The Devil in Me, ultimo capitolo della stagione finale di The Dark Pictures Anthology, con piccole innovazioni rinfresca la formula.
The Devil in Me, ultimo capitolo della stagione finale di The Dark Pictures Anthology segnala un piccolo passo in avanti per la serie realizzata da Supermassive Games e pubblicato da Bandai Namco Entertainment. Come avrete letto nei nostri precedenti approfondimenti, The Dark Pictures Anthology è una sorta di unicum, almeno nel mercato mainstream: ovvero una vera e propria antologia dell’orrore con episodi a cadenza annuale che, giustappunto, formano una collana tenuta insieme dalla figura, neanche a farlo apposta, del Collezionista. A questo giro in The Devil in Me dovremo esplorare da cima a fondo la ricostruzione, che forse tanto ricostruzione non è, di un vero e proprio hotel degli orrori e, come se non bastasse, dovremo “vedercela”, in qualche modo, con H.H. Holmes, ovvero il primo serial killer della Storia.
Insomma ci sono tutti gli ingredienti per una storia dell’orrore con i fiocchi ma non finisce qui. Già perché i nostri protagonisti saranno una improbabile troupe che dovrà, per conto di un misterioso uomo ossessionato dalla figura dello stesso Holmes, esplorare una misteriosa villa sormontata da un faro e distante da ogni “zampillo di civiltà” da chilometri. Come avrete capito in The Dark Pictures Anthology The Devil in Me non si ha certamente timore nell’utilizzare dei cliché del genere. Anzi proprio il ruolo da “Bignamino dell’horror” calza perfettamente a questa serie, giunta alla chiusura della prima stagione, che però nell’ultimo episodio ci regala qualche guizzo in più lato gameplay.
In The Dark Pictures Anthology The Devil in Me, infatti, avremo un movimento leggermente più fluido rispetto ai capitoli precedenti, con maggiore possibilità di interazione con l’ambiente circostante e un approccio generale che punta un po’ di più sull’azione piuttosto che alla “visione”. Rimane il fatto che questo tipo di videogiochi, che basano tutto sulla scelta dei singoli personaggi e sui bivi che la storia può più o meno prendere, sono titoli fortemente narrativi, dove il gameplay viene sempre sacrificato in nome della trama. Inoltre, il mio consiglio, è quello di approcciarvi a The Devil in Me, come agli altri capitoli della serie, in compagnia perché una serata tra amiche e amici a base di horror dozzinale e jumpscare a ripetizione è sempre cosa buona e giusta. Giocando in gruppo ogni giocatore, fino a un massimo di cinque, potrà controllare a turno un singolo personaggio: questo è un po’ il marchio di fabbrica dei “giochi horror di Supermassive Games”.
Ho provato il titolo su XBox Series X (il videogioco è disponibile multipiattaforma ad esclusione di Nintendo Switch) e, contrariamente a quanto ho sempre sostenuto qui, ovvero che è preferibile giocare sempre in modalità prestazioni invece di optare per la modalità performance, questa volta mi correggo. Proprio per il tipo di gameplay comunque molto compassato, si può sacrificare la fluidità generale per un maggiore dettaglio poligonale. Pur non raggiungendo vette particolarmente significative (e con modelli dei personaggi sempre un po’ troppo riciclati!) Supermassive ci consegna un titolo con un’estetica forte, che si abbevera di situazioni scolpite nella memoria di ogni appassionato dell’orrore riunendole tutte insieme, in un grande caravanserraglio dell’incubo che non sarà magari molto elegante ma è, di sicuro, tanto divertente. Se insomma non avete timore di “accendere un diavolo in me”, come cantava Zucchero qualche anno, The Devil in Me è la scelta giusta per questo “inverno del nostro scontento”.