andare sull’iPad meglio di me. Poi la Playstation un po’ l’ha ammazzato quel mercato, niente più scontri tra robottoni di plastica e fantasia insomma.
Ora, non per voler fare per forza il tradizionalista conservatore, ma a me da piccolo, dopo avermi svelato che Babbo Natale non esiste (abbastanza presto in verità, così da ridimensionare richieste di regalo faraoniche, impossibili da realizzare per una famiglia proletaria, in pieno stile Dickens), alla domanda cosa ti piacerebbe ricevere a Natale?, avevo già una lista prontissima che vado immediatamente a mostrarvi.
Avrei ucciso per avere la collezione completa. He-Man, Skeletor, Hordak e tutti i loro scagnozzi, comprese le (poche) ragazze. Action figures in plastica raffiguranti rattrappiti culturisti con gambe storte e torso ipertrofico con muscoli inesistenti nell’essere umano, recanti anche acconciature improbabili. Forza, potenza, forma fisica, lotta del bene contro il male, vince il più grosso. Praticamente gli anni ’80. Anche un filino gay friendly. Distribuiti dalla statunitense Mattel a partire dal 1981, fu un franchise che poi contò anche cartoni animati, film (uno, bruttissimo), fumetti e merchandising di ogni genere.
Il regalo femminile per eccellenza. Non sai cosa regalare ad una bambina? Vai di Barbie e lei sarà felice. Capitava che noi maschietti facessimo accoppiare le Barbie e i Ken delle nostre sorelline/cuginette, con risultati infimi poiché, ormai lo sappiamo, Ken, lì, non ha nulla. Cmq la Barbie esiste dal 1959, si è rinnovata fino ad oggi, grazie ai film in 3d ecc. Ma negli anni ’80 dettava lo stile di vita borghese e conservatore: la villa, il cavallo, la macchina figa, le amiche fighe, il marito a cui preparare la cena. Per quanto si possa odiare (io la odio), la Barbie è la bambola più venduta al mondo, ha fatto la fortuna della Mattel.
Il mio sogno segreto. Dei Big Jim normali non me ne fregava niente, ma lui era malevolo e affascinante, con la sua parrucca quadrata di plastica e le facce intercambiabili, che al prezzo di uno portavi a casa almeno 3 giocattoli. Erroneamente accusato di relazione con Barbie, in realtà Big Jim era dedito solamente al lavoro, come dimostrato dalle sue mille tipologie, sempre produttive, dal calzolaio al neurochirurgo. Anche questo prodotto da Mattel, dagli anni 70, come risposta a G.I.Joe, che in America andava un casino.
Le ragazzine hanno sempre adorato i pony. Che è un po’ come se i cavalli adorassero i nani. Comunque, le mini cavalcate sono sempre state viste come un sogno ad occhi aperti. Quindi cosa c’è di meglio di piccoli cavalli dai colori pastello, da collezionare e da pettinare? Venivano distribuiti dalla Hasbro e negli anni 80 diventarono così popolari da superare in vendite l’odiata Barbie. Ci hanno fatto i cartoni animati, le cui sigle di Cristina D’Avena sono impresse nella memoria come e non se ne vanno nemmeno dopo la lobotomia. Esistono ancora oggi, highlander del divertimento a caso.
Quelli della Gig di Firenze erano i Trasformer ed erano una palese imitazioni di quelli americani della Hasbro, ma a noi da piccoli cosa ce ne fregava? Nulla. Infatti partirono collezioni a caso, tra i robot fiorentini che si trasformavano in orologi, pistole e dinosauri, e quelli americani, che erano più organizzati e si trasformavano solo in veicoli: camion, auto, moto. Se quelli fiorentini sono vissuti solo prima del verosimile arresto dei falsari, quelli originali sono diventati un franchise immenso, con film hollywoodiani, cartoni animati e Megan Fox.
Le bambine imitano la mamma, da sempre. Nonostante questo fatto mi abbia sempre recato imbarazzo, vederle portare in giro carrozzine con bebè, è una cosa vecchia come il mondo. Bebi Mia, scritto volontariamente a cazzo di cane per poter provocare indugio nell’apprendimento dell’inglese, era una bambina in plastica della Gig, che come diceva la pubblicità: “ti fa sentire davvero mamma”. Ecco, anche meno. Però funzionava e la bambola diventò campione d’incassi.
“Gli alieni che conquisteranno il mondo” diceva l’ingannevole pubblicità. In realtà erano lottatori extraterrestri monocolore piccolissimi (4 cm) della Gig. La prima serie era ispirata al wrestling, la seconda al kung-fu, la terza, fallimentare, recava sugli ometti addirittura il grado di forza. Veniva da collezionarli tutti nonostante l’evidente bruttezza della proposta. Ne avevo un po’ ma venivano portati al Creatore dalla scopa di mia madre, che ne buttava via a quintalate.
