Che U.S. Agent non sia, come dire, il più “a sinistra” dei supereroi nessuno ha dei dubbi, anzi. Proprio questa ambiguità è stato uno degli aspetti di maggior successo della creatura di Mark Gruenwald, nata come nemesi di Captain America: da un lato Cap, libertario, democratico e profondamente antirazzista e dall’altro U.S. Agent, sorta di “cane” del Governo, conservatore e manifestatamente wasp. Partendo da questi presupposti, che anche la recente serie Falcon&The Winter Soldier hanno ripreso, U.S. Agent Il Fanatico Americano di Christopher Priest e Georges Jeanty, albo appena pubblicato da Marvel Panini, è una piccola gemma che vi consiglio di leggere. Per scoprire l’altra faccia “dell’essere un conservatore”. Ma andiamo con ordine.
U.S. Agent che vediamo in questa run ha il grandissimo fascino di essere non tanto un classico eroe caduto, non è proprio un eroe. John F. Walker è, prima di ogni cosa, una persona irrisolta, un uomo che continua a sbagliare essendo convinto di essere nel bene, che credeva ciecamente in un’ideale (quel tanto fumoso e irraggiungibile concetto di America come “terra dei buoni e dei coraggiosi”) e che invece, a più riprese, si è dovuto scontrare con la dura realtà. Una realtà fatta, in primis, di perdite, come quella dell’amato fratello maggiore, poi della sorella minore e quindi del suo alleato/braccio destro Lemar, più che un commilitone di U.S. Agent un suo amico, forse l’unico suo vero amico. Ed ecco allora che Walker, destituito dal ruolo di agente governativo, si trova senza arte né parte, in balia di cospirazioni, nuovi e vecchie nemici. Insomma solo. Sarà un suo, presunto, nemico a farlo destare dal suo torpore, anzi, ancora meglio, un errore amico, una ripicca, una piccola vendetta consumata dietro a una scrivania farà partire l’avventura del patriota americano.
Ecco allora che questo “eroe” imperfetto si mette in marcia e finirà per scoprire la più classica delle cospirazioni con quel un pizzico di follia che personalmente ho davvero apprezzato. Anche se la fluttuazione qualitativa di alcune tavole mi ha un po’ stupito (ci sono infatti dei momenti che anche a livello di impatto grafico non convincono) il tratto Jeanty si combina bene con la sceneggiatura di Priest che, in pratica, ha una e una sola regola: nessuno è buono, tutti sono più o meno corrotti e ognuno degli attori in campo è convinto di stare perpetrando il bene.
Nonostante un ritmo narrativo che nella prima parte fa un po’ fatica a ingranare, U.S. Agent Il fanatico americano è un ottimo albo, soprattutto perché è un racconto a fumetti dell’America più profondo, dei suoi orridi abissi e di alcune, sparute ma concrete ancore di salvezza e momenti di dolcezza. U.S. Agent, la nemesi di Cap America, non è il personaggio più semplice da raccontare: senza un po’ di follia, un po’ di kitsch voluto e una solida riflessione sull'”America First” di quel Presidente non si va lontano. E invece questo John Walker addirittura, a un certo punto, vola!