Wild Hearts sviluppato da Omega Force, pubblicato da Electronic Arts è un hunting-game veramente soddisfacente.
Con Wild Hearts ho passato un fine settimana bestiale, nella più pura e genuina accezione del termine “bestiale” degli anni Settanta, ovvero degno di essere raccontato. Già perché l’hunting-game di Omega Force, pubblicato da Electronic Arts, che ho provato nella versione per XBox Series X, non solo si è dimostrato un degno sostituto di Monster Hunter ma anche e soprattutto un videogioco che va ad affiancarsi al già citato “campione” del genere. Già perché se le linee di continuità, se non proprio influenze dirette, con MH sono evidente, il videogioco di Omega Force comunque dimostra una sua personalità definita e riconoscibile e desume meccaniche proprietarie (o ispirati a altri franchise) che ne vanno una bella novità per il mondo del gaming.
Al netto della componente legata alla storia, che in titoli di questo tipo è sempre e comunque di secondaria importanza, quello che più stupisce in Wild Hearts è, senza ombra di dubbio, il sistema di combattimento. Definirlo un Monster Hunter(ligh) con componenti di Tower defense non pare essere troppo lontano dalla realtà. Già perché in questo titolo, come avrete capito, avremo a che fare con la caccia a creature più o meno colossali che non presentano la barra della vita ma che, attraverso varie “fasi”, ci indicheranno a che punto del combattimento saremo. Ovviamente, oltre ai boss di trama, sarà sempre cosa buona e giusta farmare e grindare il più possibile, per ottenere maggiori parti di mostro con cui avere la possibilità di costruire parti di armature più resistenti oppure armi più performanti e così via. Un gioco, quindi, che fa del “game-loop” il suo cuore, è evidente. Bene, questa routine di caccia viene ravvivata dalla possibilità di costruire figure “semi-permanenti” che forniranno maggiori possibilità di attacca al nostro cacciatore.
Creare una barriera che limiti i movimenti della creatura che andiamo a cacciare, oppure dei trampolini che ci permetteranno di essere più rapidi negli spostamenti o ancora delle spara-lance posizionate in modo tattico sul terreno di gioco sono tutte aggiunte che donano a Wild Hearts un “cuore di caccia” unico nel suo genere. Intendiamoci, ci sono sezioni, come ad esempio la ricerca della creatura sulla mappa di gioco un po’ pigre (basterà costruire una torre di caccia e si avrà comodamente una scia luminosa da seguire verso il proprio obiettivo) e anche il design di alcune creature pare essere quasi sempre al di sotto, in taluni casi molto al di sotto, dello standard dei Monster Hunter. Menzione d’onore, invece, per la modalità online, che non solo funziona benissimo ma che permette, fin da subito, il cross-play tra le diverse piattaforme: bravi, si fa così!
Però, al netto di un colpo d’occhio generale mica male e di un pool di armi variegato, oltre che di potenziamenti alle armi e armature interessanti (ma esteticamente non così gratificanti) Wild Hearts è un bel segnale per il mondo dell’hunting-game e del gaming in generale: c’è posto, insomma, anche per altro oltre Monster Hunter e Wild Hearts dimostra che con un buon pacchetto di idee ci si può affiancare anche al grande “boss di fine” livello. Per questo motivo il titolo, a mio avviso, si merita un 8.2 scolpito nel marmo, in attesa degli aggiornamenti, delle mappe aggiuntive, dei mostri nuovi e del supporto post-lancio che sarà una componente fondamentale per la votazione finale.