Mentre l’uomo fa la lotta, la donna prepara i dolci. Ancora un tema caldo degli anni 80, nei quali la parità dei sessi ve la potete scordare. La Harbert di Milano produceva questo forno in plastica che davvero poteva cuocere piccoli impasti, tipo un frollino, grazie ad una lampadina a incandescenza, sempre in barba alla possibilità di ustione dei fanciulli. La Harbert ha anche prodotto il Dolce Gelato. I piccoli pasticcieri sono partiti tutti da qui.
Il corpo uguale a Jeeg Robot, le calamite, la testa e i colori differenti che rendevano ognuno di questi eroi un giocattolo irrinunciabile. Quando ne avevi tanti potevi fare dei mash up assurdi attaccando gambe di uno con le braccia di un altro e creando i primi vagiti delle teorie di gender. Non solo: tutti gli accessori di plastica tipo pugni o missili venivano perduti nel giro di un nanosecondo e finivano spesso come alimento portante nella dieta del cane. Avrei dato la mia vita per avere la collezione completa.
Il must dei bambolotti. Creato nel 1962 da Gervasio Chiari e successivamente prodotto dalla Giochi Preziosi, esiste in mille modelli, i cui nomi regalano orticaria: amici nel mondo, bua pipì, coniglietto, cuore a cuore, fiocco di neve, gattona e cammina, pappa sì pappa no, happy pony, pelle di pesca, prime coccole, rock, tesorino, piange. Probabilmente è stato il primo bambolotto di colore con cui hanno giocato le bambine italiane negli anni ’80, solo che a quei tempi, si chiamava “angelo negro”.
La Hot Wheels è nata nel ’68 e ancora oggi crea gli stessi giocattoli: piste incredibili per macchinine incredibili. Negli anni 80 c’erano quelle che le facevi scontrare e poi, con abile mossa, tornavano nuove (per 3 volte, poi te le tenevi com’erano). Il giro della morte era una delle prove di coraggio più in voga in quel periodo e sovente capitava che le macchinine diventassero proiettili che sfrecciavano in cucina, facendo sobbalzare tua madre.
Gioco da tavolo della MB per bambine che in seguito si sono iscritte allo IED al solo scopo di prolungare l’adolescenza, attraverso di esso si potevano creare cartamodelli e tramite un carboncino si imprimeva il risultato su carta, in una specie di calco che poi si ritagliava e si spargeva per casa, mettendo a dura prova la pazienza inox della mamma.
L’incubo. Come cazzo era venuto in mente alla Simpathy (proprio sympathy guarda) Giochi di fare una pistola spara elastici? Eppure andava un casino. Ha creato più incidenti della Salerno-Reggio Calabria, gente diventata cieca, sfregiata a vita dagli amici buontemponi che “dai giochiamo insieme” e poi ti sparavano. 30 anni fa, in effetti, dei controlli sull’adeguatezza di un gioco per una certa fascia d’età, se ne sbattevano in allegria.
Altro prodotto viralissimo della Mattel, una cagnolina fashion e fucsia coi capelli raccolti in trecce e gli occhiali da sole, per ricordare al mondo che è sbarazzina e anticonformista. È stata protagonista di un mondo intero di accessori, dagli zaini ai timbrini, dai peluche al cartone animato. In Italia, visto l’incredibile successo, fu stampato un giornalino a lei dedicato.
La cartina tornasole: se eri scacciafiga, lo si capiva già da qui. Armate intere, ricostruite minuziosamente e monocolormente dalla Atlantic di Milano, fondata nel ’66 con lo scopo di creare i soldatini. Egizi, greci, romani, troiani, addirittura western. Sì però poi quelle di che andavano per la maggiore erano le seguenti: “Hitler – Camicie Brune-SS” e “La Marcia su Roma – Mussolini-Camicie Nere”. Giusto per ricordarci da dove veniamo.
Fossi nato bambina, le ballerine volanti sarebbero state il mio gioco preferito: cioè non solo ballano, ma le puoi far volare in aria, le braccia ruotano, diventano un paio d’ali, insomma c’è tutto! Tiri la corda e si involano nell’etere per poi ricadere rovinosamente sul selciato oppure danneggiare in modo irreversibile il lampadario di cucina. Logicamente ci hanno fatto un cartone animato.
Nonostante le continue accuse di retromania, questo è ancora un argomento caldissimo, tanto che la pagina Facebook I Trentenni ne ha fatto anche un comodo video esplicativo che è diventato immediatamente virale.