Con The Chant veniamo trascinati in mezzo a una sorta di comune-hippie dai tratti creepy. Niente male.
The Chant poteva essere la più classica delle “minestre riscaldate” e invece, grazie soprattutto a un setting particolare a qualche trovata interessante, è un’ottima esperienza di avventura survival-horror con forti componenti misticheggianti e influenzata dall’immaginario à la Stranger Things. Ho provato questo titolo sviluppato da Brass Token e distribuito da Prime Matter e Plaion su XBox Series X e dal punto di vista meramente grafico il titolo non è certamente un capolavoro. La natura indie di The Chant mostra il fianco soprattutto nell’animazione dei volti che, troppo spesso, risultato più “di plastica” che “in carne ed ossa”. Tuttavia non sempre avviene questo: infatti molto spesso vi sono, invece, delle scene non solo “girate” alla grande ma anche con un’estetica intrigante e ben realizzata dal punto di vista poligonale.
Questa “fluttuazione” della qualità non viene replicata, invece, nella narrativa dove ci si attesta su un buon livello. Intendiamoci: un titolo survival-horror ambientato su un’isola lontano da tutto e da tutti come questo non può non recare con sé tutta una serie di cliché, forzature di trama e semplificazioni che ogni tanto fanno “alzare il sopracciglio”. Tuttavia The Chant, in questo suo alternarsi tra il prendersi “dannatamente sul serio” e “lo scherzarsi su” trova un suo personale ritmo che, ve lo confesso, conquista. La progressione della storia è piuttosto rigida e “condotta” su binari, con capitoli e sezioni divise abbastanza nettamente le une dalle altre e una manciata di cose opzionali da fare che aumentano le informazioni in possesso del giocatore.
Il vero punto di debolezza di The Chant, senza ombra di dubbio, è rappresentato dal gameplay. Infatti, distanziandosi abbastanza da altri videogiochi di genere adventure-horror, qui c’è un vero e proprio “combat-system”, vi sono cioè dei momenti dedicati proprio al combattimento contro determinati nemici, con tanto di armi da craftare, munizioni da ricercare nella mappa di gioco e, ovviamente, tempismi vari da apprendere. Peccato che la gestione di questi meccanismi non sia, semplicemente, ben realizzata: le animazioni sono troppo slegate le une dagli altri, l’impatto poligonale quasi sempre dubbio e la lentezza dell’imput dei comandi potrebbe far davvero innervosire più di un giocatore. Questo fatto fa attestare il mio personale voto per questo titolo su un 6.8 convincente, specie per le risorse poste in gioco.
Ciò detto, nonostante non sia un aspetto secondario, il combattimento non è il “cuore” du The Chant, bensì al centro di tutto c’è la volontà di far sentire il giocatore precipitato in un incubo al tempo stesso onirico e terreno, con plurimi attacchi di panico, scelte multiple e una sorta di progressione “ruolistica” che modifica le caratteristica della protagonista a seconda si scelga un approccio più mentale, spirituale oppure fisico. Questo è sicuramente il valore aggiunto di The Chant, un titolo che non farà gridare al miracolo ma che, confrontandolo con altre avventure del “genere”, si distacca per il setting personale e l’attitudine a tenere sempre alto il livello di adrenalina nel videogiocatore di turno. Insomma, un bel modo per passare le proprie serate, tra cristalli, porte su altre dimensioni e…progetti faraonici di sfruttamento capitalistico delle bellezze e risorse naturali di un’isola misteriosa!